Una commistione, quella tra ceramica e pittura, resa ancora più esplicita dall’integrazione in tempi recenti di tele ad elementi tridimensionali, e messa intenzionalmente in evidenza nella mostra che le dedica il Museo Marino Marini.
Le opere di Woodman si confrontano qui in maniera diretta da un lato con l’opera scultorea di Marino Marini – attraverso un allestimento, nel secondo piano del museo, che ne esalta le sinergie – e dall’altro con l’eroica avventura pittorica del Quattrocento fiorentino, reiterato in particolare dal lavoro che apre il percorso espositivo Of Botticelli, 2013: una composizione che riempie la prima sala della mostra con frammenti di ceramica che alludono a colonne avvolte dalle vigne e vedute rinascimentali che si aprono su giardini immaginari.
La seconda stanza è caratterizzata dal dialogo tra il lavoro più datato tra quelli qui presentati, Theater 3 (2001), e una delle opere più recenti, Lucia’s Room (2013), opera nella quale la commistione tra pittura e ceramica si fa evidente e nella quale l’artista mostra uno degli aspetti tipici del suo repertorio, ovvero il confronto con l’iconografia delle “nature morte” che ritornerà in altre opere in mostra.
Nel Sacello della cripta la forma iconica del vaso si manifesta per la prima volta nella sua tridimensionalità: Vase Upon Vase, Ariana, 2010, come suggerisce lo stesso titolo, sovverte il tradizionale rapporto tra l’oggetto scultoreo e il suo basamento, mentre in Aztec Vase and Carpet 1, 2012, l’artista gioca con le dimensioni e le prospettive trasformando la tela nella forma tipicamente domestica del tappeto.
Nell’ultima stanza della cripta la mostra lascia spazio a quattro tele: quattro diversi modi di affrontare il rapporto tra pittura e scultura, tra collage e dipinto, tra quel che viene incluso dalla cornice e ciò che ne resta fuori – ma soprattutto quattro elementi di un ambiente domestico, come sottolineato dal costante riferimento alla stanza nel titolo dei singoli lavori.
Al secondo piano l’allestimento si concentra infine sulla stretta relazione tra l’opera dell’artista americana e le sculture di Marino Marini allestite in modo permanente nel museo. Quasi come in uno spartito musicale, pieni e vuoti si alternano. Le sagome sinuose e femminili dei vasi (reiterate dagli stilemi pittorici con cui la Woodman li “decora”) dialogano con le forme piene dei corpi, anch’essi di donna, delle sculture di Marini, mentre la ceramica, delicata e fragile, utilizzata dalla Woodman agisce da contrappunto alla solidità del gesso e all’eternità del bronzo a cui ricorre l’artista italiano. Diversi e distanti i due artisti sembrano essere accomunati dal piacere per la creazione della forma e della composizione pittorica, resa evidente da alcuni – casuali seppur evidenti – punti di contatto tra il trattamento policromo di uno e dell’altra.
fino al 28 novembre 2015
Betty Woodman
a cura di Vincenzo de Bellis
Museo Marino Marini
piazza San Pancrazio, Firenze
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