Il Campus de la Justicia è un progetto della Comunidad di Madrid, che riunisce in un unico lotto, già dotato di collegamenti infrastrutturali importanti, tutte le funzioni legate all'amministrazione della giustizia locale, ora disperse in sedi diverse.

Il progetto è interessante per le valenze architettoniche del suo masterplan, per la qualità delle singole proposte e per le caratteristiche procedurali attraverso cui sono stati organizzati i concorsi. Il piano insediativo si deve a Frechilla & López Peláez che nel 2005 si sono aggiudicati il primo premio di un concorso internazionale. Sempre sulla base di concorsi sono stati poi affidati gli incarichi per la maggioranza dei 15 edifici che costituiscono il campus. Nella semplicità concettuale del masterplan sta la sua ricchezza: il piano dispone gli edifici lungo un percorso e vincola i manufatti alla geometria di cerchi di raggio variabile. Obbligati al rispetto del volume cilindrico, i progettisti si confrontano sul tema del tipo, dell'organizzazione dello spazio e della pelle dell'edificio a partire da un perimetro dato. Per semplicità di lettura si possono raggruppare gli interventi secondo due temi, con la consapevolezza che nella complessità di ognuno coesistono più chiavi di lettura e centralità. Nel primo gruppo si inseriscono i progetti che forzano il confronto tra forma chiusa del volume e spazio esterno, rendendo involvente la superficie, torcendo la pelle e imprimendo una rotazione al cilindro e quelli che cercano relazioni dinamiche con il contesto, proiettando sul volume puro cerchi orizzontali irregolari, strutturali o legati alle facciate continue. Nel secondo gruppo si collocano i progetti dove patii, vuoti di altezza variabile, diventano gli spazi caratterizzanti, luoghi intorno ai quali si dispongono le aule di udienza, i percorsi orizzontali e verticali. I patii risolvono temi distributivi e di illuminazione e creano viste diagonali sorprendenti e interferenze con lo spazio esterno. Si segnala il progetto dello studio Paredes-Pino per l'intensità con cui progetta lo spazio 'interstiziale'. L'edificio è disegnato a partire dal recinto nel quale le 'cellule' si avvicinano e allontanano secondo relazioni reciproche e con la membrana perimetrale, in un processo di adattamento formale e funzionale delle unità all'insieme. Lo spazio tra le unità di diversa geometria e dimensione e l'involucro che le contiene si comprime e dilata, si avvolge e svolge: nello spazio "tra le cose" si stabiliscono le relazioni più inaspettate e intense. Molti tra i progetti premiati si avvalgono di una doppia pelle, il cui trattamento e definizione spazia dalle maglie metalliche, ai vetri serigrafati, a lamiere perforate le cui trasparenze e proprietà di riflettere la luce o assorbirla variano lungo lo sviluppo delle facciate, grazie a una libertà di declinare gli elementi costruttivi propria dell'industria contemporanea. Veronica Scortecci

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