The Surreal House

Fino al 12 settembre, una grande mostra al Barbican di Londra indaga il rapporto tra surrealismo e architettura.

Il tetto spiovente, una piccola finestra e una porta, l'esterno della Surreal House alla Barbican Art Gallery sembra una facciata qualunque, ma quando ti avvicini al campanello e ti ritrovi con il dito sul capezzolo di un seno di gommapiuma (Prière de toucher di Marcel Duchamp) capisci che l'interno sarà un po' diverso dal solito. "The Surreal House" (la casa surreale) è la prima grande mostra dedicata al rapporto fra surrealismo e architettura. Nel presentare 170 opere dislocate in un dedalo di sedici sale, l'esposizione "ospita l'irrazionale fatto realtà, le illuminazioni del quotidiano comune, in altre parole è tutto quello che la casa modernista non è", come spiega la curatrice Jane Alison nell'invitarmi a entrare.

Il piano terra è dedicato all'interno domestico. Prima il bagno, dove il visitatore viene accolto dall'imponente e tombale Black Bath di Rachel Whiteread. Alla porta seguente, nell'epicentro di questo labirinto, la sedia antropomorfica di Sigmund Freud progettata per sostenere ogni curva del suo corpo, guarda dall'alto del suo piedistallo come se volesse confermare la visione freudiana dell'ambiente domestico, frammentaria, tormentata e instabile. Un sonoro frastuono mi attira all'interno del salotto. L'opera di Rebecca Horn intitolata Concert for Anarchy, un enorme pianoforte fantasma sospeso al soffitto, ha appena vomitato le sue componenti e i tasti penzolano fuori, proiettando sulla parete l'ombra di un magnifico castello. Nel corridoio retrostante, la scala No Exit di Louise Bourgeoise non porta da nessuna parte. La cantina rappresentata dal cortometraggio Down to the cellar di Jan Švankmajer è stregata come ci si potrebbe immaginare. E sotto un corridoio poco illuminato c'è qualcuno che si nasconde dietro all'opera cantata The Toilet in the Corner, degli artisti russi Ilya ed Emilia Kabakov.

Su questo piano, la casa simboleggia il sé, fragile e frammentato, e questo è ancora più palpabile nei corridoi e negli spazi intermedi dove sono esposte le opere di artisti che lavorano sul significato della casa e sul posto che occupano al suo interno. Per l'artista belga Berlinde de Bruyckere la casa è un semplice lenzuolo avvolto intorno a una donna. Nella minuscola In the House of My Father model di Donald Rodney, la casa è fatta con la pelle dello stesso artista, mentre la serie Femme Maison di Louise Bourgeois, è uno studio sulla domesticità vista in un corpo seminudo, metà casa e metà donna.

Di sopra, il labirinto prosegue ma, attraverso una serie di "incontri fortuiti", il percorso si concentra sull'influenza del surrealismo sull'architettura. L'iconico dipinto di Salvador Dalí Sleep, una gigantesca testa che ondeggia precaria su una serie di forcelle, è esposto vicino a un filmato su Villa dall'Ava, in Francia, un progetto di OMA (Office for Metropolitan Architecture) dove si vede la casa pencolante sui plinti di fondazione come riflesso contemporaneo del dipinto di Dalí. Anche Le Corbusier è ben rappresentato: il salotto à ciel ouvert progettato per Charles de Bestegui ne rivela le influenze surrealiste. Persino Villa Savoye, icona del modernismo del Ventesimo secolo, prende un aspetto misterioso e surreale nelle foto di René Burri dell'edificio in stato di abbandono.

Ma nel soffermarsi su influenze inattese, la mostra trascura alcune dei nomi più significativi del momento. Gordon Matta-Clark è rappresentato con un pezzo solo, Splitting (una casa divisa in due). Lo studio di architettura londinese FAT non viene menzionato nonostante un portfolio che vira nel surreale, e sono sottorappresentati interventi più recenti come l'installazione Turning the Place Over dell'artista inglese Richard Wilson (una basculante sezione circolare di otto metri su una facciata di un edificio). E anche al piano inferiore la tendenza è quella di sorprendere il visitatore e colpisce l'assenza del design surrealista: non c'è traccia del Lobster Telephone o del divano Mae West Lips di Dalí o del Table with Bird Legs di Meret Oppenheim, un vero peccato in un contesto simile. Ma alla fine, la cosa più spettacolare della mostra è l'esperienza di vagare per i corridoi, di lasciarsi confondere, sorprendere, spaventare e provare quel merveilleux" di cui parlava Louis Aragon capace di rovesciare il mondo. Anna Bates
Salvador Dalí, Sleep, c. 1937
Salvador Dalí, Sleep, c. 1937
Louise Bourgeois, Femme Maison, 1994
Louise Bourgeois, Femme Maison, 1994
Edward Hopper, House by the Railroad, 1925
Edward Hopper, House by the Railroad, 1925
Gilles Ehrmann, Le facteur Ferdinand Cheval a Hauterives, 1962
Gilles Ehrmann, Le facteur Ferdinand Cheval a Hauterives, 1962
OMA, Rem Koolhaus, Villa dall'Ava, 1991
OMA, Rem Koolhaus, Villa dall'Ava, 1991
Man Ray, Untitled, 1920
Man Ray, Untitled, 1920
Sarah Lucas, Au Naturel, 1994
Sarah Lucas, Au Naturel, 1994
Rene Magritte, The Lovers, 1928
Rene Magritte, The Lovers, 1928
Claude Cahun, Self portrait (in cupboard), circa 1932
Claude Cahun, Self portrait (in cupboard), circa 1932
Rebecca Horn, Concert for Anarchy, 1990
Rebecca Horn, Concert for Anarchy, 1990
Marcel Duchamp, Priere de Toucher,1947
Marcel Duchamp, Priere de Toucher,1947
Christopher Wood, Zebra and Parachute, 1930
Christopher Wood, Zebra and Parachute, 1930
Francesca Woodman, House #4, 1976_big.jpg
Francesca Woodman, House #4, 1976_big.jpg
Le Corbusier and Pierre Jeanneret, Beistegui Apartment, Paris, 1929-31
Le Corbusier and Pierre Jeanneret, Beistegui Apartment, Paris, 1929-31

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