C: Allora, c'è un futuro 'verde' anche
per l'auto?
T: Una cosa è certa: le automobili devono
consumare meno risorse e ridurre drasticamente
le emissioni. La stessa crisi economica
spinge verso un downsizing generale
della produzione, quindi anche verso
macchine sempre più piccole e meno costose.
Il tentativo difficile su cui si stanno
misurando i grandi gruppi è far sì che l'industria
riesca proprio a guadagnare, anche
con questo tipo di prodotto. Fino al 2007,
ogni modello veniva sostituito da un altro
più lungo, più largo, più pesante: dal 2008
in avanti c'è stata un'inversione
di tendenza, si torna
a macchine più contenute,
cercando però di far sì
che lo spazio interno non
cali, le prestazioni siano
comunque accettabili e,
soprattutto, che il design
sia gratificante. Quindi,
la macchina piccola non
come ripiego, ma come
scelta intelligente. La
Volkswagen, per esempio,
ha sempre fatto auto minime
solo per offrire agli
acquirenti un entry level.
Ma da qualche tempo sta sviluppando una
vera famiglia di piccole auto, che si chiama
Up!. Hanno stile, flessibilità e la possibilità
di ospitare motori molto potenti: un
approccio certamente diverso da quello
tradizionale, basato sull'obiettivo di poter
produrre questa famiglia in milioni di
esemplari.
C: E parlando di carburanti o comunque
di diversi tipi di alimentazione,
quale tipo di ricerca sta
prevalendo?
T: Ci sono due linee principali: ottenere consumi
tradizionali sempre più ottimizzati
oppure trasformare definitivamente l'auto
in elettrica. Questa è considerata la vera
sfida del futuro. Lo sviluppo dell'auto elettrica
coinvolge anche molti dei cosiddetti
newcomers, imprenditori che vengono da
altri settori, soprattutto computer e Internet,
visti quindi con molto favore perché si
spera che da lì possano venire innovazioni
dirompenti per un settore industriale tutto
sommato conservatore.
C: Il fenomeno Tesla Motors fa parte
di questo nuovo scenario?
T: La Tesla è un'auto elettrica californiana, già
prodotta e venduta. È nata da un gruppo di
investitori tra cui Elon
Musk, un sudafricano
che faceva parte del
gruppo che ha sviluppato
PayPal, il sistema di
pagamento su Internet. La loro automobile
parte da una considerazione intelligente:
siccome le batterie costano ancora molto
– quelle al litio soprattutto – su un'utilitaria
avrebbero un prezzo fuori mercato. Hanno
quindi preso il telaio di una Lotus, nota per
essere una macchina particolarmente leggera
e, invece del solito motore a benzina,
hanno montato un motore alimentato da
100 e più piccole batterie: le prestazioni risultano
piuttosto rilevanti.
C: Una specie di oggetto cult istantaneo...
T: Certo, un successo che li ha legittimati a
far entrare in società la Mercedes con una
quota del 10%, che dovrebbe consentirgli
di sviluppare, a partire dal 2011, anche una
berlina a 4 posti. Obiettivamente, sono
auto anche piuttosto belle. Sono partiti
dall'idea, secondo me giusta, che la prima
vera auto elettrica di serie non potrà
essere la Panda o la 600, ma piuttosto un
mezzo per persone stufe di farsi vedere
su una Ferrari, o simili, perché la ritengono
ormai fuori dal tempo. Sono alle prime
armi, quindi è presto per esprimere un giudizio
sull'affidabilità, però stanno riscuotendo
un certo successo, soprattutto in
Paesi come la California.
C: Ma quindi c'è una risposta del mercato
plausibile, sufficiente a giustificare
le scelte d'investimento?
T: Direi molto plausibile: c'è un interesse
molto forte che cresce di giorno in giorno.
Il Giappone ha sposato in maniera clamorosa
le macchine ibride: la Prius nuova,
appena uscita ha avuto 80.000 ordini solo
la prima settimana. Tra l'altro il designer
della Prius è italiano, si chiama D'Aprile,
ed è un abruzzese che lavorava prima da
Pininfarina.
C: E cosa dice D'Aprile di quel quantum
di bruttezza che la Prius
continua a portarsi dietro come
marchio inconfondibile?
T: Dice che purtroppo è indispensabile, perché
la macchina deve avere una serie di
caratteristiche aerodinamiche obbligatorie,
ma anche per la consapevolezza di
voler sviluppare un'auto che sia vistosamente
diversa dalle altre. Shiro Nakamura,
il designer della Nissan, che venderà un
veicolo completamente elettrico dal 2011,
pensa invece che anche le macchine elettriche
debbano essere belle. In ogni caso
quest'anno sia Prius (Toyota) sia Insight
(Honda) iniziano ad avere dei numeri veramente
importanti. E anche gli altri produttori
sono pronti a investire. La Mercedes
ha realizzato un ibrido con la Classe S, ma
è un ibrido molto soft. Direi che ormai il
pubblico riesce a percepire la vera indole
di queste macchine, la Lexus ad esempio
non ha avuto un grande successo con il suo
SUV ibrido.
C: Per l'introduzione dell'auto elettrica
in grande scala ci sono problemi
molto importanti legati alle
infrastrutture, tutte da costruire.
Qualcosa si sta muovendo anche
in Italia su questo fronte?
T: Ci sono due grandi progetti: quello dell'Enel
per realizzare una rete di centraline
in collaborazione con la Smart Elettrica (a
Pisa, Roma e – pare – anche Milano). E poi
c'è il progetto di A2A con Renault per realizzare
a Milano centraline per la ricarica.
