A Hellerud, nella periferia est di Oslo, Studio Et al. ha trasformato un appartamento di 100 metri quadrati in un esercizio di essenzialità. Il progetto, Rundtjernveien, ristruttura un’unità in un ordinario condominio dei primi anni ’90 spogliandola di tutto ciò che è superfluo. Niente decorazioni, pochi materiali, molta atmosfera.
A Oslo, l’appartamento di Et al. tra essenzialità norvegese e kos
Lo Studio Et al. rilegge un appartamento a Oslo come un esercizio di sottrazione e intimità, trasformando gli spazi con materiali caldi, tonalità neutre e dettagli essenziali.
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- Eugenio Lux
- 07 novembre 2025
- Oslo, Norvegia
- Studio Et al.
- 100 m²
- Residenziale
- 2024
L’idea è semplice e audace: ridurre al minimo, piuttosto che aggiungere. Il progetto diventa un sforzo di sottrazione che, paradossalmente, arricchisce. Dove prima c’era un interno anonimo, oggi emerge una casa che sa di kos – parola norvegese intraducibile che racchiude il piacere di sentirsi coccolati da un ambiente caldo e accogliente – e invita ad abitare tra gli oggetti: non tanti, ma quelli davvero essenziali e significativi, scelti per essere vissuti e condivisi.
Dove prima c’era un interno anonimo, oggi emerge una casa che sa di kos – parola norvegese intraducibile che racchiude il piacere di sentirsi coccolati da un ambiente caldo e accogliente – e invita a abitare tra gli oggetti.
Gli intonaci precedenti sono stati rimossi fino a rivelare lo strato strutturale in cemento, lasciato volutamente a vista. Su di esso, poche aggiunte calibrate: tavole di abete disposte come pedane basse per le zone più intime, e leggeri telai in legno con pannelli in fibra di vetro che diffondono la luce naturale fino agli angoli più remoti della casa.
La pianta, lunga e stretta, è attraversata da un ampio ingresso che funge da cerniera visiva e spaziale tra le funzioni. Nel cuore dell’abitazione, una cucina-isola in cemento con aggregati locali media tra zona giorno e pranzo, mentre mobili costruiti su misura in pino disegnano nicchie e piccoli gesti quotidiani, un posto dove sedersi, allacciarsi le scarpe, o appoggiare un asciugamano. Tutto è costruito nel modo più diretto e semplice possibile.
Il risultato è un interno che mette in mostra la materia per quello che è, senza mascherarla. L’estetica rimane volutamente aperta, come se la casa fosse pensata per adattarsi nel tempo. Le fotografie di Willem Pab restituiscono bene questa dimensione quotidiana: mostrano uno spazio vissuto, autentico, dove la casa è in equilibrio con la vita dei suoi abitanti.