Le mostre di design da vedere entro la fine dell′anno

Una ricca programmazione invita gli appassionati di design a riscoprire vecchi capitoli di una storia del progetto ancora ricca di stimoli, o a interrogarsi sul futuro attraverso narrazioni speculative.

Design Museum, Londra, “Objects of desire: Surrealism and design 1924-today” Il telefono aragosta di Salvator Dalì, il divano Bocca di Studio65, ma anche il braccialetto di pelliccia di Méret Oppenheim o la spazzola con capelli Hay di Najla El Zein sono emblemi di un design capace di liberare le briglie dell’immaginazione e veicolare significati simbolici ed onirici nel nostro quotidiano. Curata dal Vitra Design Museum, la mostra presenta i capisaldi del design surrealista arrivando a coprire anche le creazioni che usano la tecnologia per stravolgere le convenzioni e interrogarci su significati profondi e perturbanti.

Foto Andy Stagg

Design Museum, Londra, “Objects of desire: Surrealism and design 1924-today”

Foto Andy Stagg

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age” Lo sfruttamento delle miniere di carbone rappresenta un capitolo importante della storia della provincia belga di Hainaut, dove il CID Grand Hornu ha sede. Prendendo spunto dal suo passato, il museo guarda alla seconda fonte energetica mondiale, oggi trasformata in un nuovo tabù a causa del cambiamento climatico che ha largamente contribuito a generare, per individuare nuovi immaginari e prodotti d’uso finalmente sostenibili. Abbracciando un approccio interdisciplinare, la mostra curata da Giovanna Massoni tesse le fila di una nuova narrazione sull’uso del carbone che trova nel design uno strumento per ripensare pratiche di utilizzo e condivisione.

Courtesy CID Grand Hornu

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age”

Courtesy CID Grand Hornu

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age”

Courtesy CID Grand Hornu. Foto Caroline Dethier

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France” Dall’ascesa di Mitterrand alla caduta del muro, il gusto francese è catturato da una spinta irrefrenabile verso un design meno bon ton e più edonista. Questa stagione anticonformista segnerà l’ascesa di numerosi protagonisti che tali rimarranno anche nei decenni a venire, tra cui Philippe Starck e Garouste & Bonetti nel design, Jean Paul Gaultier e Thierry Mugler nella moda, e Jean-Paul Goude e Étienne Robial nella grafica. Attraverso una collezione di oltre 700 oggetti, la mostra mette insieme tassello dopo tassello i cardini di una produzione che, a giudizio di molti collezionisti, potrebbe tornare ben presto sotto i riflettori di pubblico e mercati.

Claude Montana, Robe en cuir très épaulée à boutonnage pressionné, Collection prêt-à-porter Printemps-Été 1979. "L’Officiel de la couture et de la mode" Février 1979. © Foto Michel Picard / Éditions Jalou

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France”

Javier Mariscal, Tabouret Duplex, 1980, Édition BD ediciones de diseno. Métal laqué en cinq couleurs, moleskine. Dépôt du Centre national des arts plastiques, 1985. © Les Arts Décoratifs / Beatrice Hatala © Adagp, Paris, 2022  

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France”

Soirée Jean Paul Gaultier au Palace, 1985. © Guy Marineau

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs” Come spiegare il ricco tessuto etimologico che si nasconde dietro ad alcune parole del nostro quotidiano? Per il collettivo animato da Malte Martin (con Lucile Bataille, Sébastien Biniek/Structures Bâtons, Charlotte Attal e Malte Martin/Agrafmobile, accompagnati da Margot Laforge e Hugo Sandevoir), la grafica può essere uno strumento per restituire intuitivamente la polisemanticità di termini in viaggio tra origini e appropriazioni culturali diverse. Con questo spirito, la mostra Les Mots Voyageurs fa tesoro di un lungo lavoro partecipato e prende corpo in un vecchio complesso industriale di Roubaix, oggi restituito alla cittadinanza come spazio di aggregazione e sperimentazione artistica. Opere e scenografia hanno il pregio di veicolare con freschezza e accessibilità un messaggio politico votato all’inclusività e alla valorizzazione di minimi comuni denominatori condivisi da diversi background culturali.

