Il lascito di Cornelia Hahn Oberlander, maestra del paesaggio

Si è spenta, poco prima di compiere il secolo di vita Cornelia Hahn Oberlander, una figura chiave del secolo trascorso, cruciale per comprendere la nostra idea di conservazione e convivenza con la natura.

La considerazione del contributo delle donne nel mondo della cosiddetta “architettura del paesaggio” è molto bassa, forse ancora più scarsa di quanto avviene in quello dell’“architettura della costruzione”. Come se solo il canone pienamente “maschile” fosse l’unico adatto ad affrontare il duro compito di piantare alberi, creare spazi verdi, disegnare sistemi di parchi e pianificare interi pezzi di territorio.
Questa disparità è offuscata anche da una retorica emergente, quella che tende a evidenziare come anche nel passato fosse sempre stata presente la presenza femminile nei team di progettazione, ma che questa fosse associata alla necessità di far tener conto di aspetti secondari del progetto. Indicando così implicitamente che le figure femminili hanno lavorano bene solo nell’ombra, su cose di cui non abbiamo finora tenuto conto, ma che stanno diventando importanti solo ora e saranno cruciali per l’avanzamento del progresso. Insomma, il contributo femminile sì, anticipava il futuro e va riscoperto e studiato a fondo, ma nulla di più.

Il Museo di Antropologia dell'Università British Columbia. Foto courtesy Lisa Parker su Flickr

L’esemplare vita di Cornelia Hahn Oberlander contraddice tutti questi cliché e scardina il paradigma per cui in architettura le credenze e un certo modo di pensare contino più della realtà dei fatti. Non solo Cornelia è stata una figura chiave nel Canada del Dopoguerra, ma ha avuto un ruolo fondamentale se non predominante nei progetti che hanno costruito l’immagine del British Columbia e, con essa, del profilo internazionale della nazione nordamericana.
Il formidabile archivio della sua attività professionale ora conservato nel Canadian Center of Architecture di Montreal (una città dove lei, per altro, non ha praticamente mai lavorato, anche per l’ostracismo maschile delle corporazioni francofone) potrebbe raccontare che questa donna e i suoi collaboratori/trici hanno prodotto circa una quarantina di progetti all’anno su un arco di non meno di sei decenni. 

Il brutalismo che contraddistingue i suoi lavori è funzionale a creare un effetto di neutralità, dove il cemento ha quasi il ruolo di evocazione della roccia naturale da cui scaturirebbe, in modo controllato e confortevole, la vegetazione.

Fuggita alla vigilia della “notte dei cristalli” dalla Germania nazista, la non ancora ventenne Cornelia cresce con la madre orticultrice nel New England. Nel 1947 fu tra le prime donne a laurearsi ad Harvard in architettura del paesaggio, dopo essere stata una delle primissime ad essere ammessa alla Graduate School of Design. È qui che incontra colui che diventerà suo marito, un altro rifugiato europeo, il viennese Peter Oberlander, che rifugiatosi in Inghilterra sarà poi deportato come “straniero nemico” in Canada. Una volta liberato egli sarà il primo laureato canadese nel Master di Urban Planning della McGill University per poi ricevere il dottorato in Urban and Regional Planning ad Harvard. I primi anni della carriera di Oberlander sono stati dedicati alla progettazione di paesaggi per progetti abitativi a basso reddito e parchi giochi. Prima di trasferirsi con il marito nel 1953 a Vancouver e fondare un proprio indipendente studio paesaggistico, inizò a lavorare con Louis Kahn e Oscar Stonorov a Philadelphia.

Robson Square, Vancouver, Canada, 2019. Foto Barrett Doherty. Courtesy The Cultural Landscape Foundation

Questa cultura progettuale impegnata a favore del sociale, cosi tipica della seconda generazione “modernista” sarà declinata poi nella invenzione di un nuovo paesaggio, fortemente influenzato dall’emergere della coscienza ecologica e di un rapporto più “naturalistico” con l’ambiente abitato.
Mentre suo marito prestava servizio presso il Federal Ministry of State for Urban Affairs (chiamato da Pierre Trudeau, padre del premier attuale), Cornelia fu stata invitata in modo indipendente dall’architetto Arthur Erickson a contribuire alla pianificazione della Robson Square e del complesso del tribunale provinciale (Provincial Courthouse) a Vancouver nel 1979. Seguirono presto ulteriori collaborazioni con Erickson come per il Museum of Anthropology all’UBC (1976), il Liu Center for Global Relations a UBC (1998) e con Moshe Safdie, per il Taiga (Arctic) Garden per la National Gallery of Canada (1989). Ancora, la sistemazione dell’ampliamento della Ottawa City Hall (1991) e il giardino pensile e piazze della Vancouver Public Library (1995).

Vancouver Public Central Library, Vancouver, Canada, 2018. Photo by GoToVan. Courtesy The Cultural Landscape Foundation

 Il brutalismo che contraddistingue i suoi lavori è funzionale a creare un effetto di neutralità, dove il cemento ha quasi il ruolo di evocazione della roccia naturale da cui scaturirebbe, in modo controllato e confortevole, la vegetazione. Le grandi vetrate di questi “boschi orizzontali” li associano a grandi serre urbane che esaltano ulteriormente la comprensione e la preservazione delle essenze locali e delle foreste nazionali. 
A queste opere, poi, si aggiungono la progettazione di parchi e la sistemazione di waterfront pubblici. Opere talmente sociali e pervasive nella vita quotidiana della West Coast da essersi dissolte nell’uso quotidiano di milioni di cittadini. Al punto che in una pagina celebrativa la televisione pubblica CBC ha potuto dichiarare al pubblico che “se ti sei mai appoggiato a un tronco in una spiaggia pubblica di Vancouver sappi che è la Oberlander che devi ringraziare”.

The Peacekeeping Monument a Ottawa, Canada. Courtesy Wikimedia Commons

È un peccato che difficoltà burocratiche e le solite contraddizioni del nostro sistema di conservazione dei monumenti ci abbiano impedito di avere in eredità, proprio qui in Italia, l’ultimo progetto di Cornelia. Il suo ultimo viaggio intercontinentale, nel settembre 2016 fu dedicato proprio a studiare una proposta per la sistemazione paesaggistica del padiglione canadese ai Giardini della Biennale di Venezia. Un piccolo gentile progetto che ci avrebbe consegnato il frammento reale di una memoria importante su chi sia il vero sesso forte nella difficile arte del paesaggio.

Da Cornelia Hahn Oberlander prende il nome il Cornelia Hahn Oberlander International Landscape Architecture Prize, creato dalla Cultural Landscape Foundation (TCLF) con base a Washington, DC.  L'Oberlander Prize  per l'architettura del paesaggio è assegnato ogni due anni a partire dal 2021 e prevede un premio di 100.000$ per il vincitore. 

Immagine di apertura: Cornelia Hahn Oberlander, 2007. Foto Susan Cohen, Courtesy The Cultural Landscape Foundation

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