“L’architettura avrà un ruolo di primo piano nella riqualificazione della città di Trieste”. Più che una previsione, è una dichiarazione d’intenti quella di Maurizio Bradaschia, neo assessore all’urbanistica del Comune di Trieste, nonché architetto, docente universitario e triestino doc. Da lui parte l’idea di bandire un concorso internazionale di progettazione per recuperare una delle aree più importanti della città giuliana, ma anche – incredibilmente vista la posizione in pieno centro storico - una delle meno indagate dal punto di vista progettuale.

“Da trent’anni si parla delle Rive, ma in realtà per trent’anni ci sono stati solo degli indirizzi di contrattazione o trasformazione economica più che grandi disegni di trasformazione urbana”, prosegue Bradaschia.

Partire dal progetto di architettura per trasformare la città è invece il suo obiettivo. Cosa si vuole ottenere con questo concorso è presto detto: un piano preliminare per il recupero e la valorizzazione del fronte mare triestino, 2100 metri compresi tra l’area della Lanterna e piazza della Libertà, dove sono presenti alcuni dei più begli edifici cittadini, come Palazzo Carciotti e la chiesa di S. Antonio Taumaturgo. Duplice il compito per i partecipanti: da un lato risolvere i problemi della viabilità e del traffico e garantire la fruizione pedonale delle Rive; dall’altro, valorizzare l’architettura di tutta l’area e in particolare di cinque punti “caldi”.

“Si tratta di una zona che proprio per la scarsa attenzione progettuale che le è stata dedicata, per fortuna, non è stata rovinata. Il lungomare di Trieste non è, per esempio, il lungomare di Genova o di tante altre città rivierasche dove il peso delle infrastrutture e dei servizi alla mobilità ne ha trasformato in chiave negativa il disegno. Si tratta inoltre di un’area che ha un grande fascino perché raccoglie le parti stilisticamente connotanti il volto urbano”.

Se non fosse per un tutt’altro che trascurabile neo: il traffico e la viabilità (“Un problema oggettivo da risolvere è quello della presenza di troppi veicoli pro capite”). Con una popolazione di circa 230mila abitanti, a Trieste ci sono infatti 170-180mila auto alle quali si aggiungono 70-80mila motorini. Per un confronto immediato basti pensare che Roma con 5 milioni di abitanti conta “solo” 350mila motorini.

“Per risolvere i nostri problemi avremmo bisogno di 60mila posti auto. Vorremmo interrare parzialmente, o totalmente, la viabilità e i parcheggi in modo che la città si riappropri del fronte mare attraverso aree pedonali”, prosegue Bradaschia.

Abbandonata l’ipotesi iniziale di un concorso parzialmente a inviti (con otto progettisti: Peter Eisenman, Daniel Libeskind, Massimiliano Fuksas, Waro Kishi, João Luis Carrilho da Graça, Francesco Cellini, Luciano Semerani e Klaus Kada) da allargare poi ad altri dodici progettisti, per rispettare il regolamento della legge Merloni la competizione è stata invece aperta a venti progettisti, che saranno selezionati tra la rosa dei partecipanti (la presentazione del curriculum deve avvenire entro il 21 dicembre).

“Vorremmo che a trasformare questa città arrivassero i migliori nomi del mondo, maestri del contemporaneo, progettisti locali e internazionali, in un processo di sana competizione che porti a riqualificare tutta la città dal centro alle periferie. E credo ci aiuterà il fatto che questo è il primo grande concorso bandito in Italia dall’entrata in vigore del regolamento della Merloni, con tutti i problemi che esso ha comportato per la realizzazione di bandi di questo tipo. L’operazione è analoga a quella portata avanti nella Francia degli ultimi venti anni. Tutti sappiamo, poi, come Bilbao sia stata trasformata grazie a un’opera di architettura, ma sono molti i grandi progetti nel mondo che hanno assunto il ruolo di elementi propulsivi nei confronti di intere parti di città. È la sfida che vorremmo lanciare da Trieste ed è solo il primo di una serie di interventi. Prossimo traguardo potrebbe essere, per esempio, creare un museo di architettura, un po’ come il Deutsches Architektur Museum di Francoforte, L’Architektur Zentrum di Vienna o il NAI a Rotterdam. Trieste nei prossimi anni? Vorrei che diventasse una sorta di laboratorio dell’architettura, come lo sono state, negli anni passati, Roma, Berlino o Barcellona”.

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