Courtesy La Condition Publique

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs”

Courtesy La Condition Publique

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs”

Courtesy La Condition Publique

Design Museum, Copenaghen, “The future is present" La capacità del design di plasmare il mondo è un tema che interroga profondamente gli addetti ai lavori e non solo. Attraverso progetti utopistici e proposte speculative, la mostra del Design Museum di Copenaghen cercare di dare una risposta ipotizzando possibili linee di sviluppo nel campo sociale, nell’evoluzione del nostro senso di comunità, e nella gestione delle nostre risorse ambientali.

Foto Christian Hoyer

Design Museum, Copenaghen, “The future is present"

Foto Designmuseum Danmark

Design Museum, Copenaghen, “The future is present"

Foto Designmuseum Danmark

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine” Dopo una prima esposizione del 2017 dedicata al rapporto tra uomo e automazione, il Vitra Design Museum ritorna sull’argomento presentandoci le evoluzioni e le ricadute, sempre più rapide e performanti, della robotica nella nostra vita. Il percorso espositivo copre l’immaginario nella cultura pop e fantascientifica legata al mito dei robot, per poi interessarsi alle applicazioni nella catena del lavoro e alla relazione sempre più intima che lega l’uomo a queste nuove protesi del suo quotidiano.

Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Ludger Paffrath 

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine”

Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Ludger Paffrath 

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine”

Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Mark Niedermann

Fondazione Achille Castiglioni, Milano, “1962: blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie” L’archivio della Fondazione Castiglioni è un pozzo inesauribile di spunti e materiali sempre attuali. In questa nuova mostra temporanea, il focus espositivo si concentra su un periodo temporale ristretto ma particolarmente emblematico, il 1962. Un progetto su tutti, Arco, dà origine al nome della mostra, ricordandoci la ragione della presenza di un buco inaspettato nel blocco di marmo che fa da base della celeberrima lampada.

Courtesy Fondazione Achille Castiglioni

Fondazione Achille Castiglioni, Milano, “1962: blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie”

Courtesy Fondazione Achille Castiglioni

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” La previsione del futuro ritorna anche in questa mostra al Design Museum di Helsinki. In questo caso, l’analisi speculativa è affidata a sette designer e artisti che, prendendo come spunti segnali deboli e forti emanati da un futuro possibile, affinano la loro visione per insegnarci come potremmo vivere al lavoro, a casa, nella nostra relazione con la natura e la città, nelle nostre pratiche di decision-making e nel metaverso.

Foto Paavo Lehtonen

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures”

Foto Paavo Lehtonen

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Sempre al Design Museum Helsinki, una mostra ripercorre il lavoro congiunto di Antti e Vuokko Nurmesniemi, tra le più celebri coppie del design scandinavo, noti per una corposa ed inventiva produzione nel campo del design del prodotto e del tessile. Un’opportunità per scoprire un lavoro votato al buon design portato avanti anche grazie alla complicità tra due visioni distinte ma complementari.

Foto Paavo Lehtonen

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures”

Antti and Vuokko Nurmesniemi, 1965

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures”

Foto Paavo Lehtonen

MoMA, New York, “Never Alone, Video Games and Other Interactive Design” Primo museo al mondo ad avere acquisito in tempi non sospetti la @ nella sua collezione, il MoMA vanta un’attenzione costante al tema del digitale, che si riflette in questa nuova mostra dedicata a tutte quelle nuove interfacce, dalle app per le video chiamate ai videogiochi, ormai divenute una presenza costante nel nostro quotidiano.

