Slip of the Tongue

Il titolo della mostra a Palazzo Grassi (“lapsus” in italiano) si ispira a un’opera dell’artista Nairy Baghramian, con cui il curator Danh Vō intrattiene una conversazione attiva.

Danh Vo, <i>Beauty Queen</i>, 2013. Legno, 22 x 50 x 32cm. Photo: Charlotte du Genestoux. Pinault Collection
Non è solo come artista, ma anche come “curator” che Danh Vō è stato chiamato a collaborare con Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection e a lavorare con la collezione, in sintonia con gli artisti invitati per la mostra “Slip of the Tongue”.
È la prima volta che nell’edificio di Punta della Dogana a Venezia un artista viene accolto nel ruolo di curator, parola cui la lingua italiana fatica ad adattarsi. La ragione per mantenere la definizione di curator così com’è, senza tradurla né con conservatore né con curatore e neanche con organizzatore, ha a che fare con l’uso che ne fa Danh Vō: la pratica dell’artista come curator si avvicina particolarmente all’etimologia latina della parola, da cui deriva anche il temine inglese care, che qui potremmo anche tradurre con “conservare”.
Danh Vo, <i>Beauty Queen</i>, (in process), 2013. Porto Culturgest, Portugal. 
In apertura: Danh Vo, Beauty Queen, 2013. Legno, 22 x 50 x 32cm. Photo: Charlotte du Genestoux. Pinault Collection. Sopra: Danh Vo, Beauty Queen, (in process), 2013. Porto Culturgest, Portugal

Il titolo dell’esposizione (“lapsus”) si ispira a quello di un’opera dell’artista Nairy Baghramian (nata nel 1971) con cui Danh Vō intrattiene una conversazione attiva e di cui sono presenti in mostra tre installazioni: perché l’esposizione disegna anche una mappatura dell’amicizia. Il suo cuore pulsante è costituito da due composizioni dell’artista americana Nancy Spero (1926-2010).

Prima di tutto, Codex Artaud (1971-1972): trentaquattro fragili rotoli composti di strisce di carta, che raccolgono una forma ibrida di scrittura-disegno-pittura e che possono essere letti come un’attività di “ripristino”, da parte dell’artista americana, del furore e della frustrazione che lo scrittore francese Antonin Artaud ha posto alla base del suo linguaggio incandescente. Cri du Coeur (2004), ultima installazione monumentale dell’artista, esprime il dolore intimo del cordoglio, “adattato”, vale a dire indirizzato, alle migliaia di persone colpite nello stesso momento dai disastri bellici e ambientali, anonimi con cui Nancy Spero crea un legame.

Bertrand Lavier, <i>MAIP</i>, 1981. Estintore, pittura acrilica, 54 x 19 cm. Photo: André Morin. Pinault Collection © Bertrand Lavier, by SIAE 2015
Bertrand Lavier, MAIP, 1981. Estintore, pittura acrilica, 54 x 19 cm. Photo: André Morin. Pinault Collection © Bertrand Lavier, by SIAE 2015
L’articolarsi tra la dimensione interpersonale della relazione e la sua dimensione sociale informa anche i progetti di curatela precedentemente condotti da Danh Vō, che riguardano artisti che non necessariamente ha conosciuto. Prima di diventare comune a tutti, il coinvolgimento individuale si ripercuote anche nella presentazione degli oggetti che, come i candelabri della sala da ballo dell’Hôtel Majestic a Parigi, furono i testimoni silenziosi del susseguirsi di negoziati che decisero il futuro del Vietnam nel 1975, lo stesso anno in cui l’artista nacque proprio in quel Paese. Così, forse è anche in quanto curator che Danh Vō è artista.
Questo modo di immaginare l’attività dell’artista in una dimensione di cura – di salvaguardia, di violenza perpetrata sugli oggetti e di “riparazione” più che di interpretazione – sembra appartenere a ognuno degli oggetti che compongono l’esposizione “Slip of the Tongue”. Tra i 35 artisti che Danh Vō ha scelto di invitare, si delinea e si sviluppa un dialogo cui dà forma una fotografia di Robert Manson che raffigura una cavalletta con la mano che la regge – e fa da supporto e sostegno –, immobili nella reciproca attenzione.

until December 31, 2015
Slip of the Tongue
a cura di Danh Vō, in collaborazione con Caroline Bourgeois
Palazzo Grassi
Punta della Dogana
Fondazione Francois Pinault
Venezia

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