Nel fumoso slang del marketing, Brand Identity è parola proteiforme, che può voler dire tutto e nulla: le divise di un'assistente di volo e le bretelle del CEO, le marche di liquori al bar e la carta da lettere, tutto il ciarpame che ogni azienda, ente, istituzione e perfino – da alcuni anni – intere città, si portano dietro per distinguersi nel marasma della società dello spettacolo, che tutto maschera e confonde.
Dev'essersi quindi un po' preoccupato Peter Saville, quando la sua città di origine, Manchester, lo ha invitato a ridisegnarne, appunto, l'identità. Anarchico trasformista che rigetta ogni sua nuova fisionomia non appena si definisce (è stato designer di copertine per i dischi di gruppi cult come Roxy Music o Pulp, poi membro di Pentagram, ecc. ecc. ecc.), Saville è tornato alle origini (ottocentesche) della sua città per inventare una filosofia che rafforzasse l'orgoglio di una comunità in seria crisi, come tante altre, avviate al declino perchè ideologicamente legate all'idea di una società del benessere.
Nasce così "Original Modern", il titolo sotto cui Saville scrive il romanzo progettuale della nuova Manchester. Romanzo, o forse intera saga, perchè ridisegnare l'identità di una città tanto complessa significa progettare non solo elementi grafici, per quanto perfettamente riusciti: ma anche, soprattutto, come afferma Rachel Combie di Marketing Manchester "applicare creatività e innovazione alla rigenerazione fisica della città stessa". Ovvero, considerare l'insieme – sociale, antropologico, etico, architettonico - della città e di chi la abita come un corpo olistico su cui intervenire organicamente, per far tornare l'intera comunità a una vita contemporanea che merita di essere vissuta.