J’aimerais controler le sens de la culture. Sforzo immane che lo impegna e si ritrova in qualche passo delle sue Lettres Ouvertes ai colleghi, da David Lamelas a Immendorf, fino alle figure istituzionali – dal Ministro della cultura belga ai senatori della citta di Berlino – in un’atmosfera post-sessantottina dove un pregnante segno politico interroga organizzazione, fruizione e percezione dell’evento artistico. Lui si presenta al Palazzo delle Beaux Arts di Bruxelles con un cammello e inventa musei il cui ingresso è vietato ai bambini.
Il contrario dell’arte da tour operator odierna che qui è post-profeticamente parodiata dal suo Monsieur Teste del 1975, il piccolo automa intento nella lettura dell’Express, davanti a un grande pannello proveniente da un agenzia turistica raffigurante una spiaggia tropicale, le spalle dell’uomo volutamente voltate al panorama.
Non è un caso che il lingotto d’oro, scelto per presentare la Section Financière qui alla Monnaie, sia quello che appartiene all’artista Danh Vo, la cui ricerca è strettamete connessa all’uso dell’oro e degli ambienti come quella di Broodthaers, per sottolineare la permaneza fisica di questa continuità.
Presentato sulla copertina del catalogo della Fiera di Colonia nel ‘71 e con una equivalenza totalmente fittizia rispetto al mercato, il doppio del valore in quanto opera d’arte, questa barretta non è un opera ma un indice azionario, un monumento portatile dell’equivalenza esplosa dell’arte blue-chip con sola connotazione finanziaria dei giorni nostri. Segna un punto di svolta nella storia del personalissimo Musée dell’artista che è dichiarato in vendita per fallimento ma apre a piú di una riflessione. Così come le casse da trasporto, le palme, le edizioni o la ricostruzione della splendida Salle Blanche presentata da Pontus Hultén nel 1975 a Parigi nella protostoria del Centre Pompidou.
Ci si muove in un mondo di poesia critica o forse una manifesta dichiarazione di incompatibilità con il sistema. Ciò che si muove e si evoca qui parte dalla riproduzione di una stanza di casa sua e apre inconsciamente ai prestiti straordinari dei musei immagine e multimiliardari dei nostri giorni.
Del suo tenero e poetico museo di “resistenza” con le cartoline che riproducono capolavori, proiezione di diapositive e casse prestate dall’agenzia di trasporti Menkés, Broodthaers amava dire che era nato da una circostanza e in fondo il concetto era arrivato dopo. È più difficile crederlo oggi visto che questa materia – il business museale – si è imposto nell’immaginario collettivo come inattaccabile, o piú probabilmente da questi punti di partenza si disegna chiara la comprensione dell’arte del prossimo futuro.