Under the bridge

Otto interventi artistici nello spazio pubblico, a Danzica e Liverpool. Testo Agnieszka Kulazinka

Il punto di partenza del progetto "Under the bridge" è lo spazio di due ponti – sopra Church Road a Garston, una zona suburbana di Liverpool, e a Danzica, sopra Szopy Street. Che cos'hanno in comune? Fisicamente, sono molto lontani l'uno dall'altro. Il ponte di Garston è stato realizzato negli anni Ottanta: fa parte di una strada che porta al centro di Liverpool. La sua costruzione, una volta completata, ha modificato l'immagine della zona. Il cavalcavia ha tagliato nettamente Garston, "un corpo urbano vivo", in due parti. Quella situata vicino al porto, dal tipico sobborgo inglese che era, si è trasformata in un paesaggio lunare, soggetto a continui cambiamenti; lentamente, le vecchie case sono state demolite e sostituite da nuove costruzioni e la zona è in fase di rilancio. Il ponte di Danzica, sopra Szopy Street, fa parte invece della Podwale Przedmiejske, una strada a scorrimento veloce progettata durante la Seconda Guerra Mondiale. Divide la città bassa (Dolne Miasto) dal resto di Danzica, consolidando la divisione della città tra la parte antica e la parte industriale, "povera".

Una semplice decisione degli urbanisti ha prodotto un impatto molto forte su scala ridotta. Entrambi i ponti sono diventati una linea di confine, uno spazio intermedio: un passaggio o una transizione simbolica tra due mondi incompatibili. Come sotto una lente di ingrandimento, i due ponti rivelano i problemi del quartiere. Dopo aver attraversato la linea di confine ci si sente teletrasportati – ci si ritrova improvvisamente in uno spazio completamente diverso. In che modo le divisioni provocate dai due ponti influenzano la percezione dello spazio? Che impatto producono sulla coscienza della gente che vi abita e dei visitatori? "Under the bridge" riguarda una serie di interventi artistici nello spazio pubblico e "mentale" dei due ponti, e cerca di analizzare il subconscio del quartiere, collegando simbolicamente gli spazi. L'arte è in grado di eliminare, almeno per un breve periodo, la bruttura dei due ponti? Il senso di oppressione che essi generano scomparirà almeno per un istante? Gli interventi artistici si svolgeranno una volta al mese. Abbiamo scelto intenzionalmente di distaccarci dalla forma del festival preferendo quella delle attività a lungo termine. Questa forma avrà un impatto più incisivo sui residenti? Il progetto "Under the bridge" indaga il ruolo dell'arte e degli artisti nello spazio pubblico: esso è in grado di influenzare la società? Le loro ambizioni non sono che utopie o tendenze alla moda dell'arte contemporanea? Quale spazio occupa l'uomo nell'infrastruttura artistica?

"Under the bridge" a Liverpool

Roman Dziadkiewicz, Ponti (mezzi per superare gli ostacoli al coinvolgimento emotivo)
L'artista opera al confine tra attività artistiche e sociali. Il suo progetto può assumere la forma di seminari, indagini, testi scritti, documenti programmatici o ricerche a lungo termine. Il progetto di Garston costituirà un tentativo di stabilire un collegamento sperimentale tra esperienze individuali private ed esperienze di gruppo, un tentativo di reagire all'indifferenza e al suo ostacolare il coinvolgimento emotivo. L'artista spiega che Garston, con la sua località, la sua storia e la sua topografia culturale e sociale è messa a confronto con l'unicità, il carattere individuale e le storie degli individui invitati a partecipare al progetto. L'artista ambisce anche a creare un altro collegamento: quello tra la dimensione macro e quella micro. Il progetto assumerà la forma di una serie di azioni, di interventi, di micro-performance e di riflessioni, eseguite assieme alla comunità di Garston, invitata a collaborare.

Elzbieta Jablonska, con Przemyslan Paszek
Descrivere l'opera di Elzbieta Jablonska è un compito difficile. L'artista usa e trasforma gli stereotipi e i clichè culturali legati alla donna e alla femminilità. Gioca con essi un gioco intelligente, pieno di senso dell'umorismo e di entusiasmo. Nella società contemporanea, le attività tipicamente femminili sono imbarazzanti, racchiuse tra le mura delle abitazioni private e marginalizzanti. L'artista le rende visibili e ne valorizza la condizione attraverso l'arte. Un aspetto interessante delle iniziative della Jablonska è quello costituito dalle reazioni che i suoi progetti suscitano negli spettatori. Esse rivelano spesso sentimenti invisibili, sentimenti che nella vita quotidiana rimangono celati.