Installation view of Never Alone: Video Games and Other Interactive Design, The Museum of Modern Art, New York, September 10, 2022 – July 16, 2023. © 2022 The Museum of Modern Art. Foto Emile Askey

MoMA, New York, “Never Alone, Video Games and Other Interactive Design”

Bennett Foddy. Getting Over It with Bennett Foddy. Video game software. The Museum of Modern Art, New York. Gift of the designer. © 2022 Bennett Foddy

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “The Ecal Manual of Style” Questa esposizione a cura di Jonathan Olivares e Alexis Georgacopoulos, direttore dell’ECAL, si interroga sul senso dell’insegnamento di una disciplina, il design, poliforme e in perenne divenire. Suggerendoci, attraverso i venti lavori selezionati, che la risposta non può essere univoca, e che deve al contrario necessariamente confrontarsi con la vocazione e ricerca personale di ciascun allievo.

Key Visual: The ECAL Manual of Style: How to best teach design today? © ECAL/Santiago Martinez 

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “The Ecal Manual of Style”

Bread Worskhop, 2000 Group project; Tutor: Alexis Georgacopoulos © ECAL, foto Pierre Fantys

Le mostre di design sono abitualmente un’occasione per scoprire o riscoprire stagioni, personalità o movimenti che hanno concorso a rendere esemplare la riflessione e la produzione di artefatti d’eccezione. Su questo solco, si muovono le proposte di alcune tra le più importanti istituzioni museali votate al design: dal Design Museum London, che ci offre una articolata carrellata sulla produzione surrealista dalle origini ai nostri giorni, fino al MAD di Parigi, che riporta in auge gli anni ’80 francesi e la loro spinta avanguardistica.

Accanto al focus sul passato, la volontà di indagare su temi e tendenze a venire sembra però insinuarsi con maggiore decisione. Crisi climatica, futuri utopici e distopici, robot e interfacce digitali sono i temi al centro delle indagini promosse da molti musei tra Europa e Stati Uniti. Il futuro, addirittura, fa capolino con ben due esposizioni – “The future is present” al Design Museum Copenhagen e “What if? Alternative futures”, Design Museum Helsinki – chiamando in causa il design per immaginare scenari speculativi. Altre mostre guardano invece ad automazione e crescente digitalizzazione – “Hello Robot. Design between Human and Machine” al Vitra Design Museum e “Never Alone, Video Games and Other Interactive Design” al MoMA NY – per interrogarsi sulle relazioni sempre più strette che interfacce e oggetti intelligenti stanno creando con i loro utilizzatori umani.

A fianco di questi temi, non mancano i percorsi di ricerca inattesi. È il caso della mostra “Les Mots Voyageurs a La Condition Publique di Roubaix” (Francia), indagine linguistica e relativa traduzione grafica di alcune parole generatesi dalla crasi e lo scambio tra lingue e culture diverse. Un invito a fare della grafica uno strumento di investigazione e restituzione ancorato l presente e a un ritrovato desiderio di inclusività.

Design Museum, Londra, “Objects of desire: Surrealism and design 1924-today” Foto Andy Stagg

Il telefono aragosta di Salvator Dalì, il divano Bocca di Studio65, ma anche il braccialetto di pelliccia di Méret Oppenheim o la spazzola con capelli Hay di Najla El Zein sono emblemi di un design capace di liberare le briglie dell’immaginazione e veicolare significati simbolici ed onirici nel nostro quotidiano. Curata dal Vitra Design Museum, la mostra presenta i capisaldi del design surrealista arrivando a coprire anche le creazioni che usano la tecnologia per stravolgere le convenzioni e interrogarci su significati profondi e perturbanti.

Design Museum, Londra, “Objects of desire: Surrealism and design 1924-today” Foto Andy Stagg

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age” Courtesy CID Grand Hornu

Lo sfruttamento delle miniere di carbone rappresenta un capitolo importante della storia della provincia belga di Hainaut, dove il CID Grand Hornu ha sede. Prendendo spunto dal suo passato, il museo guarda alla seconda fonte energetica mondiale, oggi trasformata in un nuovo tabù a causa del cambiamento climatico che ha largamente contribuito a generare, per individuare nuovi immaginari e prodotti d’uso finalmente sostenibili. Abbracciando un approccio interdisciplinare, la mostra curata da Giovanna Massoni tesse le fila di una nuova narrazione sull’uso del carbone che trova nel design uno strumento per ripensare pratiche di utilizzo e condivisione.

