Un capolavoro (ri)trovato

Da Napoli a Messina: il viaggio di una tela approdata a Madrid che rivela la mano di Caravaggio.

Ecce Homo, Michelangelo Merisi detto Caravaggio (attribuito). Courtesy Ansorena Aste

Sul finire del 1608, in fuga da Malta e da Siracusa, per sottrarsi alla giustizia, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, si rifugiò a Messina. Fonti storiche narrano di un Ecce Homo posseduto dal Principe Andrea Valdina. Alla sua morte i suoi beni furono ereditati e inventariati dal figlio Giovanni: un Christo con la croce in collo e un Ecce Homo del Caravaggio, le due opere misurano “5 palmi per 4”. Francesco  Susinno, autore de Le vite de’ pittori messinesi, annota la presenza nella città dell’artista e da grande spazio al suo stato psichico. Lo definisce “uomo di cervello in quietissimi, contenzioso e torbido”, ossessionato dall’idea di essere giustiziato, tradito e consegnato alla giustizia proprio come i soggetti delle opere da lui dipinte durante il periodo messinese. 

L’artista, durante il soggiorno nella città, dipinse quattro tele, che avevano come tema le storie della passione del Cristo e tra queste sembra circolino tre diverse copie dell’ Ecce Homo, di cui due conservate in collezioni private e una terza attribuita ad Alonzo Rodriguez, suo seguace. 

Qualche giorno fa, in Spagna, è stata bloccata un’opera, prima della messa in asta, per il sospetto che possa trattarsi di una tela del Merisi. Attribuita in prima battuta alla scuola di José de Ribera detto lo Spagnoletto, l’opera ha attirato l’attenzione di molti antiquari, collezionisti e studiosi. Una mano troppo sapiente per essere di scuola o di bottega. Un dipinto perduto che probabilmente arriva dal periodo siciliano o da quello napoletano, gli esperti hanno ancora pareri discordanti. Caravaggio, nel 1605,  lavorò a Napoli per il Cardinale Massimo Massimi, “Michel Angiolo Merisi da Carvaggio… Alli signori Massimi colorì un ecce Homo che fu portato in Ispagna” riporta Giovanni Pietro Bellori nella sua opera Vita de’ pittori, scultori et architetti moderni del 1672, il che potrebbe rendere un falso quello conservato a Palazzo Bianco a Genova e giustificherebbe la presenza della tela nella penisola iberica. 

Bacchino malato, Michelangelo Merisi detto Caravaggio, ca. 1593

“Io Michel Ang.lo Merisi da Caravaggio mi obligo a pingere all Ill.mo Massimo Massimi per essere stato pagato un quadro di valore e grandezza come è quello ch’io gli feci già della Incoronazione di Crixto per il primo di Agosto 1605. In fede ò scritto e sottoscritto di mia mano questa, questo dì 25 Giunio 1605”. In pochissimo tempo il clamore per la messa in vendita di questa straordinaria tela presso la casa d’aste Ansorena fa il giro del mondo portando il fatto all’attenzione dello stato.

Il 6 Aprile un breve testo viene inviato per email ai possibili acquirenti: “Hello, I am sorry to say that this lot has been withdrawn of the sale, Regards”. Costretti a non dare ulteriori informazioni al rigurado, gli esperti della casa d’aste si sono visti ritirare un’opera da loro per nulla capita. L’espressione del volto del Cristo riporta con estrema immediatezza al volto contrito del David ritratto con la testa di Golia, il Bacchino malato conservato alla Galleria Borghese di Roma ci rimanda alla figura dell’uomo alle spalle del Cristo nella tela in questione. Dettagli e figure che narrano una sapienza tecnica e semantica di un grande artista. 

Davide con la testa di Golia (dettaglio), Michelangelo Merisi detto Caravaggio, ca. 1610

Le tematiche dell’arte, che il talento di Caravaggio ci propone, sono le storie pasoliniane ante litteram dei ragazzi di strada, imbroglioni, i Bari, i tarocchi, la Bonaventura, il dolore nel Ragazzo morso da lucertola, la precarietà della vita umana con il Canestro di Frutta, la malattia con il Bacchino malato. Ma è nelle scene religiose, dove lui cerca di creare un contatto diretto e umano tra il popolo e la Chiesa, tra la committenza e il suo animo tormentato e geniale che il Merisi esprime maggior forza. I suoi corpi comprendono esperienza, desiderio, facendo propria la capacità di proiettarsi ben oltre i limiti della divina carnalità del vissuto di quei corpi, in un contrasto che stabilisce i personaggi delle sue tele attraverso una forza cromatica articolata in una bellezza formale che solo Caravaggio è riuscito ad articolare, argomentandola con un linguaggio sino ad allora sconosciuto. Quando e dove vedremo la tela esposta? Ci sarà da attendere per il restauro e uno studio più attento, tanto al momento, almeno in Europa, i musei sono ancora (purtroppo) chiusi.

Immagine di apertura:
Ecco Homo, Michelangelo Merisi detto Caravaggio (attribuito).

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