Avevamo tirato le somme quest’estate, raccontando di un mercato dell’arte in frenata, appesantito da inflazione, tensioni geopolitiche e nuove priorità di spesa. Eppure, a leggere i report di vendita, a smentire quel quadro è arrivata l’edizione 2025 di Art Basel. In tempi incerti come questi, non era affatto scontato: eppure la fiera delle fiere ha registrato vendite da capogiro fin dalle prime ore. Con 289 gallerie provenienti da 42 Paesi e oltre 88.000 visitatori, l'appuntamento svizzero del colosso fieristico ha riaffermato la propria centralità nel panorama internazionale, portando a casa risultati che testimoniano una fiducia rinnovata nell’arte come bene rifugio — almeno per chi può ancora permetterselo.
17 milioni per un Hockney e altre vendite da capogiro ad Art Basel 2025
Tra affari riservati e trattative lampo, Art Basel 2025 si conferma il termometro del mercato dell’arte contemporanea: un Hockney venduto per 17 milioni di dollari è solo la punta dell’iceberg di una fiera dove i collezionisti non hanno badato a spese.
Katharina Grosse, CHOIR, 2025
Messeplatz project, Art Basel 2025
Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025
Courtesy of Art Basel
Katharina Grosse, CHOIR, 2025
Messeplatz project, Art Basel 2025
Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025
Courtesy of Art Basel
Katharina Grosse, CHOIR, 2025
Messeplatz project, Art Basel 2025
Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025
Courtesy of Art Basel
Katharina Grosse, CHOIR, 2025
Messeplatz project, Art Basel 2025
Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025
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Courtesy Art Basel
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Galerie Krinzinger, OMR, in collaboration with: Galerie Jousse Entreprise, Galerie Ron Mandos Courtesy of Art Basel
Annely Juda Fine Art Courtesy of Art Basel
Courtesy of Art Basel
Courtesy of Art Basel
Courtesy of Art Basel
Courtesy of Art Basel
Courtesy Art Basel
Courtesy Art Basel 2025
Libo Wei
Courtesy Art Basel
Courtesy Art Basel
Courtesy Art Basel
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- Giorgia Aprosio
- 28 giugno 2025
Tra le tante opere vendute, ce ne sono almeno cinque che, per valore economico e peso simbolico, hanno scandito la narrativa di questa edizione.
A rimettere in moto l’ottimismo ci ha pensato già il primo giorno, quando un dipinto su due tele di David Hockney, Mid November Tunnel (2006), è stato venduto per una cifra compresa tra i 13 e i 17 milioni di dollari dalla galleria londinese Annely Juda Fine Art. Un colpo grosso che ha fatto intendere il tono della settimana: i grandi nomi tengono, e quando la qualità è alta, i collezionisti non si fanno pregare.
Dalla scultura filiforme di Ruth Asawa — venduta da David Zwirner per 9,5 milioni di dollari — a un dipinto di Gerhard Richter a 6,8 milioni, passando per due opere recenti di Dana Schutz, una a 1,2 milioni e l’altra a 850.000 dollari e il dittico di On Kawara da 1.3 milioni di dollari, il ritmo delle contrattazioni ha mostrato come i pezzi delle “blue chip” restino il baricentro del mercato.
Lo stesso vale per Hauser & Wirth, che ha dichiarato di aver venduto due lavori di Mark Bradford a 3,5 milioni ciascuno, uno dei quali è entrato in una nota collezione americana, attirando l’interesse anche sugli altri artisti esposti tra cui Fausto Melotti, Piero Manzoni, Nicolas Party (565.000 dollari) e Flora Yukhnovich (575.000 dollari).
Gagosian, al suo trentesimo anno consecutivo in fiera, ha capitalizzato la solidità del suo roster con uno stand curato per l'occasione da Francesco Bonami, registrando vendite con prezzi oscillanti tra i 30.000 e oltre 5 milioni di dollari per opere di Georg Baselitz, Maurizio Cattelan, Rachel Feinstein, Nan Goldin, Damien Hirst, Jamian Juliano‑Villani and Ewa Juszkiewicz.
