Ryoji Ikeda: data.anatomy [civic]

L'ultima installazione dell'artista giapponese è un lavoro motivato da ragioni commerciali, ma capace di trasformare un oggetto familiare e comune come una Honda Civic in una sorprendente esperienza multimediale.

Il comunicato stampa non specifica come l'artista giapponese Ryoji Ikeda abbia conosciuto Mitsuru Kariya, progettista della nuova Honda Civic, ma scommetto che non è successo in un guardaroba di Davos. A parte gli attacchi all'ArcelorMittal Orbit, per l'ultima opera di Ikeda – data.anatomy [civic] – la Honda ha sborsato molto più che puri e semplici quattrini: il gruppo di lavoro di Kariya gli ha consegnato l'intero pacchetto dei file CAD e degli schemi "a fil di ferro" della nuovissima, nona generazione della Honda Civic. Ikeda ha dichiarato che è stato come ricevere un file riservato dall'FBI.

Benché l'ultima installazione di Ikeda possa apparire poco più che un inventivo spot pubblicitario per la Honda, l'artista ha alle spalle un intero catalogo di opere che trasformano insiemi astratti di dati complessi in stupende esperienze multimediali, e perciò questa specifica collaborazione è molto meno improvvisata di quelle di certi altri gruppi di designer blasonati di recente memoria.

Ovviamente Ikeda lavora di solito con grandi insiemi di dati tratti da varie fonti, dal sistema solare come dall'Human Genome Project.


Perciò è interessante vederlo iniziare a lavorare con i dati relativi a un singolo oggetto particolare. L'esperienza vale di meno perché l'insieme di dati è relativo alla Honda Civic e non al sistema solare? Forse sì e forse no. Siamo sempre allo stesso, livello di eccellenza tecnica impeccabilmente alto che ci si attende da Ikeda: le immagini sono nitide e precise, e il suono è brillante come un diamante, e riecheggia in tutto il vecchio ambiente industriale in modo piacevolmente vivace. Ma, con soli 12 minuti di durata, data.anatomy [civic] è molto meno ambiziosa di altre installazioni che ho visto. E pare anche un po' troppo manierata. In datamatics [ver 2.0], che ho visto Ikeda presentare dal vivo l'anno scorso al Barbican, ci sono onde sonore dell'intensità di uno tsunami che bombardano i sensi. È un'esperienza metafisica di trasformazione e di esaltazione totale, un'esperienza che in qualche modo a data.anatomy [civic] nella sede del MUMA (Kraftwerk) di Berlino viene a mancare.
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i> al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Il che non vuol dire che l'installazione non sia un successo, perché lo è. In sintonia con il linguaggio visivo delle precedenti opere di Ikeda costruite su insiemi di dati, ogni sezione (qui ce ne sono tre) si distingue per aspetto e per tono, in rapporto a ciascuna prospettiva adottata nell'estrazione dei dati. La prima parte è la più felice: splendidi, variegati battiti cardiaci sul pavimento fosforescente di una cattedrale si increspano muovendosi su tre schermi. Questo curioso schema variegato è nientemeno che il diagramma di tutti i componenti della Civic proiettati su un piano, che occupano lo stesso spazio degli oggetti fotografati da Todd McLellan, sventrati per svelare il catalogo dei componenti. Accompagnato da laconici, schioccanti suoni elettronici che assomigliano al dialogo a botta e risposta del battito delle mani andaluso, il punto di vista di Ikeda sul progetto informatico, più astratto, è un modo sorprendentemente creativo di guardare alle macchine.
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i> al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
La seconda sezione dell'opera è un ibrido tra una macchina del tempo e una slot-machine da autostrade dell'informazione. Icone e numeri scorrono minuscoli attraverso lo schermo da sinistra a destra, come debordanti quotazioni di borsa di Bloomberg. Osservandoli, al momento, non avevo idea di che cosa volessero rappresentare questi dati, se non che avevano qualcosa a che fare con i dati dell'auto. Mi piacerebbe dire che più tardi ho scoperto che cos'erano, ma non è così. E tuttavia non importa. Osservando le icone dei dati scorrere sullo schermo mi sono sentita come in trance dentro un cinetoscopio da fantascienza. Si ha la sensazione che in gran parte del lavoro di Ikeda ci sia lo sforzo di trasformare il codice sotteso alla realtà quotidiana della vita in qualcosa di sublime, semplicemente consentendoci di vedere e di udire, di comprendere il linguaggio dei dati.
Accompagnato da laconici, schioccanti suoni elettronici che assomigliano al dialogo a botta e risposta del battito delle mani andaluso, il punto di vista di Ikeda sul progetto informatico, più astratto, è un modo sorprendentemente creativo di guardare alle macchine.
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i>  al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
La terza e ultima sezione è anch'essa familiare, se non addirittura una ripresa di datamatics [ver 2.0], in cui vari punti del sistema solare vengono mappati su un griglia tridimensionale. In data.anatomy [civic] Ikeda crea una specie di endoscopia dei vari componenti dell'auto usando gli schemi 'a fil di ferro', sottolineando i singoli 'organi' dell'auto illuminandoli di rosso in sincronia con suoni puntuali, minimalisti. Poi una breve pausa, e tutto quanto si ripete di nuovo.
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i> al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Non si può negare che si tratti di un'opera a scopo commerciale, il che è evidente soprattutto nell'intonazione, al confronto di opere come datamatics [ver 2.0]. Dal punto di vista tonale si tratta di un'opera molto più riservata, con meno dinamica e meno variazioni nel sonoro: qui nulla ferisce chi si ritrova a entrare dalla strada. In data.anatomy [civic] Ikeda ha creato da sé solo un modo senza paragoni di rappresentare vaste quantità di dati in maniera astratta ed esteticamente stupefacente, che fa apparire una cosa poco interessante come la Honda Civic la più eterea e sublimemente bella del mondo.
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i> al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, <i>data.anatomy [civic]</i> al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione
Ryoji Ikeda, data.anatomy [civic] al MUMA Kraftwerk Berlin, vista dell'installazione

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