Re-generation

Il MACRO Testaccio diventa lo scenario in cui una trentina di artisti di età compresa tra 20 e i 30 anni mettono in mostra il proprio lavoro, invadendo i capannoni dell'ex Mattatoio con opere realizzate di recente o per l'occasione.

Dal giorno della sua inaugurazione a Roma, stiamo aspettando che il MACRO Testaccio, già MACRO Future, s'imponga come spazio istituzionale off dell'arte del presente. Nasce, nel 2003, nell'ex Mattatoio della città, nello storico quartiere di Testaccio, dove convivono numerosi aspetti: quartiere operaio che, pur conservando la sua anima popolare, ha aperto le porte a una folta comunità di intellettuali; centro della vita notturna e, al contempo, luogo scelto dall'Università di Roma Tre per la nuova sede della Facoltà di Architettura, che accoglierà un migliaio di studenti. In questo scenario, il museo potrebbe finalmente diventare un luogo d'incontro e scambio culturale, un punto di riferimento per i frequentatori del quartiere e i cittadini; potrebbe coinvolgere nuove fasce di pubblico e diventare uno spazio in cui sperimentare inedite modalità curatoriali ed espositive, dare visibilità ad artisti non ancora consacrati, un laboratorio museale in continuo confronto con la sede più tradizionale di via Reggio Emilia. Secondo il nuovo direttore del MACRO Bartolomeo Pietromarchi, la sede di Testaccio dovrebbe prendere questa direzione entro la fine dell'anno, con servizi per la collettività che ne farebbero un importante luogo di aggregazione.

