Gioia Meller Marcovicz è una designer atipica.
Dopo i suoi esordi nel mondo dell'alta moda,
è passata al design di mobili, dedicandosi sia ai
pezzi unici sia alla produzione in serie. A Gioia
piace citare l'umorismo tipicamente inglese di
David Hockney: "L'arte deve toccarti, far muovere
qualcosa. Il design no, sempre
che non sia il design di un autobus",
al quale aggiunge qualche parola per
riassumere la sua visione: "Con l'arte
o con la produzione industriale, il mio
obiettivo è sempre trovare soluzioni.
Ma nell'arte c'è più libertà".
Dal 1977 al 1991, Meller Marcovicz
è stata alla guida di Zwei, il suo fortunato
atelier di moda londinese. Assetata
di nuove esperienze, nel 1992 è tornata
dietro ai banchi di scuola, prima al
London College of Furniture quindi al
Royal College of Art. Qui, per la mostra di fine
corso, Issey Miyake le ha commissionato il suo
singolare progetto per un divano con braccioli
reclinabili. Da quel fortunato momento in poi,
Meller Marcovicz ha continuato a ideare soluzioni
di grande interesse, tra cui Bia, una lampada da
pavimento con schermi girevoli e sovrapponibili,
designata nel 1995 per ClassiCon. Otto anni più
tardi, dalla sua nuova base, un elegante palazzo
veneziano, ha lanciato Gioia, un'azienda con
cui produrre e commercializzare in proprio i suoi
progetti di mobili e lampade.
Il segreto del suo successo nell'arredo
va probabilmente ricondotto al suo approccio
alla moda. "Non mi è mai interessato l'aspetto
decorativo dei vestiti, per esempio usare stoffe
lavorate o aggiungere tasche, bottoni o nastri
superflui. Per me l'importanza sta nel taglio,
nel modello, nella forma, nella struttura". I suoi
abiti erano semplici, pratici, facili da indossare:
progetti multifunzionali capaci di adattarsi a
situazioni completamente diverse. Ed è interessante
osservare come anche i suoi mobili,
pur senza rinunciare alla sensualità e alla
libertà di movimento, sappiano dare forma a
questi concetti. Il suo lavoro dimostra un'innata
versatilità: un divano diventa un letto; un
tavolo da pranzo si abbassa trasformandosi in
tavolino; capovolta, una sedia da pranzo diventa
una sdraio; i braccioli di un'altra
sedia, spinti a lato, la trasformano
in una seduta per tre; i paralumi di
una lampada diventano orientabili, a
creare forme o funzioni differenti.
Non sono molti i designer ad aver
lanciato una propria casa di produzione,
ma Meller Marcovicz si è sentita
motivata a produrre i suoi progetti per
poter esercitare la massima libertà di
controllo: dal processo di produzione
allo spazio espositivo. E l'identità di ciò
che crea per questi luoghi pubblici si è
a sua volta spostata verso un incrocio tra arte e
design. Tuttavia, mentre gran parte della cosiddetta
"design art" perde in funzionalità per evidenziare
le qualità artistiche, Meller Marcovicz,
con la sua intelligente lettura delle necessità
funzionali e contestuali, sa precisamente dove
tracciare il confine.
Nella posizione di un designer che è anche
direttore di produzione dei suoi progetti, Meller
Marcovicz ha imparato a individuare le aziende
europee più adatte al suo lavoro, specialmente
in Italia e in Germania. Oggi, le sue prossime
collezioni di piccole, esclusive edizioni vengono
sviluppate per essere esposte in due importanti
gallerie, una a Londra e una a Monaco di Baviera.
The Monolith, il suo ultimo progetto per un tavolo
con sedie fino a dieci persone è un segno delle
cose a venire. Realizzato interamente con fogli
di acciaio inox, è una scultura da pranzo che si è
sviluppata dal momento in cui Meller Marcovicz
ha iniziato a pensare a come il grande soggiorno
del suo palazzo potesse adattarsi al meglio al
suo stile di vita, molto mondano. Come spesso
accadeva nella Venezia del passato, l'ambiente
principale della sua residenza in laguna è usato
per lavoro: per questo, era importante che la sua
atmosfera esclusiva non venisse compromessa
da un arredamento troppo puritano. Lo spazio
richiedeva un oggetto dal forte impatto, e che
fosse al tempo stesso compatto e flessibile.
Un semplice modellino in cartone ha attirato
l'interesse di un collezionista parigino, il
quale ha immediatamente commissionato The
Monolith per la propria abitazione. Per questo,
Meller Marcovicz ha potuto adottare un materiale
ricercato come l'acciaio inox, scelta che sarebbe
apparsa improbabile per la produzione in serie.
Trattandosi di un materiale dal peso rilevante, lo
spessore adottato è stato minimo (tre millimetri).
Approfittando della natura del materiale, che
può essere piegato e saldato, Meller Marcovicz
ha messo a punto un congegno di facile utilizzo,
con un piano che poggia su rulli e può essere fatto
scorrere con facilità, e quindi, grazie alla sua
speciale cerniera, aperto come un libro. La foggia
delle sedie permette loro di fondersi con la forma
scultorea: ciò avviene di nuovo tramite cerniere,
che consentono di ripiegare la seduta per l'inserimento
all'interno del tavolo o di abbassarla al
momento dell'uso.
"L'idea di nascondere le sedie in una specie
di nido non l'ho inventata io" afferma Meller
Marcovicz, "ma vi ho aggiunto un valore scultoreo.
La funzionalità è congenita, mentre l'aspetto
artistico mostra la voglia di rischiare". Se le radici
artistiche sono rintracciabili nel lavoro di Serra,
Judd e Kapoor, The Monolith colpisce per il suo
intrigante e versatile equilibrio tra arte e design.
Gioia's monolith
Una scultura d'acciaio dimostra come Gioia Meller Marcovicz sappia tracciare con abilità il confine tra arte e design. Design Gioia Meller Marcovicz. Testo Lucy Bullivant. Foto 747 Studios.

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- 09 gennaio 2009
- Venezia