Resoconti: tre settimane dopo il Creative Time Summit

Il rinnovato Summit del 2010, che si è svolto tre settimane fa nella grandiosa Great Hall della Cooper Union.

Creative Time, ente senza fini di lucro di New York, ha ospitato un convegno intitolato Revolutions in Public Practice ("Rivoluzioni nel comportamento pubblico"), a cura di Nato Thompson: la seconda edizione dell'incontro di una sola giornata presentato lo scorso anno alla New York Public Library. Questa volta si è dato ascolto alle osservazioni nate in occasione della prima edizione e gli oltre 40 interventi del convegno sono stati suddivisi in due giornate piene, dando anche spazio a tavole rotonde e a consistenti sessioni di domande e risposte con il pubblico.

La manifestazione ha visto l'importante partecipazione di artisti, critici e filosofi internazionali che hanno preso spunto dalle conversazioni dello scorso anno, ancora aperte, in merito alla carente definizione delle pratiche dell'arte "sociale". Nell'introduzione programmatica Thompson afferma che "ciò che costituisce una pratica artistica socialmente impegnata resta un mistero che evoca sia forti sentimenti sia, curiosamente, una spiccata ambivalenza". E, restando ancora ignoto a chi si rivolga questo genere d'arte, prosegue Thompson, "il Creative Time Summit parla a un pubblico che ancora non esiste".

Da frequentatore di conferenze sono stato piacevolmente impressionato dallo sforzo di Creative Time nel dosare quelle che avrebbero potuto essere due lunghe, defatiganti giornate. Un'attenta distribuzione dei temi ha alternato sessioni dense ad appuntamenti più leggeri, mentre divertenti e intelligenti intermezzi musicali permettevano alla manifestazione di svolgersi in modo incredibilmente fluido e puntuale. A questo proposito è stata riproposta la strategia messa in pratica nella prima edizione: un grande contaminuti mostrava sul palco il conto alla rovescia e la musica dal vivo annunciava la fine del tempo concesso all'oratore, crescendo di volume fino a che si potevano sentire solo le note. Un eccellente programma musicale, che andava dal violoncello al sitar e all'hang drum facilitava la transizione da un oratore all'altro.

La manifestazione prevedeva otto sessioni: Mercato, Scuole, Cibo, Geografie, Stati, Istituzioni, Mondi artistici possibili e Rapporti regionali. L'ampiezza dei titoli ha permesso a esponenti di settori molto diversi di inserirsi nella stessa sessione: per esempio l'artista e-flux Anton Vidokle (che in questa occasione presentava il suo Time/Bank) insieme con il collettivo artistico danese Superflex nella sessione Mercati, l'architetto Eyal Weizman e la performer Regina José Galindo nella sessione Geografie, il collettivo W.A.G.E. e lo studioso Thomas Keenan nella sessione Istituzioni, e così via. Ogni sessione veniva prima di tutto contestualizzata da un'introduzione di un quarto d'ora. Nella sua forma migliore il Summit ha presentato opinioni critiche su una multiforme gamma di questioni d'attualità che, per quanto non sempre attinenti all'arte in quanto tale, si prestavano – idealmente – a essere dibattute nel contesto delle pratiche artistiche.

Una performance volutamente emotiva di Andrea Fraser, il cui intervento ha aperto la sessione Istituzioni, verteva sull'ineludibile complessità insita nel lavorare a fianco delle istituzioni. Veniva quasi da piangere mentre l'artista raccontava con voce spezzata la dolorosa e continua lotta per venire a capo di queste complessità.

Meno efficace è stata la sessione Scuole, presentata da Saskia Bos, preside della Cooper Union's School of the Art, cui partecipava il celeberrimo collettivo artistico Bruce High Quality Foundation. Quest'ultimo ha evocato una vaga atmosfera di contestazione con la proposta di introdurre un ambiguo modello "alternativo" nella sua università. Fraser più tardi ha sottolineato (non nel contesto delle Scuole, ma la citiamo qui di proposito a titolo d'argomentazione) che "spesso è pericolosissimo proporre e perseguire alternative senza impegnarsi contemporaneamente in una critica esplicita e puntuale della situazione attuale, perché si può scivolare nell'evasione dalla realtà, riproporre ideologie volontaristiche e suscitare parecchie conseguenze non desiderate".

Benché sia impossibile avere sott'occhio ogni aspetto dei filoni intellettuali di un convegno non si può fare a meno di riferire che Thompson si è rivelato un eccellente moderatore, che in parecchi casi ha assunto la conduzione delle sessioni di domande e risposte nella ricerca di un discorso critico costruttivo. Purtroppo pochissime domande del pubblico hanno colto l'occasione di dibattere le questioni cruciali toccate dalle introduzioni, esprimendo spesso opinioni personali con argomentazioni irrilevanti. Forse in futuro sarà il caso di selezionare preventivamente una serie limitata di domande intellettualmente stimolanti.

Senza dubbio il Summit è stato una maratona intensa e costruttiva – pur negli alti e bassi – che ha cercato ancora una volta di illustrare la situazione della pratica sociale e dei modelli di produzione culturale in ambito sociale oggi prevalenti. Sta di fatto che ne sono derivati molti dibattiti fecondi. Ma resta ancora un punto interrogativo su chi sia il pubblico. È ancora da capire, ma nel frattempo occorre spazzar via ogni cinismo e ogni atteggiamento disfattista per iniziare ad affrontare davvero le complesse condizioni sociali del mondo d'oggi. E, benché sia impossibile quantificare il successo del Summit, lo sforzo di capire che cosa rappresenti questa specialissima condizione consistente nel lavorare nel contesto sociale è importante e merita un seguito, oltre che suscitare parecchie aspettative per il prossimo anno.

Creative Time Summit Revolutions in Public Practice 2 ha visto interventi di Danielle Abrams, Basekamp, Saskia Bos, The Bruce High Quality Foundation, Julia Bryan-Wilson, Chen Chieh-Jen, Chto delat/What is to be done?, Phil Collins, Sofía Hernández Chong Cuy, Agnes Denes, Dilomprizulike, Claire Doherty, Eating in Public, F.E.A.S.T., Amy Franceschini, Andrea Fraser, Regina José Galindo, Gridthiya Gaweewong, Shaun Gladwell, InCUBATE, The International Errorist, Jakob Jakobsen, Thomas Keenan, Kickstarter, Laura Kurgan, Surasi Kusolwong, Dinh Q. Lê, Learning Site, Aaron Levy, Chus Martínez, Otabenga Jones & Associates, Trevor Paglen, Clair Pentecost, PLATFORM, J. Morgan Puett, Oliver Ressler, Laurie Jo Reynolds, Bisi Silva, Superflex, Anton Vidokle, W.A.G.E., Eyal Weizman, Stephen Wright. Ha partecipato Rick Lowe, vincitore della seconda edizione del premio annuale Leonore Annenberg Prize for Art and Social Change.
Panel Discussion - Markets
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Andrea Fraser
Andrea Fraser
Institutions - W.A.G.E.
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