È così per i progetti degli storici 4 fondatori del Padiglione: dai mappamondi trasparenti di Gio Tirotto, due sfere di vetro – una per il cielo, l’altra per la terraferma – che permettono di vedere cosa c’è dall’altra parte, al vaso di Alhambretto, un palloncino in vetro che si adagia, senza bucarsi, su un chiodo storto in fusione di bronzo poi dorato; dalla clessidra “magnetica” di Ctrl Zak, nella quale scende polvere di ferro a creare una sorta di scultura che sembra cristallizzare il tempo, alla scultura di Alessandro Zambelli, che tiene la fiamma della candela sempre sullo stesso piano, anche man mano che la cera si consuma.
Ma succede lo stesso anche nei lavori dei “nuovi acquisti”, i 5 autori invitati dalla gallerista.
Giorgia Zanellato, per esempio, ha disegnato una serie di vasi in tre finiture di metallo con galvaniche diverse. Matteo Cibic, invece, è autore di una lampada dalle forme transgeniche, con filamento: in vetro con base in ottone dorato.
Simone Fanciullacci e Antonio de Marco dello studio di design 4P1B propongono due macchine per complicare un gesto semplice, che in realtà non avrebbe bisogno di essere progettato: come versare l’acqua da una brocca o spegnere la fiammella di una candela.
Completano poi la collezione la lampada Olimpia di Zaven, a metà strada tra scultura architettonica e oggetto di design, e l’opera dell’artista Marco Raparelli, autore di un’installazione nella quale i suoi disegni prendono forma sul tavolo in ferro, realizzato dall’artista e fabbro Giovanni Casellato.
14–19 aprile 2015
Padiglioneitalia
Secondome
a cura di Claudia Pignatal
Residenze Litta
corso Magenta 24, Milano