Warm Math

Balice Hertling presenta “Warm Math”, una mostra in tre parti organizzata da Alexander May intorno a una serie modernista di arredi modulari progettata da Roberto Gabetti e Aimaro d’Isola.

Warm Math
Gli architetti Roberto Gabetti e Aimaro d’Isola hanno progettato la collezione modernista di arredi modulari per un progetto residenziale commissionato nel 1971 da Olivetti.
I residenti hanno soprannominato il complesso architettonico “Talponia”, perché affacciato con una vetrata continua sul bosco e ricoperto di prato sul tetto. Talponia sorge fuori Torino, in una piccola città concepita nei primi anni Trenta come utopico villaggio operaio. Oltre alla sede Olivetti, la città comprendeva scuole, una biblioteca, campi da gioco e abitazioni come Talponia per i dipendenti. La famiglia Olivetti sosteneva che ci fosse un rapporto fondamentale tra l’architettura e le persone che la utilizzavano.
“Warm Math”
“Warm Math”, vista dell'allestimento
Ogni appartamento di Talponia prevedeva lo stesso sistema di arredi, nell’ottica di un design neutrale che gli occupanti potessero facilmente configurare secondo le proprie esigenze. “Warm Math” presenta uno dei tre set di mobili originali in relazione alle opere e alle performance di venti artisti.
Per ciascuna delle tre parti, Alexander May cambierà le opere d’arte e l’allestimento, creando nuove composizioni. Pur essendo parte dello stesso sistema autonomo, ogni elemento degli arredi modulari in mostra ha una propria forma fisica. Eppure, ogni organismo indipendente ha la capacità e la tendenza a interagire gli con altri corpi.
“Warm Math”, view of the exhibition
“Warm Math”, vista dell'allestimento
Gli elementi hanno il potenziale per organizzarsi in insiemi unificati. A seconda della combinazione, certe forme, funzioni e significati possono emergere o meno. Non ci sono esiti predeterminati: ciò che si crea viene scoperto solo attraverso l’esperimento, non attraverso la ragione umana. Il modulo è un sistema di generazione autonomo, un linguaggio vivo. Pur mantenendo la propria identità, ha la capacità di relazionarsi con il contesto, come in questa mostra, dove i mobili si rapportano alle opere presenti nella stanza. Quando May cambia l’ordine delle cose, le cose cambiano.

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