

“Da tutti questi lavori”, continua Delogu, “ovviamente in maniera diversa, emerge un bisogno fortissimo d’identità attraverso una fotografia del presente che sappia raccontare una storia. Per poter riprendere possesso della nostra vita, si rivela necessario rifiutare a priori questa ossessività del passato e guardare il presente come una possibilità per abbandonarvisi”.
Molti i fotografi chiamati a interrogarsi sul tema, come Olivo Barbieri che, nel nuovo lavoro dalle grande dimensioni Site-specific Roma 14, si rifà a quello precedente realizzato per la Commissione Roma 2004. Se allora aveva fotografato Roma da un elicottero con la tecnica del fuoco selettivo, mostrando la città come un grande plastico in scala, oggi, dieci anni dopo, fotografa dall’alto il plastico dell’urbe conservato al Museo della Civiltà Romana.



Visitando l’esposizione, la sensazione è strana. È quella di un presente troppo presente da voler ammettere, di uno specchio fotografico che non si vuol guardare. “Non è disagio”, ci tiene a sottolineare Delogu, “è vero, da sempre, l’Inferno piace e affascina di più, ma in questi lavori c’è un incredibile bisogno di luoghi e identità”.
Come in uno dei lavori più veri, Displacement – New Town No Town di Giovanni Cocco e di Caterina Serra. Il progetto, dove le fotografie sono accompagnate da epigrafi poetiche, racconta i nuovi luoghi dell’Aquila: dopo il terremoto del 2009, la popolazione ha perso il suo centro ed è stata trasferita nelle new town, costruite nelle periferie, piene di alienazione e smarrimento.
fino al 17 gennaio 2016
XIV Fotografia – Festival Internazionale di Roma
Il Presente
Museo d’Arte Contemporanea di Roma
via Nizza 138, Roma