Crittologia, simulacro, lavaggio del cervello: sono temi che contribuiscono a fare della spia il personaggio misterioso e romantico che ha animato le fantasie di registi come Alfred Hitchcock, Fritz Lang, John Houston. Dal film muto ai più recenti blockbuster, il binomio cinema-spionaggio si rigenera continuamente nell’arte delle immagini in movimento, calcando spesso il corso della storia. L’esposizione “Top secret: Cinéma et Espionage” alla Cinematheque française di Parigi, a cura di Alexandra Midal e Matthieu Orléan, ne propone uno sguardo inedito. Superando i cliché, la mostra dedica uno spazio alle investigatrici che hanno preso parte alla storia del cinema sin dalle sue origini (spogliandole dallo stereotipo sessista di honey trap) e rende omaggio al ruolo cruciale del design e delle scenografie degli interni nel definire il quadro delle storie e il loro significato recondito.
Il design della spia
La storia dello spionaggio si interseca con quella del design: nei sofisticati gadget usati dalle spie come nelle scenografie dei grandi film che hanno reso gli 007 una mitologia del nostro tempo. Una mostra a Parigi ne celebra la storia.
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- Maria Clara Castioni, Roberto Zancan
- 06 novembre 2022
Come un attore talentuoso, l’investigatore segreto sa camuffarsi e passare da una personalità all’altra. Come un abile cineasta, conosce l’arte di falsificare la realtà per raccontare una storia; sa servirsi della tecnica, per inquadrare scene nascoste e registrare suoni a distanza. Il cuore di questa comunanza è costituito da numerosi dispositivi estremamente sofisticati, attorno a cui si sviluppa una tecnofilia di cui sono testimonianza gli innumerevoli numerosi “gadget” presenti in mostra. Documenti rari e originali (ombrelli, porta sigarette, valigie, macchine fotografiche–accendino, ecc.) che nel rivelare ed esporre i complessi meccanismi spionistici celati all’interno di comuni oggetti d’uso domestico rendendo evidente come design e tecnica si insinuano nella nostra intimità quotidiana, agendo nel nostro inconscio, esercitando su di esso un controllo e trasformando le nostre vite.
Non a caso, il successo popolare del cinema di spionaggio ha raggiunto il suo apice negli anni ’60, al culmine delle tensioni della Guerra Fredda. In quell’epoca la fiction cinematografica diventa un luogo di dialogo tra Est e Ovest, in cui le superpotenze possono venire a conoscenza dei procedimenti e dei progressi tecnologici dell’avversario, esplicitando al tempo stesso le reciproche strutture ideologiche. L’universo dello spionaggio fa appello allo sguardo tanto a livello strategico quanto a livello visivo ed estetico. Nel cinema, lo spazio diegetico ha un ruolo fondamentale nell’instaurare una tensione narrativa, da cui il design non si astiene. Ampie vetrate e vaste superfici, tapparelle schiuse e luci filtrate su mobili lucidi: le scenografie dei film di spionaggio, spesso pervase da un’aura post–moderna, tracciano geometrie e linee di fuga che travolgono l’occhio dello spettatore nel dialogo dinamico tra spazio e azione.
La mostra espone preziosi bozzetti di alcuni interni iconici, tra cui quelli di Alfred Junge per L’uomo che sapeva troppo (Alfred Hitchcock, 1934), di Jean d’Eaubonne per Charade (Stanley Donen, 1963), di Lucien Aguettand per Nick Carter non perdona (Henri Decoin, 1964) e altri. Uno spazio particolare è dedicato a Ken Adam, il decoratore premio Oscar di James Bond, che ha dato il suo contribuito all’arte cinematografica con più 70 scenografie, tra cui la memorabile war room de Il Dottor Stranamore (Stanley Kubrick, 1964).
Design e tecnica (anche fantascientifica), generano sul grande schermo un connubio di cui Ipcress (Sidney J. Furie, 1965) è uno dei suoi più originali esemplari. Una delle scene di tortura è infatti ispirata dalla Knowledge Box di Ken Isaacs, in cui la spia Harry Palmer (Michael Caine) riesce a resistere a un lavaggio del cervello. Il designer aveva concepito un dispositivo spaziale e audiovisivo chiuso, frutto di una ricerca sulla pedagogia immersiva, in cui la persona al suo interno veniva bombardata di suoni e immagini proiettate sulle pareti per circa cinque minuti. Isaacs sarebbe stato contattato dalla CIA, probabilmente interessata al progetto per le operazioni di MK–Ultra, il programma segreto di controllo mentale.
