Si potrebbe definire Contested space - Networking city, più che una mostra, un contenitore in grado di presentare opere dotate di caratteristiche ordinarie, normali, dove con normalità si intende identificabili da ogni singolo individuo che intenda avvicinarsi ad un certo tipo di lavoro artistico. E’ proprio in questo concetto di perfetta riconoscibilità in cui si ritrova il ‘il piacere estetico’, presupposto da sempre di ogni forma d’arte. E’ ovvio che ci troviamo di fronte ad un cambiamento radicale nel campo dell’arte. Networking propone un lavoro capace di ricollegarsi ai molteplici mutamenti della società, in cui ogni cittadino del mondo riesca a individuare le diverse realtà rappresentate. Con Networking viene messa in scena un’epoca di transizione, quella in cui stiamo vivendo, incapace di riconoscersi nel passato, ma che non è ancora riuscita a trovare una forma nel presente.
Emerso intorno alla seconda metà degli anni ’90 in seguito alle trasformazioni geopolitiche e culturali avvenute alla fine degli anni ’80, e giunto oggi a piena maturazione, il lavoro presentato in Networking si raccoglie attorno a differenti definizioni: Attivismo Artistico, Art of Action, Arte Pubblica, poiché, come chiarisce Marco Scotini, curatore della manifestazione, molti degli artisti in mostra “abbandonano il tradizionale rapporto tra autore ed osservatore per insinuarsi entro le modalità stesse del sistema di produzione: del lavoro, del valore, dello spazio, del sociale”.
Seguendo la sua naturale vocazione, l’Attivismo Artistico ricerca negli interstizi della società e nelle aree marginali delle zone urbane i mutamenti che avvengono in modo clandestino, o dettati da necessità contingenti, e si conferma come il riferimento diretto ed in tempo reale di tutte le trasformazioni extra-istituzionali che la politica stenta o non vuole riconoscere.
Networking ha narrato a Firenze, per un solo giorno, una innumerevole quantità di storie, tutte molto coinvolgenti ed emozionanti. Anche se inizialmente è stato proposto come un workshop, in cui diversi artisti (il gruppo Stalker, i danesi Superflex, il Gruppo A12, Stefano Boccalini, Bert Theis, Meschac Gaba e l’artista cubano Carlos Garaicoa), seguivano il lavoro di molti giovani, Networking si è dimostrato un perfetto contenitore per presentare le opere di differenti artisti che da tempo intervengono nell’ambito della sfera pubblica.
Così, negli anfratti e negli umidi spazi della Stazione Leopolda, tra il brusio della gente e il rumore improvviso ed assordante di una vespa che simulava un’esplosione, tra le immagini dei video proiettati un po’ ovunque, Networking city ha avuto la capacita di ricercare e proporre soluzioni adeguate alle trasformazioni urbane contemporanee, attraverso l’utilizzo di pratiche artistiche consapevoli e responsabili.
Gli artisti Stefano Boccalini e Bert Theis hanno presentato un progetto per il quartiere Isola di Milano realizzato in collaborazione con i Cantieri Isola, un laboratorio da tempo attivo nella zona. Il quartiere Isola - dove abitano entrambi gli artisti – è situato in una zona storica tra le stazioni Garibaldi e Centrale, e gli abitanti sono da tempo in conflitto con l’Amministrazione Comunale, che fa pressioni per “sopprimere gli spazi verdi del quartiere e offrirli alla speculazione edilizia”.
Così Stefano Boccalini ha invitato la gente che vive nella zona a seminare piante caratteristiche e rappresentative delle culture, in modo che “un albero di fichi” potesse crescere “vicino ad una pianta esotica, ed un cespuglio di lavanda vicino ad una paulonia”. E’ nato in questo modo Wild Island, un nuovo parco che, come la città contemporanea, cresce e si sviluppa tra intrecci di culture differenti.
Mentre Bert Theis ha aperto OUT, l’ufficio della trasformazione urbana, un vero cantiere di idee, nel quale le persone si ritrovano e propongono delle situazioni per far rivivere le diverse aree del quartiere.
Il gruppo Stalker ha proposto un osservatorio nomade focalizzato sulla città di Livorno. Una sorta di laboratorio in cui i giovani artisti attraverso i loro video hanno ripreso alcuni luoghi, un tempo produttivi e super affollati, e ormai abbandonati, definiti “vuoti di memoria”.
Un lavoro suggestivo nato in parte dalle emozioni suscitate da un pretesto accidentale, come spesso succede nei lavori di Stalker: “l’inizio dei bombardamenti su Baghdad ha visto accadere a Livorno il crollo di un palazzo…una coincidenza che ha aperto in questa città un passaggio attraverso un vuoto di memoria".
Mentre una sorta di nuova economia parallela, capace di contrapporsi a quella ufficiale prende forma attraverso il lavoro di Superflex, il gruppo danese, che ha addirittura ideato un network televisivo, Superchannel, per creare uno strumento di comunicazione accessibile a tutte le persone che intendono narrare le proprie storie locali. I Superflex chiariscono: “solo operando in termini locali si può intervenire sul sistema globale”.
I Superflex hanno tenuto a Prato un laboratorio, Supercopy in cui venivano fabbricati, su piccola scala, prodotti già presenti sul mercato - dai baci perugina alle merendine - che sono stati venduti al pubblico ad un prezzo simbolico. L’obiettivo di Supercopy non era di ottenere un profitto, ma di soddisfare dei bisogni, seppur molto semplici.
L’artista africano Meschac Gaba, invece, durante il suo workshop Tranformation, ha ideato una vera e propria collezione di abiti per adulti, ottenuti con gli abiti per bambini che il ricco Occidente invia in Africa. I nuovi abiti sono stati prodotti con estrema cura; Meschac Gaba al termine del lavoro ha voluto organizzare una sfilata di modelli realizzati durante il workshop.
Networking ha proposto una panoramica di situazioni differenti e si è rivelato il contenitore ideale per presentare il lavoro di diversi artisti che operano da tempo nel campo dell’attivismo artistico. Davvero bellissimo, il lavoro del giovane artista albanese Armando Lulja, Brotherwood Fobia, girato a Tirana il giorno successivo all’inaugurazione della seconda Biennale albanese. L’artista con gruppo di amici aveva steso a terra, nella strada principale di Tirana, le bandiere di tutti i paesi che non erano stati invitati alla Biennale, come una sorta di secondo invito.
Molte automobili passavano sopra le bandiere senza farci caso, mentre cittadini di diverse estrazioni, una volta riconosciuta la bandiera del loro paese – e senza in realtà capire in realtà cosa stesse succedendo – la raccoglieva con grande orgoglio per sventolarla davanti alla videocamera.
L’artista guatemalteco Anibal Lopez ha invece presentato un video in cui riprendeva una manifestazione e il conseguente stato di lutto della popolazione per la candidatura del Generale Riosmontt, accusato di genocidio, alle elezioni politiche in Guatemala. La popolazione manifestava, esibendo dei nastri neri in segno di lutto, mentre Lopez, insieme ad altre persone ha legato e fatto sventolare un lunghissimo nastro nero in plastica dall’alto di un’infrastruttura autostradale che lanciava la sua ombra minacciosa sulla città sottostante. In seguito alla protesta portata avanti ad oltranza dai cittadini, Riosmontt ha dovuto ritirare la sua candidatura alle elezioni.
Networking City è stato organizzato dalla Regione Toscana, dai Comuni di Firenze, Livorno, Monsummano Terme, Prato e Siena, e da Tra art e Maschietto editore.





