Domus di maggio si tuffa nell’architettura giapponese. La prima visita è al nuovo capannone progettato da SANAA nel campus Vitra di Weil am Rhein, che da 25 anni funziona come un laboratorio sperimentale di architettura applicata. Non distante dall'aeroporto di Narita, Tokyo, il Koisuru-Buta Laboratory di Atelier Bow-Wow è un'azienda alimentare particolare che offre lavoro stabile a persone disabili, ospitando anche un ristorante aperto al pubblico. A Tokyo, un'incursione nello studio di Junya Ishigami rivela nuovi aspetti della sua filosofia di progetto, tra sfide ingegneristiche e gesti semplici.
Attraverso due esempi, a Yokohama e Kurakishi, il numero di maggio analizza poi il significato di “riciclo” e “riuso”, vocaboli che da sempre fanno parte del DNA della cultura nipponica e che da poco sono tornati in auge, dopo essere state confinati nel dimenticatoio dallo sfrenato consumismo del dopoguerra. E se Julian Worrall esamina una serie di edifici pubblici – scuole materne, centri comunitari e ludoteche – realizzati con un processo dal basso mentre la ricostruzione in Giappone procede lentamente, i due giovani architetti portoghesi Felipe Magalhaes e Ana Luisa Soares raccontano la loro esistenza quotidiana all'interno di un'icona del metabolismo giapponese: la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa.
Lasciato il Giappone, Domus di maggio propone anche una ricognizione al MIPIM, la fiera immobiliare di Cannes, dove i meccanismi di costruzione vengono messi a nudo; racconta la guerra tra Samsung e Apple; e, nella serie Supernormal, si chiede che cosa scateni l’empatia tra le persone e gli assistenti virtuali, ologrammi di figure umane, sempre più diffusi negli aeroporti.
Nella foto: la rivista Domus fotografata da Delfino Sisto Legnani al quartiere Gallaratese II di Milano, 1967-1972, edificio di Carlo Aymonino e Aldo Rossi