La Praxis 48 non è esattamente la macchina da scrivere che ti aspetteresti di trovare in soffitta, ancor meno nell'opera di un artista contemporaneo.
Lanciata nel 1964, questa meraviglia elettromeccanica nasce dalla mente di Rinaldo Salto per la parte hardware e da Ettore Sottsass (anni prima che desse vita all'iconica Valentine), in sinergia con Hans von Klier per il design. Caratterizzata da una tastiera a sbalzo a tasti verdi e una superficie rigata, la Praxis 48 ha introdotto una novità nel mondo delle macchine da scrivere posizionandosi come modello semi-standard elettrico.
Un dettaglio che però non può essere sfuggito a chiunque l'ha posseduta è il peso di ben 9,2 kg - non proprio ideale per il trasporto - che la rendeva principalmente adatta a un uso statico.
Ed è proprio sfidando questa caratteristica che l'artista, musicista e performer Roberto Casti utilizza la Praxis 48 per creare "Aleph", un'opera che supera i confini tradizionali del suo utilizzo originale trasformandola ne "il punto in cui si concentra l’intero universo”, “il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli” come descritto da Jorge Luis Borges in "L'Aleph" (Jorge Luis Borges, Aleph, Adelphi, Milano 1998, p. 131).
L'intenzione, sin dall’inizio, è sempre stata quella di porre chi legge o scrive nella condizione di immedesimarsi in una complessità globale, impossibile da abbracciare del tutto
Roberto Casti
"Aleph (Milano-Berlino-Lisbona-Milano)", infatti, è il titolo dell'opera esposta a Casa degli Artisti fino all'11 febbraio 2025, parte della mostra "Fernweh - II atto", realizzata con l'artista Friedrich Andreoni e curata da Caterina Angelucci e Andrea Zanini.
Un dispositivo di consapevolezza spazio-temporale
Aperta, interattiva e collaborativa, "Aleph" è liberamente accessibile al pubblico. L'opera invita i visitatori a interagire con la tastiera dell'iconica macchina da scrivere per trasferire su un inquantificabilmente lungo rotolo di carta le domande più profonde e persistenti che risiedono nelle loro menti:
"Quante persone stanno vivendo in questo momento?
How many reflect on their complicity in maintaining an oppressive social order?
Quante persone stanno piangendo ora?
Will unconditional love be the ultimate solution?"
(...)
Il titolo, così come l’elenco delle domande impresse sul lungo rotolo di carta, si trasforma ogni volta che l’opera viene presentata in una nuova città, superando i confini di spazio e tempo e trascedendo la dimensione individuale per favorire una consapevolezza collettiva degli interrogativi contemporanei.
Anche la forma stessa del lavoro potrebbe cambiare nel tempo, non lo escludo
Roberto Casti
Dopo essere stata esposta a Milano, Berlino e Lisbona, e tornata nuovamente a Milano, l'opera "Aleph" mira a espandersi ulteriormente, a viaggiare per catturare riflessioni e pensieri di altre parti del mondo.
- Mostra:
- Fernweh - II Atto
- Dove:
- Casa degli Artisti, Milano
- Date:
- fino all'11 febbraio 2025