Hello Wood Festival: Un’utopia di legno

Quest’estate, la redazione di domusweb.it è stata invitata in Ungheria a sentire l’aria che si respira a Hello Wood Festival: una comunità di costruttori che progetta futuri alternativi.

iR arquitectura, Cabin modules, Hello Wood Festival, 2018

Cabin Fever è il titolo della nona edizione del festival Hello Wood, che quest’anno ha visto riunirsi circa 150 partecipanti da 35 paesi, per costruire sette capanne di legno nelle campagne ungheresi, vicino al lago Balaton. L’obiettivo del collettivo Hello Wood però è molto più ambizioso: coltivare un nuovo modello di società, ispirata alle utopie degli anni Settanta. Per capirlo basta leggere il loro manifesto in cui si dice: “Fai attenzione! A te stesso, al tuo ambiente e alle persone che ti circondano. L’osservazione deve essere un atto condiviso e formativo, in modo che tu possa diventare parte di ciò che viene osservato. (...) Costruisci la tua casa, costruisci la tua comunità e, quindi, costruisci te stesso!”

Ogni estate Hello Wood dà vita a una comunità in cui per dieci giorni gli studenti non solo partecipano alla costruzione del luogo, ma a una discussione più ampia sul nuove dimensioni dell’abitare e su forme di aggregazione alternative. Chi partecipa al workshop spesso torna gli anni successivi per contribuire in modo volontario a tutti quegli aspetti complementari che però sono parte integrante dell’esperienza: Cucina, spettacoli, musica, organizzazione e manutenzione sono importanti quanto la costruzione. Al festival lavoro e svago sono indistinguibili tra loro.

Charles Eisen’s frontispiece from Essai sur l’architecture, 2nd edition
Charles Eisen’s frontispiece from Essai sur l’architecture, 2nd edition

Nelle campagne ungheresi si prova a riscoprire l’origine del significato dell’architettura. Viviamo in un’epoca in cui i progettisti si staccano sempre più da ciò che disegnano e in cui abbiamo perso il controllo degli strumenti di cui disponiamo. Anzi, gli oggetti che progettiamo ormai ci controllano, industrializzano la nostra immaginazione e standardizzano i nostri sogni. Arrivati nelle campagne ungheresi ci tornano in mente le parole del filosofo austriaco Ivan Illich: “L’uomo ritroverà la gioia e l’austerità liberatrice reimparando a convivere, a dipendere dall’iniziativa dell’altro che conosce, anzichè farsi schiavo dell’energia e della burocrazia onnipotente.” Vedendo i risultati formali dei laboratori, possiamo dire che la “capanna di legno” non è una tipologia definita, quanto una struttura (abbastanza) semplice da costruire in un periodo di tempo limitato e con strumenti base. La primao esempio è allora The Primitive Hut – concepita da Marc-Antoine Laugier e rappresentata dal pittore Charles Eisen nel 1775 – che pone il rapporto tra uomo e l’ambiente naturale come base fondamentale per la creazione dell'architettura.

Le strutture realizzate aggiungono una nuova stratificazione a quelle degli anni precedenti, che sono adesso abitate dai partecipanti al workshop. Ogni anno il sito si arricchisce di nuove funzioni che modificano le gerarchie dell’area. Come immaginare la “fattoria” tra dieci anni? Come un ecovillaggio contemporaneo autosufficiente, in cui nomadi digitali da tutto il mondo possono lavorare 365 giorni l’anno, ipeconnessi digitalmente e nuovamente in contatto con l’ambiente circostante. Immaginarsi o pianificare il futuro di Hello Wood Festival è comunuque inutile: l’unica possibilità è partecipare a dar forma a un’utopia che si costruisce con legno e chiodi.

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