Ignazio Gardella è stato uno dei protagonisti assoluti dell’architettura italiana del Novecento. Ingegnere e architetto di formazione, è stato interprete di un razionalismo fortemente italiano, fatto di muri che diventano “diaframmi”, come li ha definiti Gio Ponti su Domus nel 1951 parlando della celebre Casa al Parco (1947-54), passando per i mattoni a vista del Dispensario Antitubercolare di Alessandria (1933-1938), e le coperture magistralmente risolte come quella della Casa per Impiegati Borsalino (1948-1952), oggi su tutti i libri di storia dell’architettura moderna.
A oltre vent’anni dalla sua scomparsa, proprio ad Alessandria, la città dove ha avuto inizio la sua carriera, sarà allestita una mostra dal titolo “Ignazio Gardella. Progettare la città”, curata da Emanuele Piccardo e visitabile dal 18 dicembre 2025.
Attraverso disegni, fotografie e documenti d’archivio, l’esposizione racconta diciassette progetti tra Alessandria, Milano, Genova e Venezia, offrendo una lettura fatta di documenti d’archivio e immagini storiche, tra cui le fotografie di Gabriele Basilico, combinati a riflessioni attuali sull’idea di architettura come frammento di città, in dialogo costante con il paesaggio urbano.
Le prime architetture ad Alessandria
È ad Alessandria che inizia a prendere forma il linguaggio dell’architetto milanese. Qui, tra gli anni Trenta e Cinquanta, realizza edifici che sono considerati veri e propri manifesti del razionalismo italiano. Oltre al già citato Dispensario Antitubercolare (1933-1938), che comparirà nelle foto di Gabriele Basilico del 1990, e alla Casa per Impiegati Borsalino, il percorso fotografico comprende un compendio di opere che testimoniano l’evoluzione della sua carriera: dal Sanatorio Vittorio Emanuele III con la sua Chiesa (1928-1934), al Laboratorio di Igiene e Profilassi, fino all’Istituto Tecnico Industriale Volta (1959-1967).
In ognuno di questi edifici si ritrova la pratica dell’ingegnere e la sensibilità dell’architetto, e Alessandria è il laboratorio dove Gardella mette a punto la sua idea di architettura civile, sobria e rigorosa, ma mai priva di quella “eleganza” che di nuovo Gio Ponti gli aveva riconosciuto nel numero 263 di Domus.
Milano, Genova, Venezia: i progetti “maturi” di Gardella
Sebbene Gardella abbia iniziato molto tempo prima a progettare nella sua città d’origine - ricordiamo che la stessa Casa al Parco di Milano è stata d’ispirazione per la Casa Borsalino di Alessandria - il percorso espositivo, per scelta curatoriale, tralascia i primi vent’anni di progetti milanesi e mostra subito quelli compiuti a partire dagli anni ’50: l’INA-Casa (1951-1956) e la Chiesa a Cesate (1954-1963), poi la Chiesa di Sant’Enrico a San Donato Milanese (1962-1966) e la Casa ai Giardini d’Ercole (1949-1954), celebre per l’avanguardistica flessibilità della pianta e l’assenza di un piano-tipo, che si riflette nella composizione dei prospetti.
Spostandosi dal capoluogo lombardo, chiudono la seconda sezione della mostra la Casa alle Zattere (1953-1958) e la Facoltà di Architettura (1975-1989) di Genova, entrambi manifesti di un pensiero che non smette di interrogarsi sul rapporto tra architettura e paesaggio circostante.
- Mostra:
- “Ignazio Gardella. Progettare la città”
- Curata da:
- Emanuele Piccardo
- Dove:
- Sale d’Arte Via Machiavelli 13, Alessandria
- Date:
- 18 dicembre 2025 - 15 marzo 2026
