Nella Powell Hall di Snøhetta a St. Louis, vecchio e nuovo “danzano insieme”

La sede storica della Symphony Orchestra riapre dopo un importante intervento di restauro e ampliamento, con un nuovo ingresso verso il “Delmar Divide” che accoglie tutta la comunità. Ne abbiamo parlato con Craig Dykers, cofondatore di Snøhetta. 

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025

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St. Louis è una città complessa per chi progetta. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare cali demografici, disuguaglianze sociali e problemi di sicurezza che hanno attirato l’attenzione anche oltre i confini statunitensi. D’altra parte, fino a poco fa la non lontanissima Detroit era messa anche peggio, oggi è in tutte le liste delle città da visitare quest’anno. Ma St. Louis è anche un luogo sorprendentemente denso di architetture di rilievo. Qui sorge il Gateway Arch di Eero Saarinen, simbolo della “porta verso l’Ovest” e icona della città, mentre nel distretto di Midtown convivono la Pulitzer Arts Foundation di Tadao Ando e il Museo d’Arte Contemporanea con opere di Richard Serra. Restano visibili anche le tracce della grande esposizione universale del 1904, che contribuì a definire l’identità monumentale della città. 

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“Quando abbiamo iniziato, la gente ci diceva: ‘Non rovinate tutto, non rovinate tutto!’ ma allo stesso tempo volevano qualcosa di nuovo ed emozionante” racconta a Domus Craig Dykers, che ha seguito il progetto e di Snøhetta è cofondatore. Comprensibile se si pensa che la St. Louis Sympony Orchestra (Slso), fondata nel 1880, è la seconda più antica degli Stati Uniti dopo quella di New York: un fatto di cui gli abitanti vanno molto fieri. L’edificio che la ospita, dal 1968 sede permanente dell’orchestra, ha appena festeggiato il centenario. Per celebrarlo, è stato lanciato il programma “Music for All: The Campaign for the St. Louis Symphony Orchestra”, grazie al quale sono stati raccolti 155 milioni di dollari, a supporto dei costi per il nuovo intervento. 

Courtesy Snøhetta

Il contesto e le sue contraddizioni

L’edificio originale è situato nel cuore di Midtown, nello stesso quartiere in cui sorgono i già menzionati Pulitzer Arts Foundation, primo progetto statunitense di Tadao Ando, e l’attiguo Museo d’Arte Contemporanea, oltre a diversi teatri, come il Fabulous Fox e il Sun Theater (quest’ultimo ristrutturato nel 2014, in occasione del suo centenario, proprio come accade ora per la Powell Hall).

Il vecchio e il nuovo lavorano insieme come partner di danza. Quando si balla guancia a guancia, si vuole completarsi a vicenda, non pestarsi i piedi.

Craig Dykers

Courtesy Snøhetta

A nord, l’edificio si affaccia su Delmar Boulevard, l’arteria stradale che attraversa Saint Louis dalla periferia ovest fino al pieno centro, e che tutt’ora fa da spartiacque tra i quartieri più benestanti (a sud) e la zona più fragile della città (quella settentrionale). Non a caso, è nata l’espressione “Delmar Divide” per indicare questa linea di demarcazione socioeconomica e soprattutto razziale. “Molte persone che vivono dall’altra parte della strada avrebbero voluto assistere alla sinfonia ma non si sono mai sentite le benvenute” commenta Dykers. 

Ecco perché, oltre a mantenere l’ingresso principale, lo studio ha sviluppato due nuovi accessi: uno, più ampio, che si apre sulla piazza a sud e conduce direttamente all’ampliamento di Snøhetta; l’altro, per la prima volta, affacciato proprio su Delmar Boulevard. È evidente che si tratta di due accessi differenti per funzione e visibilità, considerando che uno è inquadrato dal gigantesco arco del nuovo intervento, l’altro si trova invece sul prospetto secondario dell’edificio esistente. Ma resta comunque un “segnale forte che tutti sono i benvenuti”, sottolinea Dykers. L’architettura, come la musica, diventa così strumento di connessione tra gli esseri umani, in un edificio pensato per “accogliere persone di ogni estrazione sociale in un luogo dove la musica possa unirle”

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La Powell Hall, oltre l’eredità storica

