Raffaello a Roma, Raffaello per Roma

Dalla sfortunata monografica dedicata al noto pittore urbinate a una nuova concezione della fruizione delle opere d’arte. Sarà forse la pandemia a cambiare il concetto di mostra?

La pandemia che ci ha investiti oltre a rubarci la libertà sociale, ci ha portato via la possibilità di visitare le tante mostre programmate in ogni parte del mondo.

Una delle più attese, pianificata in tempi non sospetti in vista di una importante celebrazione, è stata quella dedicata a Raffaello Sanzio, pittore e architetto italiano tra i più celebri del rinascimento. La Mostra, inaugurata il 5 Marzo 2020 alle Scuderie del Quirinale a Roma per i cinquecento anni della sua morte, ha avuto uno stop forzato solo dopo tre giorni, causa pandemia. Oltre duecento opere mai riunite tutte insieme prima d’ora, una grande esposizione monografica, tra dipinti, disegni e opere a confronto. La mostra, riaperta a giugno, data prevista per la reale chiusura, è stata prorogata fino al 30 di Agosto, i biglietti? Praticamente introvabili. Nuovi bagarini si sono organizzati al fine di rivendere i biglietti ai pochi turisti in visita in Italia fino a tre volte tanto.

In una Roma che prima ospitava circa 10 milioni di turisti l’anno nulla è perduto, Raffaello è una “mostra permanente” nella capitale, certo non è una novità che Roma sia un museo accessibile in ogni chiesa, quartiere o palazzo, ma il noto urbinate ha messo a disposizione una grande quantità di opere capaci di ricomporre un percorso monografico di grande eccellenza e sopratutto senza scadenza.

Deposizione Borghese, parte centrale della Pala Baglioni, Raffaello Sanzio, 1507

Verso la fine del 1508 papa Giulio II chiamò il pittore di Urbino, giovane venticinquenne,  nella capitale affidandogli il compito di affrescare le stanze vaticane, sua residenza privata, più note oggi come le stanze di Raffaello. Scrive Johann Wolfgang von Goethe “Le Logge di Raffaello e i grandi dipinti della Scuola d'Atene, ecc., li ho visti oggi per la prima volta, ed è come se uno volesse studiare Omero su di un manoscritto parzialmente deteriorato e cancellato. Il piacere che viene dalla prima impressione è incompleto; solo quando si è veduto e studiato tutto, a poco a poco e parte per parte, il godimento è totale. Ben conservati sono soprattutto i soffitti delle Logge, raffiguranti storie bibliche; la pittura è così fresca come fosse di ieri, ma solo per la minor parte è di mano di Raffaello; comunque tutta splendidamente eseguita in base ai suoi disegni e sotto la sua direzione”.

Quattro sale, tutte a pianta rettangolare e soffitto a crociera, dove la prima, seguendo il percorso odierno, è quella di Costantino, realizzata per ultima dopo che papa della Rovere licenziò artisti come Perugino, Peruzzi, Sodoma e Lotto dopo aver visto il talento del giovane artista. Gli affreschi celebrano la storia dell’Imperatore Costantino: l’Apparizione della croce, la Battaglia di Ponte Milvio, il battesimo di Costantino e la donazione di Roma, dove l’imperatore offrì a Papa Silvestro la città. Nella stanza di Eliodoro, la seconda, Giulio II chiede a Raffaello di rappresentare l’appoggio divino alla chiesa al fine di esaltare la propria politica: la cacciata di Eliodoro, la liberazione di San Pietro, l’incontro di Papa Leone Magno con Attila  e la messa di Bolsena. La terza, forse la più nota e la prima alla quale l’artista si dedicò è la Stanza della Segnatura dove gli affreschi rappresentano i tre aspetti più meritevoli dello spirito umano: il Vero, il Bene e il Bello. 

La fornarina, Raffaello Sanzio, 1518-1519

Sulla parete d’ingresso la sua opera più nota: la scuola di Atene. Un gruppo di pensatori, filosofi e scienziati dell’antichità, incorniciati prospetticamente da un’imponente architettura che ricorda le costruzioni della Grecia classica. Al centro esatto della composizione vediamo Platone, nelle sembianze di Leonardo da Vinci,  che solleva il dito indicando il cielo, il suo Iperuranio,  il mondo ideale da cui egli ritiene provenire la conoscenza, mentre accanto a lui troviamo Aristotele, che indica con il braccio teso l’esatto opposto, la terra, la natura, il mondo circostante e dunque l’importanza di una conoscenza fondata sull’osservazione della realtà. Colori tenui, tipici dell’artista e della sua epoca, figure maestose, forti, imponenti,  in cui i panneggi delle vesti, in una resa che ricorda la statuaria classica, partecipano alla glorificazione delle loro menti. Raffaello interpreta questi geni del passato omaggiando i suoi colleghi, Bramante diventa Archimede, Michelangelo è Eraclito, e lui? come poteva esimersi d’inserirsi nel gruppo? Il suo però è un autoritratto, il suo volto spunta  sulla parte destra dell’affresco, appena sotto l’arcata del proscenio accanto a Baldassarre Castiglione nelle vesti di Zoroastro. La quarta e ultima sala è quella dedicata all’incendio di Borgo commissionata da papa Leone X che però affidò gran parte della pittura affresco ai suoi allievi, sempre sotto la sua supervisione.

Raffaello lo si può incontrare nelle sale di Palazzo Barberini a Roma ammirando la sua Fornarina, o poco distante, dentro le splendide sale della Galleria Borghese possiamo ammirare la Deposizione Baglioni o l’enigmatica Dama con liocorno. Sul Tevere, nella splendida Villa Farnesina, residenza del banchiere Agostino Chigi e della sua amata Francesca Ordeaschi, cortigiana veneziana che Chigi sposò contravvenendo alle regole del tempo,  Raffaello dipinse un ciclo di affreschi dedicati probabilmente alla loro storia d’amore: La Loggia di Psiche. Qui incontriamo una pittura più romantica, sofisticata, dalle forme sinuose ed emotive, una pittura profana e appassionata. E poi ancora a Firenze, agli Uffizi, nella sua Urbino e molti altri splendidi luoghi che ospitano oltre le sue opere, tante altre meraviglie.

Il prossimo anno, ormai alle porte, probabilmente non vedrà ancora un turismo a pieno regime in cui le grandi città d’arte torneranno ad ospitare milioni di turisti e forse sarebbe il momento perfetto per entrare in questi luoghi e godere delle bellezze che ospitano con maggior privacy e tempo, senza code, senza chiacchiericci e confusione, magari, se fortunati, ci ritroveremo soli con le opere che vorremmo contemplare. Sarà questo il nuovo fruitore? Saremo forse noi a ricreare delle nostre personali mostre monografiche?

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