di Denise Scott Brown

Nel numero estivo di Domus (883, pp. 106-107) è uscita la mia recensione – tradotta fedelmente – del libro di Robert Venturi e Denise Scott Brown, Architecture as Signs and Systems. For a Mannerist Time (The Belknap Press of Harvard University Press, 2004). È seguito un succinto scambio epistolare con gli autori e questa lettera ne riassume pubblicamente il contenuto.
Manuel Orazi

Caro Manuel,
la recensione era bellissima e mi è piaciuto molto ciò che hai detto del mio ruolo nel nostro lavoro e nel libro. Tuttavia non sono d’accordo su un punto. Penso di aver definito sia Manierismo e manierismo (la differenza era parte della definizione) nel capitolo 10, e l’ho fatto sia per l’architettura sia per l’urbanistica. Ma ti garantisco che siamo anglo-centrici sull’argomento e che abbiamo prestato poca attenzione a Tafuri e Rossi. Il primo non rende bene nelle traduzioni. Riguardo alla traduzione, c’è stata una svista nelle tua recensione – una svista interessante. Mi riferisco alla mia frase “la vera bellezza può risiedere in ciò che vedi e all’inizio non puoi accettare”. In inglese il verbo “to lie” significa stare, giacere o riposare, ma anche mentire. Tu (o il traduttore) avete utilizzato il secondo significato; io facevo riferimento al primo. Che la vera bellezza sia ingannevole in ciò che vedi e inizialmente non accetti è un concetto interessante. Vale la pena analizzarne il significato. Eppure non era la mia idea. Il mio pensiero era più semplice. Un’ultima cosa: la mia creatività e quella di Bob sono in stretta relazione tra loro. Due artisti possono realizzare un lavoro univoco. Hai dedicato un’attenzione al mio ruolo e output nel nostro lavoro decisamente maggiore di quello che solitamente mi viene riservato, di questo ti sono grata. Tuttavia, dal tuo punto di vista sono ancora un supporto e un’influenza, ma non un’artista di per sé e comunque non una partner alla pari. Pare che tu dica “Denise dà l’impulso iniziale e Bob sviluppa il progetto”. Non vedo fine a questo problema. Mi ha inseguito per tutta la carriera e mi sopravviverà. Consentimi di suggerire, in modo impertinente, ma in buona fede, che nell’approfondire i temi della recensione tu legga pazientemente la parte II del nostro libro – la sezione che consideri ‘pianificazione’. È meno inquietante di ciò che sembra; sicuramente ci ha aiutato come architetti e ti accrescerà come storico e critico dell’architettura. Ti ringraziamo molto per aver generosamente dedicato tempo, energia, conoscenza, intuizione e capacità di discernimento all’analisi critica delle nostre idee.
Siamo fortunati.
Con i migliori auguri,
Denise Scott Brown