Dorota Buczkowska, Fountain
Nelle sue opere, Dorota Buczkowska mette in risalto le similitudini tra il corpo umano e le infrastrutture della città. Nella sua arte grafica, nei disegni e nelle installazioni, le arterie vengono trasformate in condutture, gli organi in lavabi, acquai, sedili del water e rubinetti. Le vene formano vie e strade. Si verifica una fusione e una circolazione meccanica. Ciò che è vivo si trasforma in qualcosa di artificiale, ciò che è artificiale diventa un oggetto vivo. Le opere della Buczkowska rivelano il mondo delle reciproche interdipendenze che compongono il sistema vivente del triangolo uomo-architettura-città. Fountain, a Garston, sarà un'estensione della circolazione di ogni giorno, il flusso quotidiano di macchine, persone , energie, rivelerà l'invisibile nello spazio dimenticato sotto il ponte.

Lukasz Jastrubczak, Eclipse
Lukasz Jastrubczak è un giovane artista con una visione molto definita delle proprie creazioni. "Nelle mie attività, ogni cosa crea il tutto ed è interdipendente. La mia ispirazione deriva soprattutto dal cinema. Mi piace molto l'atmosfera", dice Lukasz di se stesso. L'artista si interessa alla realtà circostante, a come agire in essa e su di essa. In uno spazio cittadino, semplici situazioni comuni rappresentano il punto di partenza per creare una storia, per dare forma al suo quasi-racconto basato sugli oggetti e su interventi minimalisti. Essi sono come fotogrammi tratti da un film e prolungati nel tempo. Il significato delle sue opere si sviluppa a contatto con i luoghi in cui esse appaiono. Jastrubczak non chiude le proprie attività, lascia le situazioni aperte. Egli reagisce a ciò che lo circonda e ai cambiamenti che si manifestano attorno a lui. I suoi interventi effimeri costituiscono una pausa della realtà, fanno sì che oggetti banali inizino ad apparire diversi da ciò che sembravano a prima vista.

Under the bridge a Danzica

Ross Dalziel, Close encounters
Ross Dalziel vive e lavora a Liverpool ed è attivo principalmente nel campo della ricerca del suono e dei nuovi mezzi di comunicazione. Nelle sue opere, il ponte rappresenta più un ostacolo che un collegamento; non soltanto in senso architettonico, ma anche in una prospettiva economica. L'artista, nel proprio agire, compie dei tentativi per abbattere l'ostacolo richiamandosi ai piccoli gesti umani di entropia colti nella struttura della città. Dalziel usa un galeone ricostruito ancorato sul fiume Moldava, dei kayak, delle pubblicità mobili. Il galeone, la storia rinnovata, non salperà mai per Dolne Miasto; esso si muove nella parte storica, anch'essa ricostruita, di Gdansk. Ross Dalziel, attraverso la sua iniziativa, cerca di creare una situazione impossibile: far arrivare il galeone a Dolne Miasto, chiedere un "Festival del Fiume" che si svolga tra la città antica e quella bassa. Il suo progetto affronta il tema delle barriere architettoniche, delle differenze culturali e dell'universalità, della popolarità della storia contraffatta che fa da richiamo per i visitatori.

Rita Maria Slater, Guerrilla Karaoke
Rita Maria Slater si interessa ai rapporti umani. Nelle sue sculture, l'artista utilizza elementi già pronti. Una lieve modifica rivela storie nascoste. L'artista si interessa anche alla voce umana , al suo significato sociale. Il progetto Guerrilla Karaoke assumerà la forma di un evento audio. Un gruppo di persone si incontrerà sotto il ponte per cantare alcune canzoni scelte di comune accordo. Le loro voci inermi si confronteranno con il senso di oppressione della struttura in cemento. La voce capovolgerà la funzione del ponte, lo spazio che si trova nel mezzo sarà il luogo di un incontro misterioso, assisterà ad un processo creativo, al nascere di rapporti e offrirà un rifugio provvisorio allo sguardo degli altri. Potrà, quello spazio, essere riconquistato attraverso un atto effimero di guerriglia vocale e riappropriarsi della propria dimensione umana? Cantare assieme agli altri, agli occhi dell'artista rappresenta il tentativo di raggiungere un altro essere umano, di comunicare al di là delle barriere linguistiche e dell'ambiguità delle parole.

