SuperDesign: il design radicale invade New York

Con una densa rassegna curata da Maria Cristina Didero alla galleria R & Company, il Design Radicale riconquista New York. La prospettiva storica della mostra ne mette in rilievo l’importanza anche per il design di oggi.

Mezzo secolo fa i movimenti radicali italiani aprirono un capitolo completamente nuovo nella cultura del progetto del XX secolo e introdussero una prospettiva inedita del design e del suo posto nella società, che influisce ancor oggi sul modo di considerarlo e di comprenderlo. La recente ripresa della mostra “SuperDesign” alla galleria R & Company di New York dà conto dell’importanza di questo movimento d’avanguardia e ne presenta i simboli più celebri insieme con materiali d’archivio finora inediti.

Fig.1 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.2 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.3 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.4 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.5 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.6 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York
Fig.7 Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York

Nel 1972 il giovane architetto e critico argentino Emilio Ambasz allestì al MoMA di New York una mostra fondamentale, intitolata “Italy: The New Domestic Landscape”. La mostra presentava il design italiano di quegli anni, unendone gli aspetti commerciali e sperimentali. Metteva insieme i più anziani maestri radicati nel Modernismo con la nuova generazione dell’avanguardia, interessata al carattere di sensazionale trasformazione del senso e degli scopi delle arti applicate e del disegno industriale. La mostra fu una delle più importanti esposizioni di design mai realizzate e fu la rappresentazione di un’epoca nuova del design inteso in senso sociale, politico e ideologico.

Il movimento del Design Radicale rispecchiava la spettacolare trasformazione del mondo negli anni Sessanta e la sua emancipazione in senso moderno. Adottava il punto di vista degli studenti d’avanguardia e dei giovani designer e architetti in rivolta contro le istituzioni, la rigidezza modernista e la dimensione commerciale del design. Prendendo a prestito le strategie dell’arte (soprattutto della Pop Art) il design diventò provocatorio, espressivo e individualista per negare completamente il suo passato modernista e affermare la sua fiducia in un futuro nuovo. Oggetti di design sperimentali e ricerche teoriche sperimentavano come il design potesse operare nel mondo senza limitarsi agli articoli d’arredamento funzionale. L’oggetto destinato agli interni divenne uno strumento democratico per esprimere e criticare un’intera gamma di problemi sociali.

Vista della mostra “SuperDesign”, R & Company, New York

Il Design Radicale, grazie a Maria Cristina Didero, torna a invadere New York. Questa volta in una situazione completamente diversa, come celebrazione di un significativo movimento di design da una prospettiva storica che ne mette in rilievo l’importanza anche per il design di oggi. “Oggi una riflessione sul Design Radicale non è una questione sentimentale. Anzi, nella nostra epoca è interessante analizzare le ragioni per cui i suoi esponenti creassero arredi e oggetti esasperatamente eccentrici – come lo erano i loro strumenti teorici e pratici – per affermare diritti civili e politici che hanno ancora un significato per noi oggi,” afferma Didero. Oggi, per la prima volta, la galleria presenta una densa rassegna del Design Radicale con opere di Piero Gilardi, Archizoom Associati, Studio 65, Gianni Ruffi, Lapo Binazzi, Ugo La Pietra, Studio A.R.D.I.T.I., Gino Marotta, Superstudio, Ettore Sottsass, Guido Drocco e Franco Mello.

