Due artisti americani, Jacob Hashimoto e Emil Lukas, sono stati invitati a Palazzo Flangini a Venezia dalla galleria Studio la Città per allestire una mostra site-specific dedicata al tema della fine dell’utopia. Decenni di sfruttamento ambientale ci hanno lasciato pericolosamente in bilico su tutti i fronti: politico, sociale, economico, naturale, tecnologico e ecologico. Come molti osservatori dell’Antropocene hanno notato, l’umanità stessa è diventata sempre più carnefice piuttosto che vittima del caos planetario.
The end of utopia
Jacob Hashimoto e Emil Lukas sono stati invitati a Palazzo Flangini a Venezia per allestire una mostra site-specific dedicata al tema della fine dell’utopia. #BiennaleArte2017
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- 28 aprile 2017
- Venezia
In questo contesto, i lavori di Jacob Hashimoto e di Emil Lukas affrontano un tema di recente rilevanza: se l’arte è discutibilmente un’alterazione dello schema fatto dall’uomo sulla natura – l’ordine dell’uomo sul caos primordiale – allora come cambia il significato dell’arte nel momento in cui ci rendiamo conto che le infrastrutture, i sistemi e gli algoritmi, tutti progettati dall’uomo per avvicinarsi all’utopia, stanno perdendo il loro valore?
Entrando nel piano terra settecentesco del Palazzo, i visitatori incontrano un’immensa e fluttuante scultura site specific costituita da 8.500 aquiloni neri di carta e bambù, sospesi dal soffitto e assemblati in una spettacolare nuvola ondeggiante che sovrasta le loro teste. Il lavoro di Emil Lukas occupa invece il primo piano dello spazio. Lukas ha creato tre gruppi di opere, separati ma interconnessi: Lens, Puddles, Threads (Lenti, Pozzanghere e Fili). Alla fine del salone, 650 tubi in alluminio, sono assemblati in una sorta di lente gigantesca. Attraverso i tubi saldati uno di fianco all’altro, la scultura concava è quasi iridescente, permette una visione che si sposta a seconda dei movimenti dello spettatore.
12 maggio – 30 luglio 2017
The end of utopia
Palazzo Flangini
Cannaregio 252, Venezia