Il fronte europeo non è rimasto a guardare. Thaddaeus Ropac, prossimo all'apertura della sua sede italiana a Milano, ha annunciato la vendita del dipinto di Georg Baselitz Hier jetzt hell, dort dunkel dunkel (2012) per 1,8 milioni di euro, oltre a un’opera del 1966 di James Rosenquist (Playmate) venduto per la stessa cifra in dollari a un importante museo europeo, e a un Lipstick (Spread) di Robert Rauschenberg del 1981 per 1,5 milioni.
Anche Xavier Hufkens ha registrato ottimi risultati: un nuovo lavoro di Tracey Emin è stato venduto per 1 milione di sterline, mentre un raro dipinto del 1956 di Alice Neel ha attirato l'attenzione di collezionisti storici.
In questo scenario, è evidente che la differenza la facciano reputazione, le relazioni e la capacità di mantenere alto il livello dell’offerta.
Al di sotto della soglia del milione, il mercato si è mosso con discreta fluidità, soprattutto nella fascia media — tra i 50.000 e i 500.000 dollari — dove molte gallerie segnalano un flusso costante di vendite. Anche in questo segmento, però, a dominare non sono tanto le novità o le meteore speculative, quanto gli artisti già istituzionalizzati o in solida ascesa, spesso presenti in collezioni museali.
Coerentemente con questa tendenza, hanno trovato acquirenti le opere di dimensioni contenute, i lavori su carta e le edizioni rare, preferite da collezionisti più attenti, che oggi sembrano privilegiare acquisti ragionati piuttosto che scommesse veloci. Secondo i galleristi, le vendite più agili si sono concentrate su lavori immediatamente leggibili e coerenti con la poetica dell’artista: un segnale che, anche sul mercato, la chiarezza e la forza del “brand” artistico contano più dell’effetto sorpresa.
Eccezion fatta per gli stand curati con attenzione, particolarmente apprezzati da stampa, visitatori e anche dai collezionisti. Uno fra tutti, quello di sans titre, che ha puntato sull’opera dell’emergente Wei Libo con una scelta precisa e poetica: pochi pezzi selezionati, capaci di restituire uno sguardo coerente sul suo universo creativo, fatto di pratiche artigianali e straordinarie capacità di manifattura. Una scelta coraggiosa, premiata con una dozzina di vendite, oltre alle opere esposte in fiera.
Ma pensare che cifre e volumi di quest’edizione raccontino tutto dell’andamento del mercato sarebbe fuorviante. Come ha ricordato Tim Schneider su Il Giornale dell’Arte durante l’edizione 2024, soprattutto “quando ci sono i fuochi d’artificio, ci vuole un po’ di tempo perché il fumo si diradi”. Basilea offre da sempre una piazza d’osservazione per realtà selezionate e privilegiate, e proprio per questo funge già di per sé da garanzia per il collezionista che sceglie di acquistare in questo contesto.
È importante ricordare che il mercato dell’arte resta un organismo complesso, difficile da decifrare, modellato da cambiamenti lenti, realtà frammentate e dinamiche spesso invisibili a chi si concentra solo sulle transazioni milionarie.
Non tutti comprano allo stesso modo, né tutti vendono con gli stessi obiettivi.
Messeplatz project, Art Basel 2025 Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025 Courtesy of Art Basel
Per l’edizione 2025, Art Basel affida il progetto per il Messeplatz a Katharina Grosse, che trasforma l’iconico padiglione d’ingresso in un’opera monumentale e immersiva. Con CHOIR, l’artista tedesca interviene direttamente sull’architettura di Herzog & de Meuron, ricoprendola di pennellate magenta spruzzate con uno strumento industriale. La struttura si dissolve così in un’esplosione di colore, che invita il pubblico a riconsiderare il confine tra spazio urbano e gesto pittorico.
Messeplatz project, Art Basel 2025 Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025 Courtesy of Art Basel
Messeplatz, la piazza principale antistante il centro fieristico di Basilea, ridisegnata nel 2013 da Herzog & de Meuron con la caratteristica hall sopraelevata e l’oculo centrale, si trasforma per l’edizione 2025 di Art Basel nell’imponente tela di CHOIR, il più vasto intervento urbano realizzato finora da Katharina Grosse. Katharina Grosse (nata nel 1961 a Friburgo) è una delle voci più rilevanti dell’arte contemporanea tedesca. Attiva su scala monumentale dalla fine degli anni ’90, l’artista utilizza pistole a spruzzo industriali per applicare acrilici dai colori intensi su edifici, paesaggi e interni architettonici, dissolvendo i confini tra pittura, scultura e ambiente. Dopo gli studi alla Kunstakademie di Düsseldorf (1986–1990), ha insegnato in diverse accademie d’arte fino al 2018. Le sue opere sono state esposte e commissionate a livello internazionale, dal MoMA PS1 di New York all’Hamburger Bahnhof di Berlino, e fanno parte di collezioni prestigiose come quelle del MoMA e del Centre Pompidou.
