La memoria. Il tempo. La visione

L’Allegoria della Prudenza di Tiziano è un'opera in grado di svelare il mistero della vita, come solo la grande arte sa fare. Una lezione ancora più attuale in tempo di Corona virus.

Un tempo scardinato, quasi fuori-tempo. Il nostro tempo.
Immaginiamo un mondo, lo costruiamo, e poi? Poi è sbiadito, confuso, scandito oggi dalla paura che misura la distanza. Dei nostri respiri, dei nostri corpi, risuona nelle strade deserte e ci obbliga a misurare spazi. Ed ecco, d’un tratto, che perdiamo la memoria, perdiamo il passato e non sappiamo più rintracciare una strada nel presente e ancor più lontana, quella che avevamo progettato, o provato a costruire, per il futuro.

L’arte insegna. Maestra futurista e visionaria che racconta un passato lontano così come un presente: il nostro. Un’iscrizione in latino, ripartita in tre versi, che tradotta suona così: “Sulla base del passato / il presente agisce prudentemente / perché il futuro non rovini l’azione”. È inserita, nella parte superiore, in una delle opere più note di Tiziano: L’Allegoria del tempo governato dalla Prudenza. Un’ultima maniera caratterizzata da un apparente non finito, che rappresenta in successione, da sinistra verso destra, tre teste d’animale (di lupo, di leone e di cane), sormontate da tre teste maschili (di vecchio, di uomo maturo e di giovane).
Occorre una precisazione, prima di andare avanti. Nel linguaggio antico, “prudenza” non aveva il significato attuale di cautela, ma quello di “saggezza”, “avvedutezza”, “buon consiglio”. Un concetto che, dunque, chiama direttamente in causa quello del tempo: il prudente, ovvero il saggio, è colui che trae insegnamento dall’esperienza del passato per agire accortamente nel presente e porre solide basi per il futuro.

Tre volti umani, tre ritratti: quello dello stesso Tiziano, nel vecchio dal profilo aguzzo rivolto a sinistra, cioè al passato, coerentemente rappresentato come l’iscrizione e con l’ovvia considerazione che nella cultura occidentale normalmente si legge un testo o un’immagine in successione logica e temporale da sinistra verso destra. Al centro e in posizione frontale, col viso in ombra nella parte sinistra e progressivamente sempre più in luce verso destra, perfetta metafora del carattere intermedio, provvisorio e mutevole del presente, il figlio dell’artista, Orazio, che appare nei panni di un uomo maturo scuro di carnagione, di barba e capelli. Infine, rivolto verso destra, il nipote Marco, ritratto con fattezze di giovane dai capelli rossicci e dalla carnagione chiara, in piena luce nel massimo risalto di un luminosissimo futuro.

Un concetto che, dunque, chiama direttamente in causa quello del tempo: il prudente, ovvero il saggio, è colui che trae insegnamento dall’esperienza del passato per agire accortamente nel presente e porre solide basi per il futuro

Per quanto riguarda le figure dei tre animali, Tiziano probabilmente si ispirò all’Idea del Theatro di Giulio Camillo (1480-1544), letterato e filosofo, cultore di retorica e mnemotecnica, di cabala e alchimia, intellettuale a tutto tondo che nel suo testo, peraltro molto conosciuto all’epoca, riferiva della presenza delle tre bestie nell’“antro di Saturno” e vi faceva corrispondere i tre “tempi saturnini”, ovvero i tempi dell’attività intellettuale, di quella oscillante malinconia tra concentrazione e distrazione, tra ispirazione produttiva e stasi depressiva, che, secondo la teorizzazione umanistica, accompagna regolarmente la creazione artistica.

Dunque nell’allegoria che è questo dipinto non si discuterebbe di un tempo qualsiasi, ma di quello dell’artista, un tempo speciale che va gestito secondo la scansione della memoria, dell’intelligenza e della previdenza. Proprio le tre parti che nel corso del tempo costituiscono la prudenza. L’opera infatti si connota parzialmente come emblema, confrontandosi con i temi delle tre età dell’uomo, delle tre zone del tempo, delle tre componenti della prudenza.
Se la prudenza governa il tempo, il triplice ritratto la sconfigge perché allunga a tutte e tre le zone del tempo la figura dell’uomo visto quasi come un progenitore, assistendo così a una nuova proposta dialettica, dove l’artista rende consapevole la riflessione sul senso della mutevolezza e della fine.

Solo la grande arte svela il mistero della vita. Solo un grande pittore come Tiziano, in verità, poteva dar forma ad un simile progetto, capace di tenere insieme invenzione, costruzione ed esecuzione dell’opera col linguaggio più appropriato allo sviluppo e alla comunicazione del suo significato all’interno di un tessuto culturale di tale livello.
Sembra quasi che la visione, presa di per sé come emblema, sia la docile provincia del pensiero e che le opere d’arte siano semplici promemoria per il mondo intero. E non invece all’ombra delle nostre idee e delle nostre intenzioni.

Immagine di apertura: Tiziano, Allegoria della Prudenza, 1565-70 ca.

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