Louis Isadore Kahn

“L’architettura appare per la prima volta nel momento in cui il la luce del sole colpisce un muro. La luce del sole non sapeva cosa fosse, prima di colpire un muro.” (Louis I. Kahn)

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Destinato a divenire icona di una complessa transizione dagli anni del Moderno e dei CIAM verso una riscoperta di un ruolo centrale della forma nella creazione di spazio, Louis Isadore Kahn nasce nell'attuale Estonia, sull'isola di Saaremaa, nel 1901, col nome di  Itze-Leib Schmuilowsky. La famiglia emigra già nel 1904 negli Stati Uniti, ed è a Philadelphia che il suo percorso prende presto forma,  fin dai primi studi all'Università della Pennsylvania, dove riceverà una formazione di impostazione Beaux-Arts sotto la direzione del francese Paul Cret, laureandosi nel 1924.

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Louis I. Kahn, Salk Institute for Biological Studies, La Jolla, California, 1959–65

Dopo un viaggio di formazione in Europa nel 1928, è dalle questioni di habitat domestico e urbano che apre le sue riflessioni. Dopo aver fondato con Dominique Berninger nel 1932 l’Architectural Research Group, dedicato alla ricerca su progetti di social housing che guardavano alle tendenze europee contemporanee, collaborerà prima con George Howe e poi con Oscar Stonorov come consulente della Philadelphia Housing Authority, e in seguito per la commissione urbanistica della città (Stonorov sarà poi suo partner di studio tra il 1942 e il 1947). In quell'ambito le sue riflessioni si volgono alla ricerca di una convivenza di una nuova monumentalità dello spazio pubblico con una scala umana proposta come evoluzione della Ville Radieuse di Le Corbusier: questa visione si manifesterà in diverse articolazioni, fino a prendere la forma più compiuta nel progetto per il centro di Philadelphia del 1956 dove megastruttura tecnica, servizio e dimensione pedonale avrebbero dovuto convivere armonicamente. La pratica di Kahn si esprime pienamente a partire dal secondo dopoguerra in una serie di iconici edifici, principalmente pubblici, che costituiscono altrettante pietre miliari della sua vicenda biografica e professionale.

Io credo che in architettura, come in tutte le arti, l'artista istintivamente conserva i segni che rivelano come è stata fatta una cosa. (....) Se ci fossimo esercitati a disegnare come costruiamo, dal basso verso l'alto (...) l'ornamento risulterebbe dal nostro amore per l'espressione di un metodo.

La pratica di Kahn si esprime pienamente a partire dal secondo dopoguerra in una serie di iconici edifici, principalmente pubblici, che costituiscono altrettante pietre miliari della sua vicenda biografica e professionale.
Nel 1950 è scelto come progettista per la Galleria d’Arte della Yale University (1951-53, New Haven, Connecticut), edificio dove già elabora una critica della lezione di Mies Van der Rohe che subordinava alla struttura tutti gli aspetti funzionali e compositivi: la galleria infatti riprende questi aspetti monumentalizzando però pavimenti, soffitti, la facciata vetrata; la pianta è già diversa dal plan libre di Le Corbusier, e introduce una separazione fissata tra spazi serviti e spazi di servizio che tornerà in progetti successivi.
Kahn depone gradualmente la priorità data al funzionalismo per un recupero dell'antico nella sua razionalità compositiva, e soprattutto costruttiva. Questa graduale evoluzione della sua visione accompagnerà anche la sua attività di insegnamento, prima a Yale dal 1947, poi al MIT e ancora alla University of Pennsylvania dal 1957 alla morte, alternando periodi da lecturer a Princeton. Riconoscerà in Richard Buckminster Fuller l'unico genuino funzionalista del XX secolo, e alla sua ricerca è riferita la City Tower di Philadelphia (1956-57) che Ann Tyng concepisce assieme a Kahn, come composizione di una struttura che definisce i vuoti come spazi abitati.

Sempre più avanguardista di una transizione oltre il Moderno — nel 1959 è Kahn a pronunciare il discorso conclusivo dell'ultimo CIAM a Otterlo — nelle sue realizzazioni a partire dagli anni ‘50 si volge verso una ricerca formale che integra una sincerità strutturale con un primato della forma, una monumentalizzazione degli spazi destinati ad accogliere processi, anche molto diversi tra loro.
Questo approccio si realizza nelle masse del Jewish Community Centre (Trenton, 1954) e della First Unitarian Church (Rochester, New York,1959–69), così come per la concatenazione di volumi a base quadrata dei Richards Medical Research Laboratories (University of Pennsylvania, Philadelphia, 1957–65).  Si esprime ugualmente nella sequenza di spazi voltati in calcestruzzo del Kimbell Art Museum (Fort Worth, Texas 1967–72), che trasforma la luce in materiale costruttivo per un percorso di esperienza dell'arte.

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Louis I. Kahn, Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas, 1967–72. In Domus n.561, agosto 1976

Si materializza poi al suo massimo come atto spirituale, “che attribuisce un significato spirituale al programma funzionale” (Frampton, 2000)  nell’iconico Salk Institute a La Jolla, California (1959–65), e negli edifici realizzati a Dacca, capitale del Pakistan Orientale, attuale Bangladesh, tra il 1962 e il 1974. La sacralità degli spazi aperti monumentalizzati dalle masse in calcestruzzo del Salk costituisce un’antifona della composizione degli edifici di Dacca, Assemblea nazionale e Ospedale centrale Ayub: questi ultimi si collocano come capolavoro di Kahn, progetti concepiti per combinazione orchestrata di forme pure, destinata a lasciare che il programma — al di là delle funzioni principali — vi prenda poi collocazione e funzione, secondo un naturale adattarsi delle proprie esigenze.

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