Ci sono luoghi in cui l’ospitalità trascende la dimensione del servizio, trasformandosi in un’eredità culturale dall’alto tasso mitologico. L’Augustus Hotel & Resort di Forte dei Marmi è uno di questi: emblema di eleganza italiana, di discrezione e di quell’idea senza tempo di estate che, da decenni, continua a incarnare la leggenda del vivere mediterraneo e scaldare cuori.
Le origini dell’Augustus Hotel risalgono ad Augusta Pesenti, che nel 1953 trasformò la sua residenza modernista – Villa Pesenti – in un hotel. In collaborazione con il grande architetto Osvaldo Borsani, diede forma a una nuova idea di ospitalità: informale ma raffinata, profondamente legata alla natura. Immerso in un rigoglioso parco privato, il complesso prese vita come una “collezione di ville”, anticipando il concetto di residenza diffusa, ora più conosciuto: un resort fatto di affascinanti architetture autonome e rigogliosi giardini, dove lo spazio seguiva il ritmo quieto della vita quotidiana.
È con la riapertura estiva di Villa Radici che il resort riafferma oggi il proprio legame vitale con la memoria. Nascosta tra i pini marittimi del resort, la villa costruita negli anni ’30 appartenne a Barbara Radici, sorella della fondatrice Augusta Pesenti. Il recente restauro ne conserva l’anima dei primi del Novecento, introducendo al tempo stesso una nuova leggerezza: tonalità morbide, materiali naturali, spazi aperti e luminosi che riflettono il presente stile di vita dell’Augustus. Su due livelli e con sole sette suite, Villa Radici esprime un’eleganza sobria e intima, quella che da sempre definisce la raffinata idea di ospitalità del resort.
Alla fine degli anni Sessanta, l’Augustus si ampliò con Villa Agnelli, residenza privata della famiglia a capo dell’impero automobilistico FIAT. Acquistata nel 1926 come rifugio dal grigiore industriale torinese, la villa rappresentava un nuovo modello di villeggiatura: elegante, a contatto con la natura e lontano dal clamore mondano. La sua trasformazione in parte integrante del resort consolidò il legame dell’Augustus con l’aristocrazia italiana e l’alta società internazionale, facendone un luogo speciale frequentato da diverse “celebrities di allora”.
Fu qui che prese forma lungo la costa toscana l’idea di “vivere in villa” – una forma di ospitalità più discreta e raccolta, raffinata e autentica. Negli anni ’50 e ’60 questo stile di vita arrivò a definire un più ampio modello culturale.
Alla fine degli anni Sessanta, l’Augustus si ampliò con Villa Agnelli. Fu qui che prese forma lungo la costa toscana l’idea di “vivere in villa”. Negli anni ’50 e ’60 questo stile di vita arrivò a definire un più ampio modello culturale.
Gianni Agnelli, icona indiscussa dello stile italiano, frequentava spesso la Versilia, attirando con la sua presenza un ampio circolo di artisti, intellettuali e statisti con cui amava trascorrere le vacanze. Tra questi anche Jacqueline Kennedy, amica intima, che passava le estati a Capri e condivideva con Agnelli una sensibilità improntata a discrezione, esclusività e naturale cosmopolitismo.
Per molti, l’Italia non era più solo una meta, ma un contesto di appartenenza colta: effimera, raffinata e profondamente mediterranea. Gli Agnelli venivano considerati una sorta di “famiglia reale italiana” e fu cosi che in quegli anni realizzarono anche un passaggio sotterraneo, a uso privato, sotto la litoranea per collegare direttamente la loro villa alla spiaggia senza incontrare nessuno lungo il tragitto – un gesto che racconta tanto la ricerca di privacy quanto il privilegio. Quello stesso tunnel esiste ancora oggi ed è riservato agli ospiti dell’hotel Augustus, mantenendo cosi un senso di intimità all’interno di un paesaggio oggi dominato dalla visibilità e dall’attenzione crescente.
L’Augustus rimane una costellazione di ville, sentieri, dettagli e fiori profumati piuttosto che una struttura monolitica. Da Villa Pesenti a Villa Franca fino alle aggiunte più recenti, come Ala Bianca e Ala Anita, ogni spazio rinnova l’impegno del resort verso un’ospitalità che privilegia l’atmosferarispetto all’esibizione. Gli interni conservano il carattere residenziale – soffitti alti, biancheria floreale, arredi scelti per la comodità più che per l’effetto scenico. La sensazione non è di design, ma di cura e sofisticata eleganza. Più che in una camera d’hotel, sembra di trovarsi in una splendida casa.
Il ristorante Bambaissa racconta un capitolo a sé della storia dell’Augustus. Nato nel 1969, quando la prima Club House del resort fu ribattezzata Bambaissa dal gruppo fiorentino di Architetti Radicali Ufo.
Sulla spiaggia di fronte alla struttura, l’Augustus Beach Club prosegue questa idea di ospitalità, estendendola fino alla riva del mare. Qui gli Agnelli avevano la loro spiaggia privata e un eliporto per i rapidi spostamenti dal Piemonte. Con le sue tende ombreggiate e la disposizione curata di lettini e baldacchini, il club restituisce alla spiaggia un ritmo più intimo e misurato, dove ogni dettaglio invita a rallentare.
Tra i luoghi simbolo del resort, il ristorante Bambaissa racconta un capitolo a sé della storia dell’Augustus. Nato nel 1969, quando la prima Club House del resort – allora chiamata discoteca – fu ribattezzata Bambaissa dal gruppo fiorentino di Architetti Radicali Ufo, capitanato dall’energico Lapo Binazzi, prende il nome da un racconto di Walt Disney del 1968, che immaginava una magica oasi popolata da cammelli e grandi lanterne a forma di clessidra.
Un riferimento ironico e visionario, che traduceva in architettura l’atmosfera di sogno tipica di quegli anni. Oggi il Bambaissa conserva quella leggerezza d’immaginario, seguendo ancora i ritmi naturali del mare: i menu si rinnovano secondo la stagione e la pesca del giorno, con piatti semplici e precisi.
Soggiornare all’Augustus significa entrare in uno spazio plasmato dalla continuità. Non è solo questione di lusso o raffinatezza estetica, ma di una cultura dell’ospitalità che si è evoluta negli anni senza mai tradire i propri valori fondamentali. Gran parte delle camere del resort conservano un carattere vissuto, autentico, più domestico che scenografico – e tra esse c’è anche quella che fu di Gianni e Marella. I giardini, punteggiati da pini marittimi e sentieri che si intrecciano tra le ville, non sono un semplice sfondo ma una presenza viva, che accompagna e misura il ritmo lento delle giornate.
E così, alla fine di ogni estate, la stagione riprende il suo corso naturale. Le biciclette attraversano l’aria profumata di magnolia, i tessuti si scoloriscono appena sotto il sole caldo mesi precedenti, il mare ruggisce un po’ più forte al vento settembrino. All’Augustus non c’è fretta di cambiare, ma il desiderio di custodire ciò che davvero conta. In un mondo che insegue costantemente il nuovo, l’Augustus resta un punto fermo nel tempo e nella memoria.