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age” Courtesy CID Grand Hornu

CID Grand Hornu, Hornu, “At the coalface! Design in a post-carbon age” Courtesy CID Grand Hornu. Foto Caroline Dethier

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France” Claude Montana, Robe en cuir très épaulée à boutonnage pressionné, Collection prêt-à-porter Printemps-Été 1979. "L’Officiel de la couture et de la mode" Février 1979. © Foto Michel Picard / Éditions Jalou

Dall’ascesa di Mitterrand alla caduta del muro, il gusto francese è catturato da una spinta irrefrenabile verso un design meno bon ton e più edonista. Questa stagione anticonformista segnerà l’ascesa di numerosi protagonisti che tali rimarranno anche nei decenni a venire, tra cui Philippe Starck e Garouste & Bonetti nel design, Jean Paul Gaultier e Thierry Mugler nella moda, e Jean-Paul Goude e Étienne Robial nella grafica. Attraverso una collezione di oltre 700 oggetti, la mostra mette insieme tassello dopo tassello i cardini di una produzione che, a giudizio di molti collezionisti, potrebbe tornare ben presto sotto i riflettori di pubblico e mercati.

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France” Javier Mariscal, Tabouret Duplex, 1980, Édition BD ediciones de diseno. Métal laqué en cinq couleurs, moleskine. Dépôt du Centre national des arts plastiques, 1985. © Les Arts Décoratifs / Beatrice Hatala © Adagp, Paris, 2022  

MAD, Parigi, “Année 80. Mode, Design and Graphisme en France” Soirée Jean Paul Gaultier au Palace, 1985. © Guy Marineau

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs” Courtesy La Condition Publique

Come spiegare il ricco tessuto etimologico che si nasconde dietro ad alcune parole del nostro quotidiano? Per il collettivo animato da Malte Martin (con Lucile Bataille, Sébastien Biniek/Structures Bâtons, Charlotte Attal e Malte Martin/Agrafmobile, accompagnati da Margot Laforge e Hugo Sandevoir), la grafica può essere uno strumento per restituire intuitivamente la polisemanticità di termini in viaggio tra origini e appropriazioni culturali diverse. Con questo spirito, la mostra Les Mots Voyageurs fa tesoro di un lungo lavoro partecipato e prende corpo in un vecchio complesso industriale di Roubaix, oggi restituito alla cittadinanza come spazio di aggregazione e sperimentazione artistica. Opere e scenografia hanno il pregio di veicolare con freschezza e accessibilità un messaggio politico votato all’inclusività e alla valorizzazione di minimi comuni denominatori condivisi da diversi background culturali.

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs” Courtesy La Condition Publique

La Condition Publique, Roubaix, “Les Mots Voyageurs” Courtesy La Condition Publique

Design Museum, Copenaghen, “The future is present" Foto Christian Hoyer

La capacità del design di plasmare il mondo è un tema che interroga profondamente gli addetti ai lavori e non solo. Attraverso progetti utopistici e proposte speculative, la mostra del Design Museum di Copenaghen cercare di dare una risposta ipotizzando possibili linee di sviluppo nel campo sociale, nell’evoluzione del nostro senso di comunità, e nella gestione delle nostre risorse ambientali.

