Per entrare appieno nello spirito di America So Far, la personale di Gerry Johansson in arrivo a Milano il 20 settembre, i tipi di MiCamera consigliano di immaginarsi nei primi anni ’60 e immergersi nell’ascolto di un disco jazz, per esempio Kind of Blue di Miles Davis, lasciandosi guidare dal sax contralto di Cannonball Adderley. E citano Charles Mingus, per il quale rendere in modo semplice qualcosa di complicato significava essere creativi, mentre il contrario costituiva prova di banalità. Il jazz a New York, il viaggio Coast to Coast, il Midwest, gli stati del sud, i richiami a Friedlander, Winogrand, Eggleston e Adams: gli ingredienti per una ricetta priva di sorprese ci sarebbero tutti. Ma il percorso ad hoc che la piccola galleria milanese ha tracciato assieme al fotografo svedese attraverso i quasi sessant’anni della sua carriera, rivela un disegno più grande, punteggiato di gemme.  Sono solo trentadue, le fotografie in mostra, ma ognuna racchiude un mondo, un modo di guardare, uno stile complessivamente personale che, liberato dalla necessità del racconto in serie, sprigiona le sue potenzialità nelle singole immagini, pensate come realtà a se stanti. Se la fascinazione tutta europea per gli Stati Uniti non è infatti cosa nuova (basti pensare a Robert Frank o, per richiamare le atmosfere cinematografiche più volte evocate dalle immagini esposte, Wim Wenders), le inquadrature di Johansson sembrano nascere da una profonda immedesimazione col paesaggio, quasi un senso di appartenenza, come se anche l’atto del fotografare avesse la forza creatrice infusa dagli americani stessi — a loro volta quasi tutti importatori di una cultura in origine straniera — nella costruzione del loro paesaggio sociale.  Assieme ai paesaggi quadrati in bianco e nero per cui Johansson è più noto, sulle pareti del raccolto bookstore scorreranno anche iniziali esempi di street photography e sorprendenti esperimenti a colori, che rivelano la curiosità (e l’evoluzione) di un personaggio mai scontato. Come al solito la formula di MiCamera propone poi un incontro con l’autore (il 4 ottobre) e un breve corso (il 5 e il 6) dedicato a fotografi e appassionati.