Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 961, settembre 2012
Il gioco "Cadaveri eccellenti" consiste nel creare su una pagina
un testo o un'immagine attraverso un lavoro di gruppo, in cui
ogni partecipante è all'oscuro dei contributi degli altri. Di recente,
Sam Jacob ha proposto che il gioco diventasse una modalità di
approccio architettonico alternativo. Basato sulla "multipaternità",
scrive Jacob, il gioco è un invito al "casuale e al non-logico" e può
quindi "essere d'aiuto nel liberarci dall'autoreplicante orrore
dell'architettura contemporanea e del design urbano". Forse
Jacob non era al corrente che qualcosa di simile era accaduto
oltre vent'anni fa a Sydney. In quel caso, il posto della pagina
era stato preso dal Museum of Contemporary Art (mca). Fin
dal 1991, il mca occupava un edificio Art Déco di fronte alla
Sydney Opera House.
Nel 1997 e nel 2001 si erano tenuti concorsi
internazionali per proposte di rinnovo ed estensione del museo.
I progetti vincitori di Kazuyo Sejima e Sauerbruch Hutton non
erano mai stati realizzati per diverse ragioni: mancanza di fondi,
conservatorismo politico, ingenuità degli architetti e perfino—in
una città di appena duecento anni—il rinvenimento di rovine
storiche. Dietro queste ragioni si celava, però, un importante
significato: il timore delle autorità che qualunque nuova visione
architettonica entrasse in competizione con l'iconica Opera House,
la nostra "Sfinge scandinava". Nel 2002, in seguito al fallimento
della seconda competizione, il direttore del mca, Elizabeth Ann
Macgregor, e il suo consiglio giunsero a una conclusione radicale:
non ci sarebbe stata nessuna nuova visione, non si sarebbero
tenuti altri concorsi e sarebbe stata presa in considerazione
esclusivamente una serie di malleabili architetti locali. Macgregor
assegnò la committenza ad Architect Marshall, studio di Sydney,
noto per progetti residenziali. Un decennio dopo, l'inaugurazione
della nuova Mordant Wing del mca segnala la conclusione
del gioco. L'intuizione di Jacob era corretta? La Mordant Wing
offre un'alternativa "all'autoreplicante orrore dell'architettura
contemporanea?".
Autopsia / Autopoiesi Per rispondere a questa domanda,
è necessario esaminare il 'cadavere'. Il contributo di Marshall al
mca inizia con un piano generale, sviluppato lungo un decennio
in una proposta contestuale, deferente nei confronti degli edifici
e del modello viario adiacente. Eppure, all'interno di questo
progetto benintenzionato, si nasconde una malattia mortale:
l'autopoiesi. Autogenerante e automoltiplicante, l'autopoiesi è
una condizione cancerosa che si manifesta in architettura in
epidemie di geometrie ripetitive, riempitive e autoreferenziali.
Nel dissezionare la Mordant Wing, troviamo un ospite devastato.
Ne sono testimoni le forme a cubo che si aggregano all'esterno,
infiltrandosi all'interno come tumori. Queste non si accatastano,
non s'intersecano, non si allineano a una griglia, ma sembrano
crescere incerte a grappoli sovrapposti. Come solo un genitore
può fare, l'architetto Sam Marshall ritiene che la facciata sia
cubica "irregolare e invitante". In realtà, a causa della loro assoluta
casualità d'ordine, i cubi rendono vana qualunque leggibilità.
L'involucro dell'edificio, organizzato unicamente in break out
room e in teaching room, e non in gallerie sensibili alla luce, è
irrazionalmente opaco. Al suo interno, la malattia si diffonde senza
freni: cubi di cartongesso scendono dall'alto, si protendono dai
muri, crescono nel terreno. Da una precaria scalinata d'entrata,
sotto soffitti fastidiosamente bassi e fredde luci fluorescenti, i
visitatori incontrano una serie di spazi ostili. La frenetica crescita
dell'autopoiesi affama le altre aree della vita: il cortile esterno del
mca è un paesaggio lunare, abitato unicamente da giunture di
pannelli e scoli di pavimenti prefabbricati in cemento. La porzione
di facciata Art Déco contigua al pozzo delle scale soffre un destino
crudele e ha finestre oscurate con vernice nera. Nel livello pubblico
più elevato dell'edificio, è impedita perfino la visione da cartolina
dell'Opera House: all'interno, da un muro cieco; all'esterno, da un
cubo nero autopoietico.