Insomma, l'infrastruttura dovrebbe prima
o poi diventare una realtà: anche perché
l'auto elettrica viene vista finalmente
come un grande business dalle società di
utility (mentre ad esempio il metano non
lo era affatto). Tutti stanno pensando all'auto
elettrica anche come un modo per
accaparrarsi nuovi clienti.
C: Per vendere l'elettricità?
T: Sull'auto si mette un chip che prima del
rifornimento riconosce il proprietario del
veicolo: non si paga "il pieno" e il costo
della corrente impiegata viene poi addebitato
direttamente sulla bolletta di casa.
È ovvio che così si è invogliati a essere
clienti del miglior gestore. In più è un genere
di business che fa sentire le aziende
elettriche molto trendy, che le riabilita
agli occhi dell'opinione pubblica eco-sensibile,
per così dire. Solitamente le grandi
compagnie sono accusate di essere molto
responsabili dal punto di vista del danno
all'ambiente: ora invece possono sostenere
- soprattutto Enel – che tutta la corrente
per ricaricare le automobili deriverà
da fonti rinnovabili. Una cosa è certa: su
questo scenario stanno lavorando e investendo
moltissimo.
C: Ma quindi secondo te c'è effettivamente
un nuovo scenario industriale
per l'automobile 'sostenibile'
o siamo ancora ai tentativi?
T: C'è un panorama diverso, la sensazione che
si stia arrivando a qualcosa di importante
e soprattutto c'è la consapevolezza che
ormai la corsa è cominciata e chi ne resta
fuori rischia di essere penalizzato. Sui tempi
di realizzazione ci sono magari pareri
discordanti: Fiat e Volkswagen dicono che
l'auto elettrica ha bisogno ancora di 4-5
anni; Renault e altri dicono di essere già in
fase di collaudo e che tra la fine del 2010
e l'inizio del 2011 inizieranno le vendite di
macchine assolutamente affidabili. Poi c'è
il fatto che finalmente ci sono moltissimi
investimenti sulle batterie. In particolare,
i Paesi che negli ultimi anni hanno avuto
più problemi, come gli Stati Uniti. Poi ci
sono altri produttori meno conosciuti, ma
altrettanto agguerriti, che sono i cinesi e i
coreani che appunto sulle batterie stanno
lavorando moltissimo anche perché hanno
tutto il know-how e sono loro che fanno
le batterie al litio per tutti.
C: Siamo a un punto di non ritorno?
T: Sarà un inserimento progressivo, cominciando
da piccole flotte, abbastanza controllate,
per esempio per un pubblico
aziendale. Pian piano si arriverà ad avere
una diffusione sempre più consistente – anche se non certo al 50% in pochi anni.
Però, secondo me, sarà significativa, magari
anche con forme di acquisizione nuove,
come un noleggio con garanzia di manutenzione,
interessante perché la tecnologia
è ancora sconosciuta.
C: L'urgenza di trovare soluzioni
sostenibili ha accelerato più in
generale la velocità dell'industria
dell'auto, nella ricerca e
sviluppo?
T: Sicuramente sì. All'inizio
del 2009, prima negli
Stati Uniti poi in Europa
si è capito che la
soluzione dell'idrogeno
era ancora troppo lontana,
quindi l'idrogeno
è diventato un problema
da ricerca di lungo
periodo, da affrontare
con fondi diversi. Così
il grosso della ricerca
sulla mobilità pulita è
passato dall'idrogeno
all'elettrico, nel giro dell'ultimo anno.
C: In questo senso la reazione dell'industria
dell'auto è poi anche
un tentativo di tenere le quote
di vendita rispetto ad altri tipi di
mobilità... È certo che, approfondendo
il problema della mobilità
sostenibile, le soluzioni più difficili
da trovare sono proprio le
alternative all'automobile.
T: C'è anche chi dice che il futuro della mobilità
avrà diverse soluzioni: quindi non solo
4, ma anche 3, 2 o addirittura una ruota. Per
esempio l'ex capo mondiale della Peugeot
sosteneva che case come la sua dovrebbero
essere in grado di dare soluzioni anche
sugli scooter molto più convincenti delle
attuali. Si tornerà a usare lo scooter per i
commuting più corti, è in crisi la sacralità
dell'automobile, che ai giovani non interessa
più di tanto... Un bell'atteggiamento
'laico' che dovrebbe produrre anche soluzioni
concrete, piuttosto innovative.
C: Quali sono le prossime scadenze,
appuntamenti?
T: A metà di questo mese a Francoforte (15-27
settembre 2009, ndr) si presenta lo stato
dell'arte della mobilità sostenibile, le nuove
auto elettriche saranno il piatto forte.
Un altro costruttore tradizionale che presto
arriverà con una macchina elettrica è
Mitsubishi. E non dimentichiamo che il più
grande costruttore di motori per automobili
al mondo è diventato Panasonic. Direi
proprio che siamo all'inizio di un cambiamento
epocale. Anche perché le auto elettriche
non fanno rumore: immaginiamole
in città come Roma, dove in strada viene
il mal di testa per il frastuono assordante
del traffico.
C: È proprio la struttura fisica delle
città storiche – e l'Italia, l'Europa,
sono fatte di città storiche
– a rendere non più tollerabile
l'inquinamento, anche acustico e
spaziale, causato dalle auto...
T: Infatti, proviamo a pensare, in città come
le nostre, automobili che hanno una superficie
di 5 mq invece di 10... E poi basterebbe
rendere obbligatorio l'impiego di
taxi e altri veicoli pubblici unicamente a
metano o elettrici: la qualità dell'aria, della
vita in città cambierebbe radicalmente.
Mobilità sostenibili #4: l'auto di Adamo in paradiso
Stefano Casciani a colloquio con Mauro Tedeschini, direttore di Quattroruote, sul futuro dell'auto sostenibile.
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- Stefano Casciani
- 02 settembre 2009
- Milano