MoRE: museo digitale

MoRE – Museum of refused and Unrealised art projects presenta la nuova sede espositiva progettata con il software Omeka e le donazioni di Liliana Moro e Luca Trevisani.

MoRE: museo digitale
Martedì 1 aprile MoRe presenta la sua nuova sede espositiva, in cui l’archivio e l’allestimento delle collezioni e dei materiali sono ripensati e ridisegnati attraverso Omeka, software open source sviluppato dall’americano Roy Rosenzweig (Center for History and New Media) e pensato appositamente per l’esposizione e la conservazione di patrimoni culturali digitali.
A fianco del nuovo allestimento museale, saranno presentate le donazioni di due artisti, Liliana Moro e Luca Trevisani, e la collezione di progetti pensati dagli artisti Silvia Cini, Emilio Fantin, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui, Sabrina Torelli e Marco Vaglieri in occasione dell’apertura del nuovo reparto di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna.
MoRe Museo Digitale
In apertura: Ugo La Pietra, Nodi urbani (1965-68). Sopra: Liliana Moro, Tiramolla 92
Liliana Moro presenta all’interno di MoRE Tiramolla 92, un progetto pensato per la nona edizione di dOCUMENTA di Kassel e qui restituito dalla scheda a cura di Anna Zinelli: all’interno della Neue Galerie l’artista avrebbe allungato un cavo d'acciaio fino all'ultimo muro del museo, che attraversando l’intero spazio espositivo sarebbe stato ancorato alla macchina dell'artista parcheggiata fuori, una Fiat rossa 126, lasciata con il motore acceso per tutta la durata della mostra.
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Luca Trevisani, Il Respiro di uno spazio / Livella il cielo
Luca Trevisani ha donato invece due progetti, presentati dalla curatrice Valentina Rossi. ll Pop up che non si apre è lo studio per un libro d’artista del 2011, che a partire dalla serie Fly fishing (2010) avrebbe dovuto restituire la struttura di un libro pop up, mentre Il Respiro di uno spazio / Livella il cielo trasporta la ricerca dei vasi comunicanti all’interno di un edificio, progettando una rete di tubi trasparenti – sezionati – che attraversano da un lato all’altro uno spazio. Le tubature aperte e aggettanti all’esterno, avrebbero permesso una costante interazione con la pioggia e altri agenti atmosferici, mantenendo “viva” l’architettura.
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A sinistra: Jonathan Monk, Small proposal book(1990). A destra: Cesare Pietroiusti, Mine Vaganti(1997-98)
MoRE acquisisce inoltre una serie di opere di sette artisti realizzate nel 2004 e destinate al reparto di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Il progetto, che non trovò mai sbocco finale, era nato dalla committenza del curatore e storico dell’arte Roberto Daolio, che chiese a diversi artisti di realizzare delle opere da collocare all’ultimo piano del neonato reparto di Oncologia Pediatrica in collaborazione con l’Associazione Ageop (Associazione per l’assistenza e l’accoglienza dei bambini affetti da patologie leucemiche e tumorali). Gli artisti invitati erano Silvia Cini, Emilio Fantin, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui, Sabrina Torelli e Marco Vaglieri. Del progetto, che non verrà mai portato a termine, venne però allestita una mostra, Spa Salus per Arte presso lo Spazio Aperto della GAM di Bologna (16 giugno – 5 settembre 2004) e pubblicato un catalogo: Elisabetta Modena per MoRE ricostruisce la storia del progetto – anche attraverso un confronto con i committenti e gli artisti – e ripropone i materiali di lavoro archiviati in formato digitale.

Da martedì 1 aprile
MoRe
Museum of refused and Unrealised art projects

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