Vanità/Vanitas

Arte e scienza, pittura e gravità si fondono nelle tre opere concepite da Luca Pozzi nella mostra “The Messengers of Gravity” al Museo Ettore Fico di Torino.

Luca Pozzi, <i>Detector</i>, 2015, alluminio anodizzato, palline da ping pong colorate, magneti al neodimio, ventose,filo.  180x180x25 cm.
La mostra “The Messengers of Gravity (Messaggeri di gravità)” è composta da tre opere pensate appositamente da Luca Pozzi per gli spazi del Museo Ettore Fico e fa parte del più vasto programma del museo “Vanità/Vanitas”.
La prima, Wilson Tour Majestic, installata sulla facciata del museo, è il frutto di una collaborazione diretta tra l’artista e i ricercatori del CMS Experiment - CERN (The European Organization for Nuclear Research) ed è costituita da un telo di PVC stampato a getto d’inchiostro (6 x 27 metri) raffigurante il più grande rivelatore di particelle del Large Hadron Collider di Ginevra, davanti al quale sono state fotomontate in post-produzione digitale delle palline da tennis giganti volutamente distorte. La più ambiziosa macchina mai costruita dall’uomo – destinata a sondare i misteri dell’universo facendo scontrare fasci di particelle a energie vertiginose – diventa una sorta di ponte dimensionale tra due spazi e due discipline: l’arte e la scienza. Volutamente installata all’ingresso del MEF quest’opera diventa una specie di “star gate” per il visitatore.
Luca Pozzi, <i>Detector</i>, 2015, alluminio anodizzato, palline da ping pong colorate, magneti al neodimio, ventose,filo.  180x180x25 cm.
Luca Pozzi, Detector, 2015, alluminio anodizzato, palline da ping pong colorate, magneti al neodimio, ventose,filo.  180x180x25 cm.

La seconda, Wilson Tour Loading 1956-2014-2038, è composta da una serie di nove fotografie ottenute lanciando e fotografando una pallina da tennis di fronte alle opere di Lucio Fontana esposte al Museo del Novecento di Milano. Wilson Tour Loading 1956-2014-2038 è il prodotto di una relazione estetica e filosofica tra differenti periodi storici, culture e artisti ed è caratterizzato da una voluta ambiguità descrittiva. La problematica affrontata è quella di poter riprodurre le opere di Lucio Fontana, coperte da copyright dal 1956, prima dello scadere dei diritti d’autore che saranno liberi solo nel 2038.

L’artista ha eluso questo ostacolo modificando e distorcendo in post-produzione le opere di Fontana rendendole irriconoscibili e aumentando il concetto di “attesa” fino al 2038 quando saranno nuovamente libere da diritti d’autore e quindi fruibili e riproducibili da chiunque. L’ostacolo legale del divieto di riproduzione di queste opere diventa stimolo per una nuova creatività che riflette sul tempo e sulla relazione fra  opera passata e opera contemporanea.

La terza, Detector, è costituita da diciassette duplici elementi (trentaquattro palline da pingpong magnetiche e sospese nel vuoto) ancorati a una superficie dodecagonale realizzata in alluminio mandorlato anodizzato di 180 cm di diametro. Il risultato è da intendersi come un “dispositivo pittorico” pluridimensionale che permettere la fluttuazione degli elementi al fine di minimizzare il contatto del colore con la superficie pittorica.


fino al 28 febbraio 2016
Vanità / Vanitas
Luca Pozzi
The messengers of gravity

a cura di Gianluigi Ricuperati
Museo Ettore Fico
via Francesco Cigna 114, Torino

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