Messeplatz project, Art Basel 2025 Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025 Courtesy of Art Basel
Il pubblico attraversa CHOIR: un’esperienza immersiva che fonde pittura e architettura, invitando a percepire lo spazio urbano come materia viva.
Messeplatz project, Art Basel 2025 Courtesy of the artist (c) VG Bild-Kunst, Bonn 2025 Courtesy of Art Basel
La struttura progettata da Herzog & de Meuron, reinterpretata dall’intervento site-specific di Grosse, si dissolve in un vortice cromatico nel cuore di Messeplatz.
A catalizzare l’attenzione dei visitatori nella sezione più attesa della fiera, Unlimited – dedicata alle installazioni ambientali su larga, anzi grandissima scala – è stata senza dubbio l’opera presentata da Hauser & Wirth: un lavoro di Félix González-Torres composto da una pedana, luci sospese e un ballerino che, a intervalli, saliva sul palco con le cuffie e iniziava a danzare, trasformando l’installazione in un tableau vivant intimo e struggente.
Una lunga installazione luminosa di 34 metri, simile alle tradizionali luminarie salentine, accoglieva quest’anno i visitatori all’ingresso di Unlimited, la sezione più sorprendente e attesa di Art Basel. L’opera è firmata da Marinella Senatore, artista italiana che da anni impiega le luminarie come linguaggio visivo e politico. Queste strutture effimere, sospese tra arte popolare e architettura della luce, hanno per l’artista la capacità di costruire simbolicamente una piazza anche dove non esiste: uno spazio condiviso, inclusivo, che rende visibile il potenziale collettivo della comunità attraverso luce, forma e partecipazione.
The Voyage. A March To Utopia è una grande installazione firmata da Atelier Van Lieshout che si presenta come una carovana visionaria diretta verso un altrove ideale. Composta da centinaia di opere tra sculture, oggetti, animali e installazioni raggruppate per temi come energia, mobilità e salute, l’opera mette in scena un percorso simbolico verso un mondo possibile. A guidare la processione, due buoi e un piccolo monopattino, in un’alternanza di ironia e critica sociale.
Danse Macabre di Nicola Turner è una scultura monumentale e organica, composta da crine di cavallo e lana grezza raccolti nei dintorni del suo studio a Bath, nel Regno Unito. L'opera, sospesa dal soffitto, si sviluppa in torsioni e curve che richiamano un corpo in mutazione—tra movimento, dissoluzione e rinascita. Il titolo fa riferimento a un affresco del Quattrocento che un tempo decorava le mura di Basilea, poi rimosso nel 1805 perché ritenuto provocatorio. Il dipinto raffigurava la morte come forza livellatrice, capace di annullare ogni differenza sociale, soprattutto nei momenti segnati dalla peste.
Courtesy Art Basel
Presentata sulla Münsterplatz all’interno della sezione Parcours di Art Basel, Hylozoic/Desires è un’installazione tessile immersiva e site-specific, lunga circa 80 metri e alta 2,5, che si snoda nello spazio pubblico. L’opera fa riferimento alla Inland Customs Line, una barriera vegetale costruita dalla Compagnia britannica delle Indie orientali negli anni 1830 per imporre il monopolio sul sale. Da un lato del telo compaiono le piante originarie dell’ostacolo coloniale, dall’altro le termiti che alla fine lo divorarono: una narrazione visiva che affronta i temi dell’architettura coloniale, della resistenza e del rapporto complesso tra natura e potere imperiale. Parcours è il programma urbano di Art Basel dedicato all’arte pubblica e agli interventi site-specific, che nel 2025 ha coinvolto oltre 20 opere diffuse in vari spazi della città, tra piazze, sottopassaggi e negozi.