Metropolis II rappresenta la frenesia di una città moderna attraverso il suo traffico. Diciotto carreggiate, tra cui un’autostrada a sei corsie e una ferrovia per un totale di 100.000 mezzi in scala tra cui 1.100 vagoni realizzati su misura, otto treni ad anello e cinque filobus, che sfrecciano a 240 miglia orarie su un groviglio di piste.
Realizzata dall’artista Chris Burden nel 2010, l’enorme sultura cinetica si trova in prestito al Los Angeles County Museum of Art (Lacma) ormai da diversi anni. Dal suo arrivo è rapidamente diventata una delle principali attrazioni del museo, riconosciuta dal pubblico come un’opera simbolica che cattura l’essenza delle città moderne e, in particolare quella di Los Angeles.
Il rumore, il flusso continuo dei treni e le veloci macchinine giocattolo producono nello spettatore lo stress di vivere in una città dinamica, attiva e frenetica del XXI secolo.
Chris Burden
L’opera comprende oltre 200 edifici, tra cui due realizzati con mattoncini Lego, due con Lincoln Logs e uno fatto di carte. Ma i materiali da costruzione più utilizzati sono i blocchi Haba, che l’artista ha macchiato, dipinto e modificato per creare architetture segmentate e discontinue, evocando l’idea di una comunità multietnica.
Nel tempo Lacma ha avuto la necessità di formare quattro operatori specializzati per garantire il funzionamento dell’opera. Adrienne Sacks è uno dei tecnici che tutti I giorni si siedeno al centro della pista, la attivano e en monitorano le prestazioni prevenendo eventuali malfunzionamenti.
Come uno dei quattro tecnici di scultura cinetica al Lacma, il mio lavoro è assicurarmi che la più grande opera d’arte cinetica che abbiamo in mostra, Metropolis II di Chris Burden , funzioni esattamente come l'artista aveva pensato per il pubblico.
Adrienne Sacks
Le auto vengono sollevate per 10 piedi da una rampa trasportatrice tramite un magnete posizionato nel telaio della pista e poi rilasciate in cima per scendere lungo 75 piedi di binario. Dopo la breve attesa alla base della rampa, vengono spinte dall'auto successiva per essere riportate in cima. Ogni vettura è attiva per oltre 500 ore per un totale d circa 5.300 miglia - l’equivalente di un'automobile reale che percorre circa 300.000 miglia - prima di venire sottoposta alla revisione di un “gommista”.
Un circuito complesso che garantisce un moto continuo, ma non senza intoppi. Proprio come il groviglio di snodi austradali di Los Angeles anche Metropolis è inevitabilmente affetta da ingorghi. Con i suoi 71 km di lunghezza e 47 km di larghezza, Los Angeles ha destinato il 70% del suo spazio urbano a strade e parcheggi. Eppure, il traffico cittadino rimane tra i peggiori al mondo, evidenziando come l’aggiunta di nuove strade non risolva necessariamente il problema, ma possa spesso aggravarlo.
Il cosiddetto “paradosso di Braess” spiega come l'espansione della rete stradale possa in realtà rallentare il flusso complessivo del traffico, creando colli di bottiglia e peggiorando la congestione. Un vero e proprio cane che si morde la coda, se si considera che nella Contea di Los Angeles, nel 2023, a circa 9,72 milioni di persone corrispondevano 6,9 milioni di veicoli registrati. Un dato che evidenzia la forte dipendenza della città dalle automobili, dovuta sia all’estensione urbana sia alle limitate opzioni di trasporto pubblico.
Il traffico è così congestionato a Los Angeles che ogni residente perde circa 6.000 dollari l’anno girando i pollici in coda — a un costo totale di 23 miliardi, costi che superano quelli di tutta la Gran Bretagna
The Economist, 2014
Il prestito di Metropolis II è in scadenza, ma è importante che l’opera resti al Lacma. Non solo in questo modo potrà continuare a ricevere le cure necessarie da parte di un team ormai altamente specializzato, ma soprattutto ricorderà l’urgenza di città più sostenibili.
Immagine di apertura: Chris Burden, Metropolis II, 2010.
Courtesy of the Nicolas Berggruen Charitable Foundation and Los Angeles County Museum of Art (LACMA). © Chris Burden.
Video: Metropolis II (The Movie). Directed by Henry Joost and Ariel Schulman. Edited by Max Joseph.