Lampada Globo Tissurato di Ugo La Pietra, 1966-67, prodotta da Poggi. Image courtesy of Ugo La Pietra Archive, Milano
Pave Piuma, Piero Gilardi, pubblicata nel catalogo Gufram del 1973. Courtesy of Axel Iberti, Gufram Archives
Foto d’archivio del divano Superonda di Archizoom Associati, 1966. Photo Dario Bartolini. Courtesy of Centro Studi Poltronova
Foto d’archivio del divano Superonda di Archizoom Associati, 1966. Photo Dario Bartolini. Courtesy of Centro Studi Poltronova
Performance “Wearable Chairs” di Gianni Pettena, Minneapolis, Minnesota, 1971. Photo courtesy of Gianni Pettena
Wearable Chair di Gianni Pettena, 1971. Photo Joe Kramm
Foto di gruppo di Archizoom Associati di fronte allo studio di via Ricorboli, Firenze, 1968. Da sinistra: Paolo Deganello, Lucia Bartolini, Massimo Morozzi, Natalino Torniai (collaboratore), Dario Bartolini, Gilberto Corretti, Andrea Branzi. Photo courtesy of Studio Andrea Branzi
Lounge chair Pratone di Pietro Derossi, Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, 1966, prodotta da Gufram dal 1971, tutt’ora in catalogo. Photo Joe Kramm
Divano Safari (qui con le lampade San Remo) di Archizoom Associati, 1967/68, prodotto da Poltronova. Photo Joe Kramm
Attaccapanni Cactus di Guido Drocco e Franco Mello, 1972, sui fotografato con il Sistema di sedute Sassi di Piero Gilardi, 1967, prodotto nel 1971, tutt’ora nel catalogo di Gufram. Photo Joe Kramm
Lampada Polaris Excelsior, di Superstudio, 1967, prodotta da Poltronova. Photo Joe Kramm
Nightclub “L’Altro Mondo”, Rimini, interni progettati da Pietro Derossi e Giorgio Ceretti, 1967. Photo courtesy of Pietro Derossi
Nightclub “L’Altro Mondo”, Rimini, interni progettati da Pietro Derossi e Giorgio Ceretti, 1967. Photo courtesy of Pietro Derossi
Fotografia per la pubblicità della lounge chair Pratone di Pietro Derossi, Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso, 1966, prodotta da Gufram nel 1971. Photo Ugo Mulas, courtesy of Pietro Derossi
Casa Gufram, pubblicata nel catalogo del 1973. Photo courtesy of Axel Iberti, Gufram Archives
Sgabelli Puffo di Ceretti, Derossi e Rosso nel teatro dell’Italian Pavillion per la XIV Triennale, Milano, 1968. Photo courtesy of Pietro Derossi
Sgabelli Puffo di Ceretti, Derossi e Rosso nel teatro dell’Italian Pavillion per la XIV Triennale, Milano, 1968. Photo courtesy of Pietro Derossi
Penta-bidet nello stand di Studio65, Eurodomus 4 Expo Torino, 1972. Photo courtesy of Franco Audrito, Studio65 Archive
Installazione “La Maison Introuvable” con gli arredi di Studio65 e le piastrelle Juncta, 1974. Photo courtesy of Franco Audrito, Studio65 Archive

La mostra comprende anche materiali completamente dimenticati, sotto forma di foto d’archivio e altra rara documentazione riscoperta nel corso degli anni e oggi esposta in galleria per la prima volta. Tra questi documenti fotografie di interni sperimentali progettati dai designer radicali negli anni Sessanta e Settanta, come locali notturni, abitazioni private e ristoranti, che divennero opere d’arte totale segnate da una creatività senza limiti e dalla follia formale.

  “SuperDesign” è interessante anche sotto l’aspetto commerciale del collezionismo di design. Sono ormai trascorsi oltre trent’anni da quando il collezionista e ricercatore italiano Fulvio Ferrari vendette la sua collezione di design italiano degli anni Sessanta alla casa d’aste Ketterer di Monaco di Baviera. Fu la prima occasione di mettere in una prospettiva storica una simile collezione di design italiano. Da allora i pezzi originali del movimento radicale divennero ricercati e costosi oggetti d’antiquariato contemporaneo. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo edito dalla Monacelli Press, a cura di Didero, con un’introduzione Evan Snyderman, titolare di R & Company, e contributi di Deyan Sudjic e Catharine Rossi, insieme con un lungometraggio di 62 minuti con la regia di Francesca Molteni, che comprende interviste con designer d’avanguardia e rari, inediti filmati d’archivio. © riproduzione riservata

  • SuperDesign
  • 7 novembre 2017 – 4 gennaio 2018
  • R & Company
  • 82 Franklin Street, New York