Intervenire su un fabbricato di questo valore non è stato semplice. “Negli Stati Uniti è raro trovare edifici storici stabili e ben fatti che non siano stati distrutti. In Europa gli edifici possono restare per secoli; in America, invece, vengono spesso demoliti e sostituiti rapidamente. Per questo, qui la storia risuona in modo diverso” commenta Dykers parlando del valore aggiunto di questa struttura, che Snøhetta ha voluto preservare conservando anche la memoria del luogo.  Lo studio ha scelto dunque di non imitare, ma di lasciarsi ispirare: dalle curve di un arco orchestrale, dal movimento di una bacchetta e dalla sagoma di un violino, dai colori dei mattoni originali e persino dalle scogliere che si affacciano sul Mississippi. Queste linee fluide diventano il segno distintivo del nuovo intervento. “Il vecchio e il nuovo lavorano insieme come partner di danza. Quando si balla guancia a guancia, si vuole completarsi a vicenda, non pestarsi i piedi”, spiega Dykers con una metafora che racchiude il senso del progetto. Il risultato è un ampliamento che non nasconde la storia, ma nemmeno rinuncia al proprio carattere contemporaneo.

Courtesy Snøhetta

Nuovi spazi, maggiore accessibilità e funzioni rinnovate

Il complesso si estende su oltre 17mila metri quadrati di superficie, molti più che in origine, con un’espansione significativa sia degli spazi pubblici che di quelli dedicati ai musicisti e al personale. L’ampliamento riprende colori e materiali della struttura originale, reinterpretandoli con un linguaggio contemporaneo: i mattoni, ad esempio, sono più allungati rispetto a quelli originali, un dettaglio che evita l’imitazione e crea continuità visiva tra vecchio e nuovo.

Abbiamo cambiato molto, ma nessuno se n’è accorto, e per me questo è un bene perché l’edificio ne aveva bisogno.

Craig Dykers

Ma oltre all’ampliamento, che ha interessato il nuovo ingresso a sud e la ridistribuzione di tutta la circolazione interna all’edificio, con un’imponente scala circolare, doppie altezze e percorsi fluidi, lo studio è intervenuto anche all’interno dell’edificio storico. 

Courtesy Snøhetta

“Normalmente, quando si costruisce una sala sinfonica, viene progettata fin dall’inizio per questo scopo. Questa, invece, si è evoluta nel tempo, ed è una cosa insolita” con cui Snøhetta ha dovuto fare i conti, anche a costo di “sacrificare” qualcosa. L’auditorium, ad esempio, è stato ridotto a 2.150 posti per garantire maggiore comfort e accessibilità, con 29 posti riservati alle persone con disabilità. Abbiamo cambiato molto, ma nessuno se n’è accorto, e per me questo è un bene perché l’edificio ne aveva bisogno” spiega a Domus il fondatore di Snøhetta commentando le prime impressioni che la gente ha avuto dell’edificio subito dopo l’apertura al pubblico. Oltre a un centro educativo, 12 sale prova (prima inesistenti), una nuova biblioteca musicale e camerini più ampi, ma anche cinque ascensori e un numero di servizi igienici quasi raddoppiato, particolare attenzione è stata riservata al personale dell’edificio: “Abbiamo dato grande importanza agli spazi di lavoro, dove le persone trascorrono ogni giorno la maggior parte del loro tempo” spiega Dykers, sottolineando la presenza di luce naturale nelle sale prova e il miglioramento dell’accessibilità ai camerini e agli uffici. “Quando lo staff e l’orchestra stanno bene, tutti sono felici. Se parliamo di riunire le comunità, allora tutta la comunità che vive l’edificio deve poterlo fare, non solo gli ospiti.” 

Courtesy Snøhetta

La riapertura della Powell Hall segna un momento decisivo per St. Louis: non solo per la musica, ma per l’identità stessa della città. Con il restauro e l’ampliamento firmati Snøhetta, l’edificio rinnova la sua vocazione di spazio pubblico e simbolo comunitario, assumendosi il compito di fare da ponte tra quartieri, generazioni e culture. “Credo che questo edificio avrà un enorme impatto su St. Louis. Sarà molto visitato e fungerà da unificatore in una città che ha affrontato molte sfide”, afferma Dykers promettendo di parlare nel modo più imparziale possibile.

Al di là dell’aspetto sociale, la riqualificazione della Powell Hall offre uno spunto di riflessione su come oggi si possa intervenire sull’esistente senza cancellarne il valore originario. “Una cosa che spesso la gente dice del nostro lavoro” commenta Dykers parlando dei progetti di Snøhetta “è che lo riconosce come nostro, ma non sembra mai la ripetizione di un progetto precedente”

In questo senso, l’intervento sulla Powell Hall mostra come la trasformazione del costruito possa diventare un atto di continuità e di apertura: un modo per generare connessioni nuove, più che semplicemente nuove architetture.

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta

Snøhetta, Powell Hall, St. Louis, Missouri, Stati Uniti, 2025 Courtesy Snøhetta