Anche il povero Gino De Dominicis, che mai lo avrebbe immaginato, diventa con la mostra curata da Achille Bonito Oliva autentico simbolo di un'arte italiana capace di profetizzare molta produzione degli ultimi anni. Così che la I di MAXXI non significa solo il primo secolo del terzo millennio, ma anche insieme Italiano e Internazionale. Non è forse un caso se l'opera che potrebbe mettere d'accordo tutti sulle capacità metamorfiche del nuovo museo di Via Guido Reni è l'installazione di Alfredo Jaar dedicata ad Antonio Gramsci, quando rimanda all'infinito l'immagine di una reclusione fisica che la magia dell'arte e dell'artista (o scrittore, come Gramsci) – rende semplicemente inutile, aprendo la mente dell'osservatore a nuovi spazi e nuove esperienze sensoriali.
PS: Altrettanto inutili le polemiche MAXXI versus MACRO aizzate dal gossip su un'inaugurazione mondana in contemporanea: tanto il MAXXI lavora e funziona sulla grande scala, quanto il MACRO di Odile Decq è una più piccola, ma efficiente macchina espositiva, impreziosita dalla qualità del dettaglio e dalla capacità di affermarsi con forza su un contesto difficile e angusto.
Stefano Casciani
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Madera: l'anima nobile del legno
Madera scolpisce l'anima del legno con l'ingegno del tranciato precomposto, creando superfici di una coerenza visiva ipnotica e sostenibile. Dalla sinfonia cromatica perfetta agli intarsi che narrano storie, ogni porta è un omaggio alla natura.