Wilfredo Prieto: equilibrando la curva

La nuova mostra dell'HangarBicocca, curata da Andrea Lissoni sempre con sensibilità e rigore, guarda a Cuba e a un suo giovane talento.

Con un salto geografico, semantico e culturale apprezzabile, Andrea Lissoni inaugura il secondo ciclo nella rinnovata sede dell'HangarBicocca con una mostra che si affianca all'installazione The Happiest Man dei russi Kabakov curata da Chiara Bertola, segue temporalmente quella intitolata ad aprile ai maestri Genikian e Ricci Lucchi e anticipa quelle autunnali dedicate alla Germania con Carsten Nicolai e all'Argentina con Tomas Saraceno. Questa volta si guarda, sempre con sensibilità e rigore, a Cuba e a un suo giovane talento, Wilfredo Prieto.

Che alla base dell'opera di Prieto ci sia una qualche forma di critica è indubbio. Non si spiegherebbe altrimenti il vantaggio di occupare l'imponente sala che fronteggia le immense e magnifiche Torri di Kiefer con una selezione di ritrovati tutto sommato oggettivamente piuttosto brutti (una betoniera, un autobus, una catena di sfere racimolate chissà dove, un vecchio motore, una balla di fieno, dei calzini anonimi neri). E indubbia è l'"immediatezza visiva" che reclama in grassetto anche il comunicato di presentazione della mostra; anche se, com'è ovvio, più che gli oggetti in sé, è la loro delocalizzazione a sortire un "effetto wow". Meno adamantino invece è a chi o a che cosa si rivolga la poetica denunciatoria dell'artista cubano. Con Apolitical del 2001, per esempio, quando Prieto aveva "decolorato" 30 bandiere di Paesi appartenenti all'ONU, issandole in un'inedita veste bianco e nera prima in Irlanda, poi in Italia e in Francia, oltre all'"immediatezza visiva" (sì, ma anche alla bellezza formale), si poteva intuire il tenore della polemica politica contenuta nel gesto e i suoi destinatari. Lo stesso è valso per altre azioni provocatorie che hanno scandito la partecipazione dell'artista a Fiere e Biennali in tutto il mondo e con cui se l'è presa di volta in volta con il sistema economico, quello alimentare, l'ambientale, il culturale, le istituzioni pubbliche e private, e i loro cortocircuiti, sempre con un sottile ghigno sornione, con più arguzia che polemica.
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Nella mostra Equilibrando la curva, molte delle cui installazioni sono site-specific realizzate apposta per la sede milanese, viene il sospetto che uno dei bersagli delle inventive sia proprio l'arte stessa, o peggio (o meglio?), noi fruitori di quel genere di arte e insieme a essa parodiati. Che siamo noi cioè gli imputati di perderci alle mostre d'arte proprio come "un ago in un pagliaio", la monumentale opera-balla di fieno che accoglie e il visitatore e – ci dice il titolo, altrimenti non ne avremmo indizio – nasconde un ago nella sua avviluppata matassa? Che siamo noi che cerchiamo, nella maggior parte dei casi inventiamo, e alle volte paradossalmente troviamo, significati, sensi e poesia nella totale banalità di oggetti anonimi come un paio di scarpe consumate per il solo loro essere trasposti in mostra? Che ripercorriamo a ritroso una "valanga" di sfere dall'equivoca natura, come un indefinito sistema solare fatto di pianeti sempre più grandi, fino ad approdare a quello che racchiude tutti gli altri e servirà vodka e succo d'arancia live agli avventori dell'Hangar fino a settembre? Forse sì. Ma probabilmente no.
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Ecco l'inganno dell'arte quando è più riuscita e si muove sul crinale instabile, ma imperituro tra l'impressione di averne colto il centro e la certezza che il gioco vive di interpretazioni plurime, di aporie e di sorpresa. L'opera di Prieto ha la straordinaria capacità proprio di situarsi tra l'immediatezza tautologica del "una betoniera è una betoniera è una betoniera" e la meraviglia semplice e diretta di certe favole per bambini in cui "giri la pagina, trovi il castello". Così, girandole intorno, si scopre che la betoniera è inchiavardata da litri di cemento liquido, colati dal suo stesso carico, che trasformati in chili l'hanno ancorata al pavimento imprigionandola; oppure che la gigantesca nuvola cromata che disegna il soffitto nella sua leggerezza volatile e morbida è in realtà fatta di 7 km di filo spinato: minaccia che incombe sulle nostre teste o simbolo di liberazione ed evanescenza?
Che alla base dell'opera di Prieto ci sia una qualche forma di critica è indubbio. Non si spiegherebbe altrimenti il vantaggio di occupare l'imponente sala con una selezione di ritrovati tutto sommato oggettivamente piuttosto brutti.
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Ma l'opera più controversa, forse memorabile per noi milanesi di nascita e adozione, e difficile – perché senza un titolo (Equilibrando la curva) e una didascalia alla mano non avremmo indizi di che cosa si tratti – è l'autobus di 18 metri snodabile, arrivato grazie all'ATM e diretto verso chissà dove, con le luci di emergenza accese. Se questo mezzo è metafora, di un viaggio, di un percorso, di una "curva", di un'emergenza appunto, l'impressione è che l'elemento risolutore, cioè l'"equilibrando" – ovvero le monete da 1 euro su cui posano le ruote esterne dell'autobus nascondendole – vada invece preso proprio nel suo senso letterale: il soldo. Non è chiaro, ancora, se l'autobus rappresenti il momento di crisi attuale a livello economico o sia un'allegoria dell'arte (siamo pur sempre in un museo), se sia un omaggio o un oltraggio ai milanesi, se un euro sia indicativo di scarso valore o sineddoche di un tutto più pecuniariamente rilevante, se sia rocambolesca o plausibile almeno un'allusione al fondatore promotore dell'HangarBicocca, ovvero Pirelli, che quanto a pneumatici si è guadagnato una fama internazionale e sui cui sforzi, tra l'altro, si reggono le ruote della Fondazione… Ma alla fine proprio questa non chiarezza definitiva è quello che, al di là del ribadito impatto visivo, interroga e s'imprime come memoria della mostra. Proprio come un'altra opera di Prieto, di un anno più vecchia, Poison and Antidote, esposta alla AnnetGelink Gallery di Amsterdam, dove ci sono due boccette trasparenti da 20 ml ciascuna, ma non si sa quale contenga veleno e quale il suo antidoto. E non si saprà.
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, <i>Equilibrando la curva</i>, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca
Wilfredo Prieto, Equilibrando la curva, 2012. Vista dell'installazione all'HangarBicocca. Photo Agostino Osio. Courtesy Fondazione HangarBicocca

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