La mostra Re-generation (aperta fino al 9 settembre) segna la prima fase del nuovo ciclo: una mappatura della recente fase di rinnovamento culturale della città di Roma che – afferma Pietromarchi – "pone il museo come centro di produzione artistica, creando un'essenziale relazione con il territorio". E lo fa attraverso il punto di vista delle due giovani curatrici romane Maria Alicata e Ilaria Gianni, invitate a selezionare alcuni degli autori che negli ultimi 5 anni hanno offerto il contributo più interessante alla rinascita artistica della città. I capannoni dell'ex Mattatoio diventano così lo scenario in cui una trentina di artisti di età compresa tra 20 e i 30 anni mettono in mostra il proprio lavoro, invadendo gli spazi con opere realizzate di recente o per l'occasione. Una delle più interessanti è Dividual Superorganism di Luana Perilli, classe 1981, che per la mostra ha costruito una teca con un microcosmo abitato da una colonia di formiche che spingono l'osservatore a considerarsi come parte di quel corpo sociale, riconoscendosi nelle dinamiche che ne regolano l'esistenza. Pictures of People in Caves di Nicola Pecoraro (1978), ricoprendo di argilla due grandi pareti, richiama la vicinanza del Tevere e trasforma lo spazio espositivo in un paesaggio performativo, soggetto al trascorrere del tempo.
In apertura: Luana Perilli, visione d’insieme: <i>Dividual Superorganism human scale – constrain proportion</i>, 2012. Stampe da libri di entomologia d'inizio XX secolo. <i>Polyrhachis Dives kin selection - maiden aunt weaving chair</i>, 2012, nido artificiale di formiche, dimensioni ambientali. Courtesy The Gallery Apart, Roma. Photo Giorgio Benni. Qui sopra: Pino Pascali, <i>Killer con scenografia</i>, 1967 tecnica mista su cartoncino e acetato, 25 x 35 cm. Collezione privata. Courtesy Archivio dell'opera grafica di Pino Pascali, Firenze
In apertura: Luana Perilli, visione d’insieme: Dividual Superorganism human scale – constrain proportion, 2012. Stampe da libri di entomologia d'inizio XX secolo. Polyrhachis Dives kin selection - maiden aunt weaving chair, 2012, nido artificiale di formiche, dimensioni ambientali. Courtesy The Gallery Apart, Roma. Photo Giorgio Benni. Qui sopra: Pino Pascali, Killer con scenografia, 1967 tecnica mista su cartoncino e acetato, 25 x 35 cm. Collezione privata. Courtesy Archivio dell'opera grafica di Pino Pascali, Firenze
Silvia Iorio, nata nel 1977, inscena qui un ulteriore capitolo dell'opera Odysseia, avviata a Londra nel 2010 per sfidare le nozioni tradizionali di spazio e tempo attraverso il richiamo alla teoria fisica dell'Entanglement e al concetto di dislocamento. E ancora, Alessandro Piangiamore – siciliano, classe 1970, che ha scelto Roma per vivere e lavorare – ha coinvolto amici e conoscenti per raccogliere scarti di cera, materiale fortemente simbolico per il centro della cristianità e, con questo materiale, ha realizzato grandi fusioni policrome dal valore scultoreo e pittorico. Uno dei disegni dallo stile volutamente impreciso e sintetico di Marco Raparelli (1975) è stato scelto come immagine guida della mostra. L'opera I senza nome raccoglie situazioni oniriche e personaggi stratificati, che occupano lo spazio museale attraverso una quadreria e alcune figure a grandezza naturale che si confondono con gli spettatori. Oltre agli artisti romani, la mostra comprende anche numerosi stranieri, borsisti presso le Accademie, che sono stati capaci d'intessere un rapporto di scambio con la città, diventata punto di partenza per nuove riflessioni e lavori, come il francese Raphaël Zarka (Montpellier, 1978) e l'americana Mary Reid Kelley (Greenville, South Carolina, 1979).
Marco Raparelli, <i>I senza nome</i>, 2012, disegni a matita e pennarello su carta, sagome in MDF, dimensioni variabili. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino, Napoli. Photo Giorgio Benni
Marco Raparelli, I senza nome, 2012, disegni a matita e pennarello su carta, sagome in MDF, dimensioni variabili. Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino, Napoli. Photo Giorgio Benni
Tra i lavori dei giovani, s'insinuano come apparizioni le opere degli anni '70 – momento d'oro per l'arte contemporanea a Roma – di sei grandi maestri, che hanno lavorato e vissuto in città: Gianfranco Baruchello, Alighiero Boetti, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Luigi Ontani e Pino Pascali. Spiccano i disegni animati di Pascali per uno spot mai diffuso che rivelano un aspetto meno conosciuto dell'artista di Polignano a Mare e i lavori di Baruchello, raffinato artista e pensatore che Roma ha solo recentemente riscoperto e che ha segnato e influenzato una generazione di artisti, curatori e critici romani, gli attuali trentenni appunto, assidui frequentatori della sua Fondazione.
Re-generation è una panoramica ovviamente parziale e quindi sensibile alle critiche, ma proprio questo ne evidenzia il forte carattere curatoriale.
Mary Reid Kelley con Patrick Kelley, <i>The Syphilis of Sisyphus</i>, 2011. video still, HD Video. Courtesy l’artista e Pilar Corrias Gallery, Londra
Mary Reid Kelley con Patrick Kelley, The Syphilis of Sisyphus, 2011. video still, HD Video. Courtesy l’artista e Pilar Corrias Gallery, Londra
Re-generation è una panoramica ovviamente parziale e quindi sensibile alle critiche – quanti artisti affermati mancano all'appello – ma proprio questo ne evidenzia il forte carattere curatoriale. Il lavoro di Ilaria Gianni e Maria Alicata, infatti, è stato quasi artigianale, una ricerca durata mesi a contatto diretto con gli artisti, alcuni già affermati, altri emergenti che espongono qui per la prima volta, come Carlo Gabriele Tribbioli. Uno scambio continuo che ha consentito, anche grazie a numerose segnalazioni, di scoprire le nuove leve della scena artistica romana. La fase di allestimento, realizzato con la costante presenza degli artisti, è stata un'importante occasione per creare nuove relazioni e trasformare i due padiglioni in un dinamico laboratorio artistico. Ma questa – lo sappiamo – è una delle linee direttive su cui ha puntato Pietromarchi, basti pensare all'istituzione degli Open Studio (http://www.domusweb.it/it/art/studi-d-artista-open-studio/), le prime residenze d'artista create da un museo romano. La maggior parte delle opere in mostra sono state prodotte dal MACRO con l'ausilio degli artisti e in alcuni casi dei galleristi di riferimento. L'obiettivo è di acquisirle per la collezione del museo grazie al contributo degli Amici del MACRO.
Carlo Gabriele Tribbioli, <i>La Fondation de Fès (elementi per una maledizione dei discendenti d’Idriss)</i>, studi per lo sviluppo dell’Episodio terzo del film <i>Trilogia Mastequoia</i>, 2010-2012. Raccolta e composizione di diario, libro, carte, disegni, stampe e oggetti, tecniche varie, dimensioni variabili. Photo Giorgio Benni
Carlo Gabriele Tribbioli, La Fondation de Fès (elementi per una maledizione dei discendenti d’Idriss), studi per lo sviluppo dell’Episodio terzo del film Trilogia Mastequoia, 2010-2012. Raccolta e composizione di diario, libro, carte, disegni, stampe e oggetti, tecniche varie, dimensioni variabili. Photo Giorgio Benni
Re-generation parla di Roma. Mette in scena chi è nato e chi vive nella capitale italiana o chi vi ha soggiornato per brevi o lunghi periodi. Il filo conduttore è rintracciabile nella sola provenienza geografica: potrebbe essere questo il punto debole dell'esposizione? Ci chiediamo se sia possibile rintracciare alcuni contenuti che leghino l'opera degli artisti invitati al di là della città di appartenenza. Approfondire in che modo la città li abbia influenzati, ne abbia stabilito le direzioni di ricerca, per esempio. Valutazione che, al momento, è lasciata al visitatore, in attesa del catalogo, che uscirà a breve per i tipi di Quodlibet, con i contributi di alcuni critici e curatori romani, scelti dagli stessi artisti per commentare la propria opera. Forse questa cospicua raccolta di riflessioni ci aiuterà a fare un primo punto sulla scena artistica locale, sperando che Re-generation possa diventare un appuntamento periodico, affidato di volta in volta a curatori diversi, per definire nuovi paesaggi a partire dalla città di Roma.
Silvia Iorio, <i>Universe #69</i>, 2012 dalla serie <i>Odysseia</i>, 2012, acquerelli, luci, batterie, alluminio, carta, 24 x 30 cm. Courtesy Galleria Il Segno, Roma
Silvia Iorio, Universe #69, 2012 dalla serie Odysseia, 2012, acquerelli, luci, batterie, alluminio, carta, 24 x 30 cm. Courtesy Galleria Il Segno, Roma
Alessandro Piangiamore, <i>La cera di Roma</i>, 2012, candele in cera d'api, paraffina, carnauba e cera di palma fuse, 4 elementi da cm 205 x 125 x 4 ciascuno. Courtesy l’artista, Magazzino d’Arte Moderna, Roma e UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo. Photo Giorgio Benni
Alessandro Piangiamore, La cera di Roma, 2012, candele in cera d'api, paraffina, carnauba e cera di palma fuse, 4 elementi da cm 205 x 125 x 4 ciascuno. Courtesy l’artista, Magazzino d’Arte Moderna, Roma e UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo. Photo Giorgio Benni

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