Barbara Kruger al Whitney on Site

Fino al 17 ottobre l'installazione site specific realizzata da Barbara Kruger per la futura sede del Whitney Museum resterà nel centro di New York. Prima di lei hanno partecipato al programma lanciato dal museo Guyton\Walker e Tauba Auerbach.

Nel 1991, intervistata da W.J.T. Mitchell, Barbara Kruger dichiarò: "È facile essere spiritosi con le immagini […] ed è divertente. Ma credo che sia importante per me in qualche modo […] cercare di rappresentare in immagini […] come certe volte ci si sente a essere vivi oggi". 'Spiritosa nelle immagini' è proprio una delle definizioni superficiali usate per svalutare l'opera di Kruger: sì, è intelligente, ha avuto dei momenti felici, ma non è poi questo granché, non è così importante.

Ma se l'affermazione di Kruger su se stessa è vera, se cerca di rappresentare l'essere vivi oggi, allora nelle sue opere c'è qualcosa di molto più importante di una semplice provocazione rivolta al mondo dell'arte contemporanea. E allora quando dissemina il sito della futura sede del Whitney Museum nel centro di New York, nell'ex quartiere dei macelli, di frasi come "Proprietà immobiliare denaro sesso" oppure "Molto… è abbastanza" dobbiamo intuire qualcosa che va oltre una semplice critica dell'arte e dell'eccesso.

È proprio per questo motivo che a queste frasi si aggiungono evocazioni meno scontate: "Non sei ciò che sembri. Sei più complicato, più serio, più gentile, più sereno e sei un vero amico", oppure "Dal sangue alle carni, al cuoio, alla carne, alla seta". Nella prima proposizione lo spettatore è colto due volte di sorpresa. Prima di tutto si viene a sapere che non si è quel che si appare, ma poi, cosa più importante, non si fanno affermazioni ovvie, come per esempio: non sei un individuo autonomo e libero ma sei parte di una matrice capitalista di desiderio e di avidità. Invece si ricordano, o forse si constatano per la prima volta, le proprie qualità. Non si viene indotti all'autocritica ma a osservare come l'essere vivi oggi significhi qualcosa di più che essere un consumatore.

Con l'altra frase Kruger ci trasporta su un palcoscenico che viene direttamente dalla storia del sito, il quartiere dei macelli. Dal sangue alle carni è ovviamente il percorso dell'industria delle carni dall'uccisione al consumo, ma è anche l'ordine inverso del consumo, dove il sangue sgorga dalla carne cruda. Ma l'immagine è anche viscerale e umana, e induce magari a pensare a moti passionali fisici ed emotivi. L'aggiunta del cuoio sposta ulteriormente il segno in molteplici direzioni – quella del cuoio ottenuto dagli animali e del quartiere della moda che questa zona è diventata – e anche verso le pratiche sadomasochiste che ogni tanto sono esplose (e talvolta ancora serpeggiano) nella vicina zona dei moli di Chelsea.

Ci spostiamo poi per cerchi concentrici più esterni alla carne, involucro protettivo e anche elemento che collega corpo e mondo, e a corpi nella grazia delle carezze. E poi siamo messi di fronte all'incongruo elemento finale: la seta, faticosa produzione di un baco, in apparenza assolutamente lontana dal mondo di sangue, carni e carne (e denaro, sesso, proprietà immobiliare) che abbiano attraversato. Qui Kruger fa scintille, scintille di luce proiettate sull'essere vivi oggi in un mondo di tanto apparentemente impossibile equilibrio tra dolcezza e piacere da un lato, e abiezione e violenza dall'altro. E ciascuna di queste istanze, Kruger ci ricorda, è solo un "talvolta", solo un "forse": ci muoviamo tra i momenti come ci muoviamo tra le parole sulla pagina; le introiettiamo ma mai completamente; siamo presenti ma sempre trascinati "da" e "verso", in una logica di preposizioni che unisce il presente al passato, al futuro e all'ignoto.

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