Il Post-Mortem / Mordant Il caso Mordant Wing sembrava
un'epidemia isolata. Ma, in seguito, sono stati annunciati progetti
per un nuovo padiglione australiano della Biennale di Venezia. Gli
architetti australiani chiedevano da tempo un concorso aperto per
sostituire il padiglione 'temporaneo' esistente, installato nel 1989 e
la cui funzione di spazio espositivo era ormai compromessa. L'anno
scorso, l'istituto governativo Australia Council for the Arts ha
annunciato che ci sarebbe stato un concorso ufficiale, che avrebbe
però riguardato un numero limitato di architetti australiani
invitati a partecipare, in un processo 'aperto' con cui stabilire
l'eleggibilità. Quando è stata annunciata la proposta vincente,
è stato evidente che qualcosa non aveva funzionato. Lo sterile
cubo nero di Denton Corker Marshall era inequivocabilmente una
propaggine dell'autopoiesi del mca. Il virus si era inverosimilmente
propagato per oltre sedicimila chilometri, contaminando un
nuovo ospite. Un nome compare sia a Sydney, sia a Venezia: Simon
Mordant. Ricco uomo d'affari e prominente filantropo, Mordant
è al contempo presidente del mca e, con la moglie, principale
benefattore della sua espansione. Nel 2011, hanno donato un
milione di dollari destinati a un nuovo padiglione australiano e
Mordant è entrato a far parte di un comitato governativo che aveva
il compito di scegliere il progettista. Sia nel mca, sia nel padiglione
australiano, Mordant ha avuto un ruolo centrale nel finanziare e
promuovere significativi progetti architettonici. Potrebbe essere
stato lui a diffondere inavvertitamente la malattia?
Conclusioni L'autopoiesi è "l'autoreplicante orrore" di Jacob:
una malattia che prospera nel vuoto d'idee. Ma nel gioco "Cadaveri
eccellenti" noi non troviamo la soluzione, semmai la causa. Sia
la mca, sia il padiglione australiano rappresentano la rinuncia al
modello del concorso aperto e indicano una modalità di offerta
burocratica, multiautoriale e senza visione. L'elemento comune
è un filantropo estremamente generoso, tuttavia ambivalente
sul tema dell'architettura. In entrambi i casi, non solo fornisce
il finanziamento critico, ma occupa una posizione di leadership
nell'implementazione del progetto senza comprendere il ruolo che
un mecenate può e deve giocare nel promuovere l'architettura
visionaria.
Quando gli è stato chiesto un commento circa la
decisione di non tenere un concorso aperto di idee per il padiglione
australiano, Mordant ha detto: "Questo è uno spazio d'arte, non un
concorso di architettura". Ho chiesto a Mordant: "Qual è il modo
migliore per promuovere una vibrante cultura dell'architettura
attraverso il mecenatismo privato?". La sua risposta: "Non sono un
architetto e non sono nella posizione migliore per rispondere". Nel
2010, una lettera aperta di Charles Holland chiedeva agli architetti
di "smetterla di partecipare ai concorsi", così da difendere le proprie
idee, le proprie vite e la propria salute mentale. Mi auguro che gli
esempi citati dimostrino che esistono ragioni convincenti affinché
gli architetti non possano e non debbano cessare di partecipare e di
chiedere concorsi aperti. Il modello del concorso aperto, attraverso
la sua cecità democratica, fornisce all'architetto la libertà di
pensiero e di azione indipendenti. Il concorrente è in grado di
operare al di là del brief e dei controlli burocratici. Nel selezionare
un progetto vincente, l'istituzione trasferisce il potere visionario
all'architetto. In principio, è la visione dell'architetto a organizzare
e dirigere gli altri attori, livellando gli spazi ed evitando stupide
repliche. Potrebbe non essere l'unica cura per l'autopoiesi, ma, in
assenza di mecenati visionari, è la migliore che abbiamo.
David Neustein (@dneus)
Cadaveri eccellenti
Con il padiglione alla Biennale di Venezia e la Marshall Wing del Museum of Contemporary Art di Sydney, le ultime esperienze australiane confermano la necessità di non abbandonare la pratica del concorso aperto, così da promuovere quell'architettura visionaria propria dei progetti indipendenti.
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- David Neustein
- 20 settembre 2012
- Sydney