All’interno del Fay Jones School of Architecture and Design a Fayetteville, in Arkansas, Grafton Architects (Pritzker Prize 2020) ha realizzato, con la collaborazione di Modus Studio, l'Anthony Timberlands Center, primo edificio statunitense dello studio, che impiega il legno come materiale “principe” della composizione.
La scelta progettuale si allinea con i recenti sviluppi in tutto il Nord America di costruzioni in legno massiccio – a partire dai progetti di T3-Mga – che riconoscono a questo materiale prestazioni strutturali, energetiche e climatiche elevate e competitive rispetto ad altri materiali edili. In particolare, nell'Anthony Timberlands Center la “gesamtkunstwerk” lignea è un manifesto del programma funzionale dell’edificio, che ospita per l’appunto spazi di apprendimento e laboratori di progettazione e costruzione del legno.
L’edificio è caratterizzato da un insolito volume frastagliato che, esulando da formalismi, scaturisce da un attento studio del flusso dei venti e delle acque piovane, che vengono raccolte e riciclate. I fronti sono animati da vivaci partiture lignee, alternate a pannellature metalliche e a squarci vetrati in funzione degli orientamenti e delle viste, in un ensemble materico che conferisce alla costruzione un carattere vagamente industriale. Al piano terra, un vasto spazio a doppia altezza accoglie i laboratori, mentre i livelli superiori ospitano l’aula magna, studi e sale conferenze.
Una grammatica schietta e concisa di elementi tettonici a vista – dall’ossatura portante, all’involucro esterno, ai rivestimenti interni – connota la composizione, consentendo agli studenti di leggere e comprendere chiaramente la gerarchia spaziale e strutturale dell'edificio.
Un linguaggio esplicito declinato anche dal progetto illuminotecnico (a cura di Tm Light) che, in assenza di un involucro edilizio multistrato in cui “nascondere” gli impianti, li sovrappone alla struttura: una trama di linee e apparecchi luminosi apertamente denunciati nel ritmo dei pilastri, all'intersezione tra travi e soffitto e nei cambi di inclinazione delle superfici, generando un effetto “scenico” che enfatizza il carattere materico e “tattile” dello spazio.
