È già abbastanza inedito che perle dell’architettura moderna si spostino sul mercato integralmente, come una proprietà unica, una villa uniproprietario. Che succeda con edifici nel pieno cuore storico di una città, ancora più raro. Ma è ciò che è successo con un’opera di Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti, La Casa Bocchi in via De Marchi, nota come Villa Ci. La Villa è passata di mano per 50 milioni di euro, ha riportato il Corriere della Sera, due anni dopo la morte dello storico proprietario e inquilino, l’ingegner Minucci, erede acquisito del committente, l’industriale Francesco Plodari.
Proprio la commessa del Plodari ci porta in un altro aspetto assolutamente peculiare della storia di Villa Ci. È inedita infatti anche la sua stessa possibilità di esistere nel tessuto storicizzato di Milano: completata prima della guerra, nel 1939, è una nuova costruzione resa possibile da trasformazioni che le succedono molto vicino, come lo spostamento della Stazione Centrale da piazza della Repubblica alla piazza Duca d’Aosta, e la definizione ed estensione di via dei Giardini nell’odierna via De Marchi. Qui, sui terreni delle sorelle Bocchi dove viene consentita la realizzazione di edifici a pettine, Plodari commissiona la casa a Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti, che in quel momento sono due figure nodali per l’architettura milanese e italiana.

Ponti ha ormai avviato Domus da oltre 10 anni e si divide tra grandi opere come il Palazzo Montecatini da poco ultimato, sperimentazioni abitative per la Triennale e il futuro Palazzo Rai di Corso Sempione, dove nascerà poi la televisione italiana; Magistretti – peraltro padre di Vico, che inizierà le sue ben note attività dopo la sua morte – è cruciale in diversi progetti che plasmano il volto di Milano – per dirne uno: l’Arengario di piazza Duomo con Portaluppi, Muzio e Griffini.
E ancora, è inedita anche la situazione che circonda la Villa in termini di ecosistema: via dei Giardini, per il modo in cui è nata, finisce per essere un bosco nel pieno cuore di Milano, appena dietro il métro Montenapoleone, punteggiato da edifici che sono piccoli saggi di moderno milanese – come la palazzina un tempo appartenuta a Santo Verace, firmata Carlo de Carli – con al centro un parco nato come giardino dei Perego di Cremnago. E questa stessa atmosfera prosegue in via De Marchi, prima del suo trasfigurarsi in via Turati e nell’elefantiaca via Vittor Pisani. Lo stesso Minucci aveva reso celebre Villa Ci per la comunità di anatre residente fissa nei giardini, assieme ad altre specie rare e ad una vegetazione variegatissima, incorniciata dagli archi delle facciate pontiane che richiamano gli archi della casa Rasini su Porta Venezia, e poco distante da un altro giardino milanese famoso anche lui per i suoi inquilini esotici: i fenicotteri della Villa Invernizzi.