Disegno e Design

In mostra alla Rotonda della Besana, fino al 29 gennaio, una bella selezione dei disegni dei brevetti italiani del Novecento.

Lo spazio della Rotonda della Besana è sempre difficile per chiunque vi si misuri, l'architettura s'impone con forza. Questa mostra (la terza edizione dopo Roma e Shanghai) con il suo allestimento semplice, tradizionale vien da dire, con le pareti che reggono i disegni incorniciati, stretti l'uno all'altro, pochi oggetti poggiati su pedane bianche, qualche manifesto pubblicitario e ancor meno video, dialoga con lo spazio molto meglio di altre che hanno cercato di misurarsi con l'edificio e hanno preteso di annullarne la potenza.
Questa modestia finisce, involontariamente, per interpretare persino il nuovo stile italiano: un po' il Presidente del Consiglio a tempo e un po' la crisi! Del resto è prodotta dalla Fondazione Valore Italia e dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Le pareti sono organizzate per temi, i principali del design italiano: dalla moda, all'arredo, dal cibo ai mezzi di trasporto alle invenzioni industriali.
I disegni dei brevetti depositati, tutti in A4, poco hanno a che fare col design. Vari per qualità e tipologia, in parte anche dovuta all'oggetto che descrivono, parlano una lingua che non sempre gli storici e i critici del design prendono in considerazione. E le descrizioni, in didascalie leggibili, sono straordinarie: devono dire l'oggetto, quasi senza nominarlo, il nome commerciale verrà dopo.

In apertura: Enzo Mari, Gioco di incastro 16 Animali, 1957; qui sopra: Erberto Carboni, Confezione per pasta all’uovo Barilla – formati lunghi, 1955, Barilla, Archivio Storico Barilla Parma

Eccone una: "Indumento atto ad essere associato ad un dispositivo per la protezione di un utilizzatore": si tratta di una giacca da motociclista abbinabile a un casco, prodotta da Dainese. Quello di descrivere un oggetto senza nominarlo è un esercizio che chiedo ai miei studenti di fare: lo trovano molto difficile, solo dopo numerosi tentativi capiscono che serve a scomporre l'oggetto e a comprenderne le numerose implicazioni. Comprenderne la materialità, la complessità di conoscenze che è incarnata in ogni singolo oggetto, anche il più umile. Insomma il progetto che sta dietro ad ogni artefatto.

Fortunato Depero, Bottiglia Camparisoda, 2009 Campari Italia

Ma non di soli disegni sono costituiti i fogli dei brevetti: vi compaiono anche fotografie, e in tempi più recenti anche stampate di disegni digitali. Uno per tutti la "Cucina da campo ippoautotrasportata", rappresentata con fotografia, che dice di un mondo in bilico tra un passato ottocentesco e il futuro del mondo a motore. I timbri e le firme completano le carte ingiallite. Già solo la lettura dell'evoluzione dei materiali usati per registrare i brevetti sarebbe sufficiente a delineare la storia: dall'analogico al digitale, dal disegno alla fotografia.
Gli oggetti presenti non sono gridati e, giustamente, risultano essere secondari rispetto ai fogli dei brevetti nonostante siano per natura molto più evidenti. Nei video sono riprese alcune delle campagne pubblicitarie più note e alcune interviste ai protagonisti del design italiano. La lettura di questi oggetti brevettati restituisce non solo alcuni degli oggetti più famosi del design italiano, dal Ciao della Piaggio al Luminator dei Castiglioni, ma anche qualche curiosità storica.

I disegni dei brevetti depositati, tutti in A4, poco hanno a che fare col design. Vari per qualità e tipologia, in parte anche dovuta all'oggetto che descrivono, parlano una lingua che non sempre gli storici e i critici del design prendono in considerazione
Salvatore Ferragamo, Sandalo a punta chiusa e Sandalo Maharani 1939-40 Ferragamo, Museo Salvatore Ferragamo Firenze

Il disegno per una coperta 'Libia' del 1913 racconta con chiarezza di un gusto pronto a identificarsi con le conquiste coloniali, i sostenitori della guerra diventano possibili clienti. Anche una suola in gomma per scarpa 'autarchica' rimanda a un pezzo importante di storia: quando nel 1935 l'Italia viene sanzionata dalla Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia il regime mussoliniano sfrutta l'impatto emotivo e impone di produrre e consumare soltanto all'interno del Paese, nasce l'autarchia.
Raramente gli oggetti sono così esplicitamente politici ma tutti lo sono. Rappresentano non soltanto il gusto, lo veicolano e talvolta lo 'fanno': dicono delle politiche industriali, della preparazione di chi vi lavora, degli investimenti in ricerca.
Fa effetto il brevetto del 'Biscotto di Novara': il biscotto è preesistente, appartiene a una tradizione locale che risale al 1500 ed era prodotto dalle monache che ne hanno tramandato la ricetta. Brevettato nel 1945 da un'azienda locale, la Pavesi, e commercializzato attraverso moderne strutture, spinto da campagne pubblicitarie oltrepassa i confini locali. Si comincia a vedere quel fenomeno che ha portato all'idea di brevettare non solo gli artefatti di proprietà collettiva ma anche ciò esiste in natura: si veda il dibattito sui brevetti delle piante amazzoniche.

Ciclomotore Ciao, 1967, Piaggio & C., Museo Piaggio / Fondazione Piaggio

Oltre al catalogo, sono stati pubblicati quattro opuscoli con testi di Morteo, Piumini, Ferrarotti e Bosoni. Ciascuno di essi è dedicato a una diversa fascia di pubblico: dai bambini agli studenti universitari. Tutti diversi fra loro sono da considerarsi più che uno strumento didattico.
Simona Bordone

Ettore Sottsass Jr., Macchina per scrivere portatile Valentine, 1970, Olivetti, Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro

Disegno e Design. Brevetti e creatività italiani
fino al 29 gennaio 2012
a cura di Alessandra Maria Sette
Consulente scientifico: Enrico Morteo
Progetto dell'allestimento:
Ufficio tecnico Fondazione Valore Italia, Luca Milan, Next urban Solutions
Rotonda della Besana
Milano

Ettore Sottsass, Franco Filippazzi, Modulo memoria centrale a nuclei di ferrite del calcolatore elettronico ELEA 9003, 1959, Olivetti. Fondazione Natale Capellaro e Laboratorio-Museo Tecnologic@mente di Ivrea (TO)