Maeve Rendle
Il modo di lavorare di Maeve Rendle nasce dal pensiero sulla scultura, anche se l'opera finale sembra allontanarsene. "Lavoro con oggetti facilmente reperibili in qualsiasi ambiente. Quella che inizia come una curiosa indagine di tutte le parti di ogni cosa, finisce con il trasformarsi in una graduale manipolazione volta a rivelare una differenza fisica o potenziale all'interno dell'oggetto. Esso è fotografato ad ogni stadio di tale manipolazione la quale opera allo stesso tempo come un contributo alla sua creazione e come una liberazione dalla logica e dalla ragione. La sequenza delle fotografie presentate una volta che l'azione si é conclusa, spesso crea una narrativa da un linguaggio apparentemente estraneo all'oggetto nella sua forma originaria. "Nel mio modo di lavorare il processo di creazione è l'opera stessa. Tale processo equivale ad un work in progress e finisce con la presentazione delle fotografie anziché con la sua conclusione. Posso dirigere il lavoro in modo istintivo, ma non so prevederne il risultato".

Kevin Hunt, Stephen Forge, The Maze
"Creo sculture usando oggetti sovrabbondanti che vengono trasformati in qualcosa di nuovo attraverso un'azione che a volte può essere premeditata ma che normalmente si rivela più casuale, tenendo conto di avvenimenti fortunatissimi e casuali", spiega Kevin Hunt. "Gli oggetti usati vengono spesso presentati privi della loro funzione attraverso un processo di abbellimento, oppure con una funzione in qualche modo trasformata, eliminandone lo scopo originario e allo stesso tempo rivelandone un'estetica o una bellezza intrinseca che essi hanno sempre avuto dentro di sé".

Il progetto "Under the bridge" originariamente si è sviluppato nell'ambito di "For the Likes of Us…", un programma di scambio tra i partner del Biennal Liverpool Big Table e le organizzazioni "corrispondenti" di tutta Europa, contribuendo agli obiettivi della rete "Cities on the Edge". "Under the Bridge" si inserisce nel quadro del Polish Year in Gran Bretagna ed è sostenuto dal Ministero della Cultura della repubblica polacca.
Roman Dziadkiewicz, <i>Bridges (tools to overcome limitations in emotional involvement)</i>
Roman Dziadkiewicz, Bridges (tools to overcome limitations in emotional involvement)
Elzbieta Jablonska, with Przemyslaw Paszek
Elzbieta Jablonska, with Przemyslaw Paszek
Elzbieta Jablonska, with Przemyslaw Paszek
Elzbieta Jablonska, with Przemyslaw Paszek
Dorota Buczkowska, <i>Fountain</i>
Dorota Buczkowska, Fountain
Dorota Buczkowska, <i>Fountain</i>
Dorota Buczkowska, Fountain
Lukasz Jastrubczak, <i>Eclipse</i>
Lukasz Jastrubczak, Eclipse
Lukasz Jastrubczak, <i>Eclipse</i>
Lukasz Jastrubczak, Eclipse
Lukasz Jastrubczak, <i>Eclipse</i>
Lukasz Jastrubczak, Eclipse
Ross Dalziel, <i>Close encounters</i>
Ross Dalziel, Close encounters
Ross Dalziel, <i>Close encounters</i>
Ross Dalziel, Close encounters
Ross Dalziel, <i>Close encounters</i>
Ross Dalziel, Close encounters
Rita Slater
Rita Slater
Maeve Randal, <i>Warm Softs Cracked Cold Airs</i>
Maeve Randal, Warm Softs Cracked Cold Airs
Kevin Hunt, Stephen Forge, The Maze
Kevin Hunt, Stephen Forge, The Maze
Under the bridge a Danzica
Under the bridge a Danzica

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