Una villa in Kuwait nasce come un’oasi tra Golfo e deserto

Quella che apparentemente è una semplice striscia che collega due linee – una strada e una spiaggia privata – è in realtà una complessa composizione di spazi, racchiusa dal porgetto dello studio Taep/Aap tra due muri quasi paralleli articolando patii e giardini variamente dimensionati su una lunghezza di oltre 140 metri.
Dallo schema planimetrico si distinguono due spazi aperti principali, che coprrono l’intera larghezza di questa striscia abitata: servono a separare l’ingresso principale da una prima zona sostanzialmente dedicata ai servizi e poi da una seconda, più grande, dove si trova il cuore della residenza, con i suoi spazi privati, sociali e contemplativi. Questi due blocchi sono a loro volta punteggiati da patii interni, ovali, che rinforzano il senso di introversione lasciando che la luce naturale riempia anche le stanze più interne.

Sono proprio questi vuoti interni, a volte aperti a volte coperti, che rendono possibile un interessante equilibrio tra privacy, discrezione, e connessione con il severo paesaggio circostante. Il gioco di pieni e vuoti trova anche un accento verticale nel volume cilindrico che lo sormonta, e che con le sue proporzioni allude a un faro. Al suo interno è possibile meditare e contemplare le acque del golfo e le sabbie del deserto. Questa torre si erge a sbalzo sul patio maggiore, sul quale si affacciano anche gli spazi sociali della casa.

Taep/Aap smonta e ricompone le funzioni di una casa nel deserto in un’architettura che, nonostante l’apparente solidità di una fortezza, rivela al suo interno un ricco sistema di relazioni tra stanze, patii e giardini, ma anche con l’ambiente desertico in cui si inserisce.