Alla Milano Design Week Mi-Orto unisce i quartieri in un giardino condiviso

Con Eataly e il comune di Milano, trenta associazioni onlus si uniscono per sensibilizzare i cittadini al bene della Terra.

Mi-Orto, Milano Design Week, Brera Design District 2018

“L'idea è  quella di creare una agricoltura urbana fuori-suolo che allo stesso tempo abbia delle sedute per vivere in modo diverso la piazza, uno spazio flessibile che si adatti alle esigenze”. Nelle città c'è bisogno di nuove conformazioni di piazza intese come ritrovi, e da questa necessità sempre più metropolitana nasce il progetto “Mi-Orto” che ha luogo in Piazza XXV Aprile (Brera Design District), in collaborazione con Eataly, nei giorni della Milano Design Week 2018 e che continua fino al 3 giugno. Così lo spiega Gaetano Berni, l'architetto e cooperante (lavora in paesi in via di sviluppo con le comunità locali) che lo ha concepito con Elisabetta  Bianchessi, collega e cooperante per la onlus “Liveinslums”. Mi-Orto è una installazione di orti mobili  e sedute incorporate che trasforma la fisionomia della piazza per un breve periodo. Un orto condiviso ma aperto alla cittadinanza, ai passanti, uno spazio mobile e autogestibile per tutte le fasce della popolazione ma con un occhio in particolare per i bambini e gli anziani  attraverso workshop per conoscere le sementi tradizionali grazie a Slowfood e Arcoiris.

Mi-Orto punta anche a sensibilizzare la comunità sui semi antichi puri che l'associazione Arcoiris recupera e protegge perché “I semi ogm e ibridati sono una minaccia per la biodiversità ed è necessario che tutti i cittadini collaborino a preservare la purezza”.   Mi-Orto si colloca fisicamente in una zona molto centrale ed elegante di Milano, ma vede la partecipazione e il coinvolgimento di trenta associazioni Onlus di tutte le aeree della città, ed è quindi un progetto di partecipazione attiva di tutti: come l'associazione Amici del Parco Trotter, l'Associazione Genitori Bergognone, Legambiente Orti di Via Padova. “E' stato bello lavorare con gruppi diversi, perché ciascuno aveva una propria peculiarità e ricchezza”, dice Elisabetta Bianchessi. Continua Gaetano Berni: “Questi orti hanno le ruote, così si possono spostare per creare varie conformazioni e gli abitanti possono creare spazi adeguati per varie tipologie di manifestazioni”. Questo esperimento di orticultura è uno dei primi in Italia, ma abbiamo vari modelli vincenti in giro per il mondo. “Ci sono degli esempi a Lugano dove i vigili si prendono cura dell'orto e innaffiano le piante. Ci sono stati degli esempi in Italia a Caserta di un orto stabile fatto  di cemento, ma noi volevamo creare uno spazio flessibile perché questa è l'orticultura fatta su cassetta. Quando innaffi le piante una problematica è che si crea lo sporco sotto, e diventano elementi pesanti e difficili da spostare. L'idea di rimanere su ruote creava un grossissimo valore aggiunto”. Ed è possibile che resti per sempre in piazza XXV aprile? Conclude l'architetto: “Per tre anni , grazie al bando comunale Adotta il verde le aiuole resteranno. L'idea in un futuro è che si possa fare dell'orticultura all'interno delle aiuole, è il primo esempio per Milano. Sarebbe molto bello se si potesse estendere e coltivare pomodori o anche altri prodotti per dare un simbolo dell'agricoltura urbana all'interno della città”. 

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