Geomerce

Dopo l’installazione al FuoriSalone, sta diventando realtà il progetto di Gionata Gatto e Giovanni Innella che trasforma i terreni inquinati in una risorsa grazie a piante “minatore”.

Gionata Gatto e Giovanni Innella, Geomerce
“E se potessimo approfittare delle capacità estrattive di alcune specie vegetali per immaginare una nuova economia finanziaria guidata dalle piante?” si sono chiesti Gionata Gatto e Giovanni Innella, autori di Geomerce, progetto di ricerca presentato con un’installazione al FuoriSalone e ora in corso di sviluppo grazie alla collaborazione con LINV (Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale), il Dipartimento di Bioscienze dell’università di Parma e il Laboratorio di Plant Sciences di Wageningen.
Il processo di industrializzazione che ha coinvolto gran parte del pianeta sta influenzando seriamente lo stato di suolo, aria e acqua. Soltanto concentrandosi sull’inquinamento dei terreni, la concentrazione di contaminanti pericolosi aumenta proporzionalmente con la presenza umana in un’area geografica: dati confermano che quanto più i sistemi produttivi si espandono tanto più aumenta l’inquinamento locale, con ripercussioni sull’equilibrio degli ecosistemi.
Gionata Gatto e Giovanni Innella, Geomerce
Gionata Gatto e Giovanni Innella, Geomerce. Vista dell'installazione al FuoriSalone presso gli studi fotografici Erreci

Ripulire terreni contaminati da metalli pesanti comporta un processo estremamente costoso che può raramente essere considerata una soluzione efficiente, soprattutto dal punto di vista economico.

In questo contesto, studi recenti sulla fisiologia delle piante stanno svelando interessanti comportamenti di alcune specie vegetali. Denominate scientificamente Iperaccumulatrici, queste piante si sono dimostrate efficaci nell’estrarre una grande varietà di metalli pesanti dal suolo, come nickel, zinco, rame, cadmio. Nel corso del tempo potremmo immaginare di assistere alla nascita di nuove pratiche agricole, che contemplano la coltivazione di piante da utilizzare come “spugne” per terreni impregnati di metalli. Piante come Thlaspi caerulescens (Erba storna Alpina), o la più piccola Violacee Rhinorea, possono purificare il suolo da metalli come il nichel, con una capacità di estrazione di 200 kg per ettaro ogni anno.

Assorbito dalle radici della pianta insieme agli altri nutrienti, il metallo viaggia fino a disporsi sulle foglie, rendendole inappetibili  al suoi parassiti naturali: insetti, larve e altri predatori. Una volta che le foglie vengono raccolte e bruciate, il metallo può essere estratto dalle ceneri e successivamente raccolto. Altri studi ancor più recenti stanno spianando la strada ad applicazioni future, come ad esempio il Phyto-Mining, che aggiunge i benefici di una terra riutilizzabile al valore del metallo estratto.

Geomerce parte dal semplice atto della semina. Il seme diventa un investimento e la biomassa, in particolare le foglie, diventano il nuovo raccolto dell’agri-minatore. In tale scenario, le piante non sarebbero soltanto sonde ambientali, ma diventerebbero strumenti per il controllo dell’investimento.

L’installazione usa gli impulsi elettrici prodotti da una serie di sensori appositamente progettati a mo’ di kit di monitoraggio del capitali investito. La quantità di metallo estratto dalle piante viene contemporaneamente incrociato con il valore in tempo reale dello stesso metallo nel mercato finanziario.

Ciò che ne esce è una straordinaria rappresentazione del valore finanziario delle piante: in tempo reale e per la prima volta, siamo in grado non solo di controllare come una pianta sa pulire il suolo, ma anche di immaginare il futuro economico di questa immaginaria attività agricola.

Gionata Gatto e Giovanni Innella, Geomerce. Vista dell'installazione al FuoriSalone
Gionata Gatto e Giovanni Innella, Geomerce. Tre sistemi idroponici contengono piante iperaccumulatori che estraggono i metalli (zinco, nichel e rame) contenuti in una soluzione a base di acqua. Queste unità presentano particolari sensori in grado di monitorare in tempo reale le prestazioni estrattive delle piante.
Per mesi Gatto e Inella hanno studiato le capacità “estrattive” di alcune piante, tramite i sensori sviluppati appositamente dall’azienda Svizzera C-CIT. I due designer hanno quindi elaborato un modo per accoppiare i dati relativi alla quantità di metallo estratto ai dati finanziari provenienti dalla borsa inglese dei metalli (London Metal Exchange), immaginando uno scenario di Metal-Farming, basato sull’idea di semina come investimento finanziario. All’installazione, presentata al pubblico durante il Salone del Mobile, fa seguito un progetto per studiare la traduzione pratica di questa idea, che sta rivalutando il modo di trattare i terreni inquinati immaginandoli come una risorsa.

Geomerce
Design: Gionata Gatto e Giovanni Innella
Disegni: Alessia Cadamuro
Sviluppo Software: Eelke Feenstra
Video: Max Italiaander
Partners: WUR (Plant Sciences Group Wageningen), LINV (International Laboratory of Plant Neurobiology), Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma, C-CIT
Fondato da: Stimuleringsfonds Creatieve Industry, Ambasciata Olandese a Milano

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