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T2, Torino Triennale
Per mezz'ora circa Ragnar Kjartansson da
Reykjavik, accompagnato da un'orchestra
di undici elementi, intona languidamente e
ripetutamente la strofa "Sorrow conquers
happiness".
Nell'atmosfera in bilico tra il commovente e il comico della videoinstallazione incorniciata da drappeggi di seta viola (presentata alla Promotrice delle Belle Arti, una delle tre sedi espositive insieme alla Fondazione Sandretto Re Rabaudengo e al Castello di Rivoli) si manda a effetto la nozione di malinconia su cui Daniel Birnbaum ha imbastito la seconda Triennale Torino (aperta fino al 18 gennaio 2009) intitolandola "50 Lune di Saturno". Cinquanta come gli artisti invitati: da Angioletti (Meris) a Zantari (Akram), più le due stelle Olafur Eliasson e Paul Chan. La definizione astrale è più appropriata che mai visto che il curatore ha cercato di allestire un sistema cosmologico sotto l'influsso di Saturno, il pianeta della melanconia; e quegli artisti che hanno compreso che l'artistica condizione di spirito "è uno stato di disperazione, ma anche di ispirazione", come scrive Birnbaum nel catalogo della mostra, sono quelli che più brillano all'interno dell'impianto celeste-espositivo. Ad esempio Lara Favaretto le cui coloratissime e antropoforme spazzole per autolavaggio in rotazione periodica cingono una sala del castello di Rivoli; o Alberto Tadiello e la sua installazione murale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che consiste in un tracciato di striduli carillon. Due circuiti motorizzati, due sistemi planetari, due organismi viventi: diversi ma ugualmente votati a una disperata e ispirata morte entropica. Caroline Corbetta
Lara
Favaretto, veduta dell’installazione per “T2 – 50 lune di Saturno”, Castello di Rivoli
Alberto Tadiello, EPROM, 2008. Photo Danilo
Donzelli