Design Museum, Copenaghen, “The future is present" Foto Designmuseum Danmark

Design Museum, Copenaghen, “The future is present" Foto Designmuseum Danmark

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine” Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Ludger Paffrath 

Dopo una prima esposizione del 2017 dedicata al rapporto tra uomo e automazione, il Vitra Design Museum ritorna sull’argomento presentandoci le evoluzioni e le ricadute, sempre più rapide e performanti, della robotica nella nostra vita. Il percorso espositivo copre l’immaginario nella cultura pop e fantascientifica legata al mito dei robot, per poi interessarsi alle applicazioni nella catena del lavoro e alla relazione sempre più intima che lega l’uomo a queste nuove protesi del suo quotidiano.

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine” Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Ludger Paffrath 

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “Hello Robot. Design between Human and Machine” Courtesy © Vitra Design Museum. Foto Mark Niedermann

Fondazione Achille Castiglioni, Milano, “1962: blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie” Courtesy Fondazione Achille Castiglioni

L’archivio della Fondazione Castiglioni è un pozzo inesauribile di spunti e materiali sempre attuali. In questa nuova mostra temporanea, il focus espositivo si concentra su un periodo temporale ristretto ma particolarmente emblematico, il 1962. Un progetto su tutti, Arco, dà origine al nome della mostra, ricordandoci la ragione della presenza di un buco inaspettato nel blocco di marmo che fa da base della celeberrima lampada.

Fondazione Achille Castiglioni, Milano, “1962: blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie” Courtesy Fondazione Achille Castiglioni

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Foto Paavo Lehtonen

La previsione del futuro ritorna anche in questa mostra al Design Museum di Helsinki. In questo caso, l’analisi speculativa è affidata a sette designer e artisti che, prendendo come spunti segnali deboli e forti emanati da un futuro possibile, affinano la loro visione per insegnarci come potremmo vivere al lavoro, a casa, nella nostra relazione con la natura e la città, nelle nostre pratiche di decision-making e nel metaverso.

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Foto Paavo Lehtonen

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Foto Paavo Lehtonen

Sempre al Design Museum Helsinki, una mostra ripercorre il lavoro congiunto di Antti e Vuokko Nurmesniemi, tra le più celebri coppie del design scandinavo, noti per una corposa ed inventiva produzione nel campo del design del prodotto e del tessile. Un’opportunità per scoprire un lavoro votato al buon design portato avanti anche grazie alla complicità tra due visioni distinte ma complementari.

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Antti and Vuokko Nurmesniemi, 1965

Design Museum, Helsinki, “What if? Alternative futures” Foto Paavo Lehtonen

MoMA, New York, “Never Alone, Video Games and Other Interactive Design” Installation view of Never Alone: Video Games and Other Interactive Design, The Museum of Modern Art, New York, September 10, 2022 – July 16, 2023. © 2022 The Museum of Modern Art. Foto Emile Askey

Primo museo al mondo ad avere acquisito in tempi non sospetti la @ nella sua collezione, il MoMA vanta un’attenzione costante al tema del digitale, che si riflette in questa nuova mostra dedicata a tutte quelle nuove interfacce, dalle app per le video chiamate ai videogiochi, ormai divenute una presenza costante nel nostro quotidiano.

MoMA, New York, “Never Alone, Video Games and Other Interactive Design” Bennett Foddy. Getting Over It with Bennett Foddy. Video game software. The Museum of Modern Art, New York. Gift of the designer. © 2022 Bennett Foddy

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “The Ecal Manual of Style” Key Visual: The ECAL Manual of Style: How to best teach design today? © ECAL/Santiago Martinez 

Questa esposizione a cura di Jonathan Olivares e Alexis Georgacopoulos, direttore dell’ECAL, si interroga sul senso dell’insegnamento di una disciplina, il design, poliforme e in perenne divenire. Suggerendoci, attraverso i venti lavori selezionati, che la risposta non può essere univoca, e che deve al contrario necessariamente confrontarsi con la vocazione e ricerca personale di ciascun allievo.

Vitra Design Museum, Weil am Rhein, “The Ecal Manual of Style” Bread Worskhop, 2000 Group project; Tutor: Alexis Georgacopoulos © ECAL, foto Pierre Fantys