L’esposizione “Top secret” è una vera e propria mostra attorno alla storia e alla geopolitica della modernità per mezzo del design dell’ambiguità e del segreto, che si conclude con uno sguardo sulle pratiche tecnologiche del XXI secolo, in cui l’arte dell’intelligence solleva questioni etiche e politiche che generano nuove forme artistiche e molte inquietudini sullo statuto della nostra realtà.
Locandina della mostra "Top Secret"
Macchina da crittografia elettromagnetica Enigma utilizzata dall'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale. Legno, metallo, vetro © DGSE – Ministero delle Forze Armate
Macchina fotografica Tessina da indossare al polso, utilizzata dalla Stasi © DGSE – Ministero delle Forze Armate
Locandina originale Fabrique d'espions © Adagp, Parigi, 2022
La Nuit des espions, un film di Robert Hossein © 1959 Gaumont (Francia) / Costellazione Produzione (Italia). 1959. Collezione Gaumont
Gerda Maurus e Rudolf Klein-Rogge in Les Espions di Fritz Lang, 1928, Stiftung Deutsche Kinematek, Collezione la Cinémathèque française, Parigi - DR
Josette Andriot in Protéa di Victor Jasset, 1913 - Collezione la Cinémathèque française, Parigi - DR
Mata Hari, agent H 21, Jean-Louis Richard, 1964 - Collezione la Cinémathèque française, Parigi - DR
Jeanne Angkor, Jean-Luc Blanc, 2020 olio su tela, 150x120 cm, collezione privata, Parigi © Romain Darnaud
Ingrid Bergman in Les Enchaînés di Alfred Hitchcock, 1945 © Tamasa Distribution
Hedy Lamarr in Les Conspirateurs di Jean Negulesco – 1944, Collezione Cinémathèque française, Parigi DR
Libro del corso di trucco Leichner © DGSE – Ministero delle Forze Armate
Ratto intrappolato progettato da SOE © Parigi - Museo dell'esercito, Dist. RMN-Grand Palais
Pistola silenziata Welrod MK IIA calibro 7.65mm © Parigi - Museo dell'esercito, Dist. RMN-Grand Palais Pierre-Luc Baron-Moreau
Agent double (Lee Remick), Nina Childress 2021, olio e pigmenti fosforescenti su tela (vista notturna) 61x50, Courtesy dell'artista e della galleria Nathalie Karg, New York ©Adagp, Parigi, 2022
Travestimento 9/19 dalla serie Surveillance Complex (immagine dall'Archivio Segreto della Stasi) © Simon Menner e BStU
Travestimento 1/19 dalla serie Surveillance Complex (immagine dall'Archivio Segreto della Stasi) © Simon Menner e BStU
Banco à Bangkok pour OSS 117, un film di André Hunebelle. © 1964 GAUMONT (Francia) / DA. MA. FILM SPA (Italia). Collezione Gaumont
Furia à Bahia pour OSS 117, un film di André Hunebelle. © 1965 GAUMONT (Francia) / PCM (Italia). Collezione Gaumont
Atout cœur à Tokyo pour OSS 117, un film di Michel Boisrond. © 1966 Gaumont / Lux C.C.F (Francia) / C.M.V. Produzione Cinematografica (Italia). Collezione Gaumont
Pas de roses pour OSS 117, un film de André Hunebelle. © 1968 Gaumont (France) / Da. Ma. Film Spa. (Italie). Collection Gaumont
OSS 117 Le Caire nid d’espions, un film di Michel Hazanavicius. © 2005 Gaumont / Société Nouvelle de Cinématographie / M6 Films. Collezione Gaumont
OSS 117 Rio ne répond plus, un film di Michel Hazanavicius. © 2009 Mandarin Films / Gaumont / M6 Films. Collezione Gaumont
OSS 117 Alerte rouge en Afrique noire, un film di Nicolas Bedos. © 2020 MANDARIN PRODUCTION / GAUMONT / M6 FILMS / SCOPE PICTURES. Collezione Gaumont
Les Patriotes, un film di Eric Rochant. © 1994 Gaumont / TF 1 Films Production / Librairie Le Pacte. Collezione Gaumont
Florence Loiret-Caille sul set della quarta stagione di Bureau des légendes Canal + © Patrick Zachmann
Mathieu Kassovitz sul set della quarta stagione di Bureau des légendes Canal + ©Larry Towell